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Ad alta voce: il libro di Antonina Azoti sul padre Nicolò, sindacalista CGIL ucciso dalle ‘mafie’

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 15, 2017

Antonina Azoti – ‘Ad alta voce. Il riscatto della memoria in terra di mafia’ – Antonina ha quattro anni quando sua mamma le stende sul letto il padre agonizzante, colpito a morte dalla mafia. Pochi giorni dopo, il cappottino rosso che aspettava per Natale verrà tinto di nero.

Nuova edizione (Terre di mezzo) – Con testi di: don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, Ivan Pedretti, segretario generale di Spi Cgil, lo storico Nicola Tranfaglia, e Umberto Santino, fondatore del Centro di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo. Vincitore del Premio Pieve Saverio Tutino 2004.

Nicolò Azoti è un sindacalista della CGIL e nel Dopoguerra si schiera con i contadini siciliani che reclamano l’attuazione della riforma agraria per l’assegnazione delle terre incolte. Ma a 37 anni viene ucciso dalla mafia che non vuole cedere il suo potere legato al latifondo. Con questo libro, la figlia squarcia la cappa di silenzio che i concittadini e lo Stato gettano addosso alla famiglia, e con orgoglio rivendica la lotta del padre.

“Col passare del tempo mi rendevo conto che tale memoria non poteva e non doveva restare un fatto privato e personale. L’uccisione di mio padre non era stato una caso di regolamento di conti, ma andava inscritta in un progetto criminale molto più ampio: azzerare i cambiamenti e distruggere, sul nascere, quei principi di giustizia e democrazia che avrebbero dato dignità ai lavoratori”.

Antonina Azoti, maestra in pensione, si occupa di progetti di educazione alla legalità. Ha contribuito alla nascita dell’associazione “Non solo Portella”, che unisce le famiglie dei morti nella strage di Portella della Ginestra e quelle delle vittime cadute durante le lotte sindacali.

Claudio Guggiari (Segretario generale CGIL Siena): “Parlare dell’uccisione per mano di mafia di Nicolò, Segretario della Camera del Lavoro in terra di Sicilia, è ricordare chi siamo e da dove veniamo. Farlo con la figlia ed il prof. Adolfo Pepe, al ricordo, all’emozione significa aggiungere una grande lezione di storia politica, sindacale e sociale. Ascoltarci ci ha consentito di sottolineare che senza lavoro e senza diritti non c’era e non ci sarà futuro!!”.

Argomenti: CGIL, mafia |