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Lavoro: Camusso, pronti a siglare nuovo patto ma sui licenziamenti non si negozia

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 5, 2012

 Lavoro: Camusso, pronti a siglare nuovo patto ma sui licenziamenti non si negozia

 

Il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, in un’intervista a La Repubblica, afferma “se si vuole più lavoro, più crescita, più uguaglianza nella distribuzione del reddito, serve un accordo. Questa è una necessità per il paese» e ribadisce «il governo deve sapere che sull´articolo 18 noi non trattiamo»
» Lavoro: CGIL, incontro usuale, ora confronto ordinario e vero

 

  05/01/2012 da www.cgil.it

Camusso, dopo le polemiche di questi giorni tra la CGIL e il governo, ha incontrato il ministro Fornero. Cosa vi siete dette? Perché c´è stato l´incontro?
«Era un incontro fissato prima della pausa natalizia. Prima di avviare un confronto complesso come quello sul mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali andavano chiarite le modalità con le quali proseguire e fissare l´agenda. La CGIL ha sempre detto che non riteneva utile percorrere la strada degli incontri separati. Ora sappiamo che sarà un confronto ordinario».
Dunque ci sarà un unico tavolo di confronto con il governo e tutte le parti sociali?
«Esatto. D´altra parte era stato lo stesso presidente del Consiglio Monti a dire al Senato che sul mercato del lavoro il governo avrebbe cercato il consenso delle parti sociali».

Avete parlato anche dell´articolo 18?
«Dire che ne abbiamo parlato mi pare esagerato. Io ho ripetuto che non c´è una sola ragione convincente perché si parta da lì se si vogliono affrontare i problemi veri».

E la Fornero cosa le ha risposto?
«Non posso dire che ci sia stata proprio una risposta. Ha preso atto di ciò che ho detto io».

L´articolo 18 è fuori dalla trattativa?
«Il governo deve sapere che sull´articolo 18 noi non trattiamo».

Per voi rimane un tabù?
«Lasciamo perdere i totem o i tabù. L´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ha una funzione deterrente per i licenziamenti senza giusta causa. Per questo non può essere né aggirata né modificata».

È un no anche alla proposta Ichino sul contratto unico che non sembra dispiacere al governo?
«Nella proposta Ichino c´è una massiccia dose di propaganda. Si sostiene che serva a superare il dualismo del mercato del lavoro. Però introduce una nuova forma di contratto, cosa di cui non c´è alcuna necessità, mentre bisognerebbe ridurre le tipologie contrattuali e far costare di più i contratti flessibili, da quelli a termine legati alla stagionalità e a precise casualità, ai contratti di collaborazione a progetto per le più alte professionalità non certo per chi è addetto alle fotocopie».

Sul mercato del lavoro teme che tutto il sindacato possa subire un´altra sconfitta dopo quella sulle pensioni?
«Quello sulle pensioni è stato un intervento sbagliato fatto di corsa dal governo. Non la considero una sconfitta anche perché per noi non è ancora un capitolo chiuso. I problemi creati dal quel provvedimento li vedremo proprio durante la trattativa sul lavoro e gli ammortizzatori sociali».

Resta il fatto che con CISL e UIL si sono incrinati i rapporti dopo la posizione unitaria contro la manovra del governo. È stata la CGIL a criticare, riferendosi a Bonanni, le «stonature di qualche solista».
«Mi pareva poco credile accettare il metodo degli incontri separati e poi proporre un accordo. La questione è in ogni caso superata. Sul merito ci sono molte convergenze».

Definirete una posizione comune tra i sindacati?
«Ci proveremo».

Ritiene che ci siamo divisioni nel governo? Ci sarebbero ministri (Passera, per esempio) più disposti al dialogo con voi, e altri (la Fornero) meno.
«Non mi sembra corretto andare dietro le indiscrezioni giornalistiche. Credo, però, che se si vuole affrontare davvero la questione dell´occupazione, non si può pensare che tutto si esaurisca in una nuova regolamentazione del mercato del lavoro. Servono le politiche per la crescita, quelle sull´istruzione e quelle fiscali perché il peso delle tasse sul lavoro dipendente deve diminuire».

Lei sta pensando a una nuova stagione della concertazione, come quella degli anni Novanta?
«No, francamente non mi pare che ci siamo le condizioni di quegli anni. Ritengo però che sia necessario un accordo. Di certo la strada non è quella di ascoltare le parti e poi decidere da soli».

Sta lanciando la proposta di un patto con il governo?
«Dipenderà, come sempre, dal merito. Ma se si vuole più lavoro, più crescita, più uguaglianza nella distribuzione del reddito, serve un accordo. Questa è una necessità per il paese».

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