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Tfr in busta paga: Cgil, una perdita per tutti

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 20, 2015

fiscoTfr in busta paga: Cgil, una perdita per tutti da www.cgil.it

17/03/2015 Più tasse, meno rendimenti, meno previdenza complementare
» Ascolta: A chi conviene il Tfr in busta paga? di RadioArticolo1

“Non è né un aumento salariale, nè una diminuzione della tasse”. Così la Cgil si è espressa sull’anticipazione del Tfr in busta paga, possibilità introdotta dalla legge di stabilità 2015. Un’operazione presentata dal governo Renzi come un impulso all’economia, ma che per la Cgil “non è altro che un tentativo di rilanciare i consumi dei lavoratori utilizzando risorse che già appartengono a loro”. Per la Cgil “ancora una volta si preferisce mettere mano ai redditi dei lavoratori dipendenti, per non colpire gli evasori, i grandi patrimoni e per non attaccare gli interessi finanziari”.

L’Area delle politiche economiche e dello sviluppo della Cgil ha elaborato un’analisi sull’incidenza del provvedimento sulla situazione economica delle famiglie di lavoratori dipendenti, sostenuta da alcune simulazioni. (Leggi l’analisi completa)

Cosa prevede. Dal primo marzo circa 12 milioni di lavoratori del settore privato (con esclusione dei lavoratori domestici e agricoli) potranno scegliere se lasciare il trattamento di fine rapporto (Tfr) in azienda, trasferirlo ad un fondo di previdenza complementare (fondi pensione) o riceverlo mensilmente in busta paga. Una scelta quest’ultima che non potrà essere reversibile fino a giugno 2018.

Perchè non conviene: più tasse, meno rendimenti, meno previdenza complementare. Il Tfr in busta paga si cumulerà alle normali retribuzioni mensili e verrà assoggettato ad una tassazione ordinaria, comportando: l’aumento delle tasse, la perdita dei rendimenti e la riduzione del “secondo pilastro”. Oltre ai costi fiscali (applicazione dell’aliquota marginale, delle addizionali locali e diminuzione delle detrazioni) è bene valutare anche i costi non fiscali: la diminuzione delle prestazioni legate al reddito, quindi eventuali riduzioni di assegni al nucleo familiare, assegni sociali o erogazioni assistenziali. L’aumento del reddito complessivo influirà anche sul calcolo Isee (Indicatore situazione economica equivalente) mettendo a rischio tutte le prestazioni legate al reddito familiare, come le rette scolastiche ed universitarie o il nuovo bonus bebè. Ulteriore svantaggio del Tfr in busta paga è la mancata rivalutazione pari all’1,5%, più il 75% dell’inflazione.

Chi ci guadagna. L’erogazione mensile del trattamento di fine rapporto, secondo la Cgil, converrà esclusivamente alle casse dello Stato: “il vero scopo dell’operazione sono le maggiori entrate per l’erario calcolate intorno ai 2.400 milioni”. “La finalità – prosegue il sindacato di corso d’Italia – è confermata dal fatto che tale opzione è preclusa ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni”.

In allegato l’analisi: ‘Destinazione delle quote di Tfr in busta paga. Un’opportunità per pochissimi, una perdita rilevante per tutti


Allegati:
 Nota_TFR_busta_paga_def.pdf

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