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Crisi: Cgil, da inizio anno 320 mila in cig, -1.300 in busta paga

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 25, 2015

lavoratoreCrisi: Cgil, da inizio anno 320 mila in cig, -1.300 in busta paga

24/03/2015 A febbraio cassa aumenta su mese precedente (+18,10%), boom per la straordinaria da www.cgil.it

» Rapporto CIG febbraio 2015 Causali aziende CIGS febbraio 2015

Sono oltre 320 mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore da gennaio a oggi, per un taglio del reddito pari a circa 417 milioni di euro, ovvero circa 1.300 euro netti in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore. Una platea in cassa frutto di un totale di ore di cig registrate in questi primi due mesi dell’anno pari a circa 110 milioni, per oltre il 60% di cassa straordinaria a dimostrazione della “natura strutturale della crisi”, con un boom a febbraio su gennaio del +18%, specie per quanto riguarda la straordinaria (+38%). Questi alcuni dati del rapporto di febbraio dell’Osservatorio Cig della Cgil, frutto di elaborazioni delle rilevazioni sulla cassa condotte dall’Inps.

Lo studio, commenta il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, “dimostra che l’enfasi data alla riduzione del ricorso alla cassa, rapportando il dato mese all’anno precedente, non è indice di crescita sia per le causali che per effetto del crollo della deroga. Anziché piegare i dati a proprio piacimento, chi ha responsabilità di governo dovrebbe riflettere sulle indicazioni di tendenza che emergono”. Tra queste Sorrentino individua la flessione della cassa in deroga e l’analisi delle causali dei decreti per la cassa straordinaria. Primo fra tutti, infatti, precisa la dirigente sindacale, “il venir meno della deroga che determina il fatto che in assenza di ammortizzatori universali in questi mesi ci sono aziende, come quelle del terziario e dei servizi e le piccole imprese, che non hanno alcun strumento di tutela”. Il secondo, aggiunge, “è sulle causali: aumentano i contratti di solidarietà (Cds) che però quest’anno non sono stati rifinanziati, quelli di tipo B, con un danno notevole per le imprese che in assenza di deroga e Cds non hanno altro strumento che i licenziamenti. In più c’è il dato lampante che solo il 5,49 per cento d’impresa prevedono interventi di reinvestimento, segno che il sistema industriale non è sulla strada della ripresa e dell’innovazione”.

Dati cig febbraio – Dall’analisi di corso d’Italia si rileva come il totale di ore di cassa integrazione a febbraio, richieste e autorizzate, sia stato pari a 58.853.713, in aumento sul mese precedente del +18,10%. Nei primi due mesi dell’anno si sono registrate 108.686.327 di ore, per un -41,29% sullo stesso periodo dello scorso anno. Nel dettaglio emerge che la cassa integrazione ordinaria (cigo) aumenta a febbraio su gennaio del +16,48%, per un totale pari a 16.591.964 di ore. Da inizio anno la cigo invece ha raggiunto quota 30.836.005 di ore per un -35,08% sul periodo gennaio-febbraio del 2014.

La richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria (cigs), sempre per quanto riguarda lo scorso mese e che sono oltre il 60% del totale delle ore concesse, è stata di 39.712.730 per un +38,46% su gennaio mentre nel bimestre di inizio anno si totalizzano 68.394.941 ore autorizzate per un -31,65% sullo stesso periodo dello scorso. Infine la cassa integrazione in deroga (cigd) ha registrato a febbraio una diminuzione sul mese precedente pari a -63,09% per 2.549.019 di ore richieste. Nei due mesi trascorsi da inizio anno, rispetto allo stesso periodo dello scorso, la flessione della cigd è stata del -74,83% per complessive 9.455.381 di ore. Numeri, questi ultimi, che non vanno letti secondo la Cgil come un’inversione di tendenza ma che si legano alle “persistenti difficoltà in termini di finanziamenti”.

Causali di cigs – Continua a crescere il numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs. Da inizio anno a febbraio sono state 1.349 per un +12,98% sullo stesso periodo del 2014 e riguardano 2.715 unità aziendali territoriali (+17,94%). Nello specifico si registra una flessione dei ricorsi per crisi aziendale (559 decreti da inizio anno per un -5,73% sullo stesso periodo del 2014) che rappresentano pur sempre il 41,44% del totale mentre si evidenzia un deciso aumento di ricorsi relativi ai contratti di solidarietà (622 decreti per un +76,70% sul periodo gennaio-febbraio dello scorso anno) e che sono il 46,11% sul totale. Diminuiscono infine le domande di ristrutturazione aziendale (30 per un -14,29%) mentre sono in aumento quelle di riorganizzazione aziendale (44 per un +12,82%). Nello studio della Cgil si osserva che “gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale delle aziende continuano ad essere irrilevanti, pari al 5,49% del totale dei decreti (erano il 6,20% nel 2013). Segnale palese, benché ignorato e sottovalutato, del processo di deindustrializzazione in atto nel paese”.

Regioni – Nelle regioni del nord si registra il ricorso più alto alla cassa integrazione. Dal rapporto della Cgil emerge che al primo posto per ore di cassa integrazione autorizzate nei primi due mesi dell’anno c’è la Lombardia con 29.331.625 di ore che corrispondono a 87.297 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il Piemonte con 17.067.435 di ore di cig autorizzate per 50.796 lavoratori e il Veneto con 8.497.717 di ore per 25.291 persone. Nelle regioni del centro primeggia il Lazio con 6.419.159 di ore che coinvolgono 19.105 lavoratori. Mentre per il Mezzogiorno è la Campania la regione dove si segna il maggiore ricorso alla cig con 5.875.767 di ore per 17.487 lavoratori.

Settori – La meccanica è il settore dove si è totalizzato il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione. Secondo il rapporto della Cgil, infatti, sul totale delle ore registrate nel periodo gennaio-febbraio, la meccanica pesa per 37.758.533, coinvolgendo 112.377 lavoratori (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il settore dell’edilizia con 14.231.830 ore di cig autorizzate per 42.357 lavoratori coinvolti e il commercio con 10.174.405 di ore e 30.281 persone.

Occupazione e lavoratori in cig – Considerando un ricorso medio alla cig, pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (quattro settimane da inizio anno), sono coinvolti nel periodo gennaio-febbraio 646.942 lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a otto settimane lavorative, si determina sullo stesso periodo un’assenza completa dall’attività produttiva per 323.471 lavoratori, di cui oltre 200 mila in cigs e poco meno di 30 mila in cigd. Continua così a calare il reddito per migliaia di cassintegrati: dai calcoli dell’Osservatorio della Cgil si rileva come i lavoratori parzialmente tutelati dalla cig abbiano perso nel loro reddito, in questi primi due mesi del 2015, 417 milioni di euro al netto delle tasse, pari a 1.288 euro in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore in cassa a zero ore.

Sorrentino si dice inoltre “molto preoccupata al pensiero che il governo dovrà fare la riforma della cassa a costo zero, anzi prevedendo nel Jobs Act una sua riduzione. Ma come pensa il ministro Poletti di sostenere la riorganizzazione delle imprese senza una vera riforma universale? Noi abbiamo una proposta semplice: tutte le imprese e tutti i lavoratori, senza distinzioni per settore e tipologia, contribuiscano proporzionalmente e si estenda la cassa a tutti”. In questi anni, prosegue, “gli accordi hanno tutelato circa un milione di lavoratori che senza ammortizzatori ingrosserebbero la fila dei disoccupati, ma la finalità è quella di superare la crisi e riprendere l’attività di impresa, magari attraverso una ristrutturazione o riorganizzazione. Se si tagliano gli ammortizzatori ancora una volta si dà un messaggio di non attenzione per i lavoratori, della serie ‘a noi i licenziamenti e all’impresa tutta la libertà e le convenienze’, senza farsi carico di alcuna responsabilità sociale. La nostra battaglia a sostegno dell’estensione della cassa e per il rifinanziamento dei contratti di solidarietà continua insieme a quella del rilancio di un piano di investimenti perché se non si crea lavoro non si può parlare di crescita”, conclude Sorrentino.

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