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Placido Rizzotto: lettera da Corleone

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 10, 2015

Lettera da Corleone

Rizzotto: una giornata di memoria e impegno, di passato e futuro

Il ricordo del capolega trucidato dalla feroce mafia del feudo, ma anche l’impegno del sindacato nella costruzione un modello di agricoltura rurale, capace di valorizzare l’identità del territorio DI DINO PATERNOSTRO

di Dino Paternostro da www.rassegna.it

 (immagini di Mario Ritarossi)Martedì 10 marzo, come ogni anno, la Cgil ricorderà Placido Rizzotto, il segretario della Camera del lavoro di Corleone, assassinato dalla feroce mafia del feudo nel 1948. Lo farà nella sua città, insieme ai suoi familiari, alle istituzioni locali e alle cooperative che lavorano sui terreni confiscati alla mafia, alle scuole del territorio e alle associazioni. Una giornata di memoria e impegno, di passato e futuro, significativamente intitolata “Germogli di speranza”, che ha l’obiettivo di ricordare alle nuove generazioni il sindacalista e capolega, che da partigiano ha combattuto contro il nazi-fascismo sui monti della Carnia, e da dirigente sindacale ha guidato i contadini corleonesi nella lotta per la terra. Nel corso della giornata, che ha anche l’obiettivo di individuare una strada che consenta di coniugare lavoro e sviluppo nella legalità, nella piazza del municipio, viene rievocata la figura del sindacalista, anche attraverso una canzone cantata dal coro degli alunni della scuola media “Giuseppe Vasi” e delle poesie recitate dai bambini della scuola elementare.  A seguire, nel complesso architettonico “Sant’Agostino”, si terrà un convegno in cui sarà presentato il Codice etico del lavoro del pomodoro “siccagno” di Corleone, firmato dalla Flai Cgil Sicilia e di Palermo, dall’Alpa provinciale, dalle aziende di trasformazione, da Slow Food Caccamo, dalla Federconsumatori Sicilia e dall’associazione “Fior di Corleone”. “Il Codice etico – dice Totò Tripi, segretario generale della Flai Sicilia – rappresenta uno strumento di verifica e di lavoro volto a costruire un progetto di sviluppo del territorio che assuma la legalità come grande coordinata sulla quale investire, con l’obiettivo di incidere positivamente sul tessuto sociale del territorio, con particolare riguardo alle prospettive delle giovani generazioni”. Anche perché, aggiunge Tripi, “sulla terra non si produce solo cibo, ma si protegge e si rielabora il paesaggio, si cura il suolo, si alimenta la biodiversità, si combattono il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici, si crea cultura. La storia ci dice che le grandi crisi economico-sociali mondiali sono state superate anche e soprattutto attraverso la tutela e la valorizzazione del territorio”. Il sindacato e gli altri soggetti sottoscrittori del Codice etico ritengono che i suoi contenuti possano dare una valida risposta all’attuale situazione di crisi economico-sociale che attraversa la Sicilia, favorendo l’utilizzo della terra da parte delle nuove generazioni e la costruzione di un nuovo modello di produrre e di lavorare in agricoltura. È un po’ quello che volevano fare Placido Rizzotto nel secondo dopoguerra e Bernardino Verro nei primi del Novecento, quando lottavano affinché i contadini poveri avessero un più facile accesso a quella terra che i grossi proprietari terrieri e i gabelloti mafiosi volevano tenere incolta o mal coltivata. Non a caso, le prime cooperative di consumo e di lavoro i contadini corleonesi le conobbero tra la fine dell’ottocento e gli inizi del Novecento. L’epoca in cui a Corleone si costruì anche la Casa del popolo, voluta da Bernardino Verro, che chiese ai “suoi” contadini di portare ogni sera, tornando dal lavoro sui campi a dorso di mulo, una pietra per la costruzione dell’edificio, che poi fu effettivamente costruito con il tanto materiale accumulato. Oggi quella Casa del popolo è di proprietà del comune di Corleone e si pensa di trasformarla in un laboratorio/memoriale del movimento contadino e nella sede di una nuova cooperativa agricola, da costituire con i nipoti e i pronipoti dei contadini di allora, che credono ancora che dalla terra possa partire l’emancipazione sociale. “Ripartire dalla terra per puntare a uno sviluppo produttivo dell’economia siciliana – sottolinea Tonino Russo, segretario generale della Flai di Palermo – significa dire ai  tanti giovani disoccupati che un’alternativa è possibile, e che è possibile creare lavoro rispettando diritti e dignità. In questo ritorno alla terra, riteniamo che esistano notevoli spazi per lo sviluppo di un modello di agricoltura rurale, capace di valorizzare l’identità del territorio e la biodiversità”. Con questo progetto, che mette insieme la memoria delle lotte contadine ed eroi come Placido Rizzotto, la terra, la voglia di giustizia e legalità delle nuove generazioni e i contenuti del Codice etico, la Flai pensa di “sbarcare” all’Expo di Milano.

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