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Crisi: raffica di bocciature per governo, serve svolta

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 29, 2011

Crisi: CGIL, raffica di bocciature per governo, serve svolta
Per la Confederazione i dati diffusi oggi da ISTAT, Svimez e Centro studi Confindustria su occupazione, produzione industriale e Mezzogiorno “certificano il fallimento delle politiche del Governo” per questo la mobilitazione proseguirà in autunno “per cambiare norme sbagliate e per una svolta politica, economica e morale”
29/07/2011 da www.cgil.it

“Una raffica di bocciature per le politiche del governo sull’occupazione e sullo sviluppo che rendono urgente una svolta”. E’ questo il commento del Segretario Confederale della CGIL, Fulvio Fammoni, in merito ai dati diffusi oggi da ISTAT, Svimez e il centro studi di Confindustria.

Secondo i dati diffusi oggi dall’ISTAT, infatti, l’occupazione nelle grandi imprese a maggio, su base annua, è risultata in calo dello 0,6% al lordo dei dipendenti in Cassa integrazione guadagni (CIG) e dello 0,4% al netto della Cassa. A confronto con aprile, in base a dati destagionalizzati, l’occupazione rimane invece invariata, al lordo della CIG, e diminuisce dello 0,1% al netto.

Per quanto riguarda la produzione industriale, il Centro studi di Confindustria rileva come a luglio sia diminuita dello 0,4% rispetto a giugno, mese in cui è stato stimato un incremento dello 0,2% su maggio. “Il livello di attività – sottolinea il CSC – risulta del 16,9% inferiore al picco precrisi (aprile 2008) e in recupero del 12,4% dai minimi di marzo 2009”. Dunque, secondo Confindustria, il dato di luglio testimonia l’arresto della debole ripresa industriale italiana, in un contesto di progressivo rallentamento globale, che frena la domanda estera, e di una stagnazione della domanda interna.

Nel merito, Fammoni osserva, come le rilevazioni dell’istituto statistico sull’occupazione nelle grandi imprese e quelle del CSC “confermano che con l’attuale trend produttivo e di sviluppo non solo non si recupera l’occupazione persa dall’inizio della crisi, ma – prosegue – si continua a perdere lavoro e si rischia concretamente di non recuperare tutto il bacino della Cassa integrazione”. Così come, prosegue il dirigente sindacale, “si conferma l’immagine di uno sviluppo bloccato, di impoverimento di lavoratori e famiglie e delle conseguenti ripercussioni sui consumi, sulla produzione e sull’occupazione”.

Uno sguardo al Mezzogiorno. “Si ribadisce e si lancia un vero e proprio allarme di emergenza nazionale per giovani e Mezzogiorno”, afferma Fulvio Fammoni commentando le anticipazioni del Rapporto Svimez 2011 sull’economia del Mezzogiorno, che verrà presentato il prossimo 27 settembre. Lo studio rileva come nel Sud dell’Italia è “emergenza giovani: due su tre sono a spasso”, ossia senza un’occupazione, e oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. Dunque, nel Mezzogiorno, secondo i dati del Rapporto Svimez, il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il Nord del Paese (56,5%).

“Una tendenza ed una realtà che come CGIL denunciamo da anni” ribadisce Serena Sorrentino, Segretaria Confederale della CGIL, con delega alle Politiche di Coesione Economica e Sociale del Mezzogiorno. “Stiamo assistendo – spiega – ad una progressiva divaricazione del Sud dal CentroNord con il rischio di irreversibilità”. Tutti gli indicatori economici e sociali, continua la dirigente sindacale “dicono che il Sud non può più sostenere socialmente questa crisi e le mancate risposte del Governo” inoltre, le politiche di tagli lineari, il federalismo pasticciato, l’appropriazione indebita dei FAS e dei Fondi strutturali, avverte Sorrentino “stanno impedendo la ripresa economica: al Sud ci vorranno vent’anni per tornare a crescere ai livelli pre-crisi, con una disoccupazione giovanile al 25%”.

Ed è proprio alla luce di queste cifre, che descrivono un quadro drammatico per l’Italia sia sotto il punto di vista produttivo che occupazionale che Fammoni afferma “serve una svolta: ci si deve occupare di sviluppo, di tenuta ed estensione delle tutele, di politiche industriali ed infrastrutturali, di riforma fiscale non a favore dei più ricchi ma dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”. Una svolta che viene chiesta a gran voce da tutti, come sottolinea il Segretario Confederale della CGIL, “ma il governo fa l’esatto contrario”. Per questo motivo, ricorda Fammoni, la CGIL ha avanzato e avanzerà proposte alternative e si è mobilitata contro la manovra. Una mobilitazione che, conclude il dirigente sindacale “continuerà in crescendo per tutto l’autunno per cambiare norme sbagliate e per una svolta politica, economica e morale”.

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