Decreto Concretezza: dal 7 Luglio ancora strette sui lavoratori pubblici
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 4, 2019
Decreto Concretezza: dal 7 Luglio ancora strette sui lavoratori pubblici
4 luglio 2019 – Dal 7 Luglio avrà efficacia il cosiddetto Decreto Concretezza (L.56/2019), che di concreto avrà un grande impatto sui lavoratori e le lavoratrici del Pubblico Impiego, sia in termini di immaginario collettivo che di ripercussioni sulla loro vita.
Nella Legge di prossima applicazione emerge, ancora una volta, come il dipendente pubblico sia uno strano animale pronto a delinquere eludendo i propri doveri e con una spiccata propensione a non presentarsi al lavoro, facendo timbrare a colleghi compiacenti il proprio cartellino. Per questo si è pensato che introdurre controlli biometrici (es. impronte, iride…) possa risolvere tutti i problemi di effettiva presenza sul posto di lavoro, in barba al rapporto di fiducia tra cittadini utenti, cittadini lavoratori ed istituzioni.
Lasciando a margine facili considerazioni di carattere più squisitamente sindacale, è devastante il messaggio che passa al cittadino: “pago le tasse per mantenere lavoratori pubblici che rubano lo stipendio”. Era una frase da bar, ora è divenuta una frase per tutti i luoghi.
Come FP CGIL di Area Vasta dell’AUSL Toscana Sud Est, per ciò che riguarda la sanità, non possiamo non rivolgere un pensiero a tutti quei lavoratori, infermieri, medici, oss, che non si risparmiano nel garantire la salute di tutti noi, spesso con turni massacranti, spesso distanti dalle famiglie (e anche su questo tema la situazione peggiora). Queste persone sono le figure che meglio conosciamo come cittadini utenti, ma una analoga analisi la potremmo estendere anche ai tecnici sanitari o ai lavoratori amministrativi e del settore tecnico.
Altro capitolo introdotto dalla nuova Legge: fino al 2021 (per ora) viene superato l’obbligo per le pubbliche Amministrazioni di procedere ad attivare le procedure di mobilità come previsto dal D.lgs 165/01, rendendo tale percorso FACOLTATIVO. E’ ben espresso all’art. 3 comma 8 del citato Decreto.
Su questo apriamo una riflessione. Ad oggi l’istituto della mobilità era più subìto che condiviso dalle varie Aziende. Per motivi semplici: il personale in mobilità potrebbe avere età avanzata (quindi essere lontano da casa da anni), potrebbe avere limitazioni lavorative (alzare pazienti per 20 anni qualche ripercussione fisica la porta), potrebbe avere livelli retributivi diversi da quello di assunzione (quindi costa di più). La riprova di quanto appena affermato è il fatto che diffusamente nelle graduatorie di mobilità vengono dichiarati “non idonei” lavoratrici e lavoratori che già operano nei Servizi Sanitari Regionali: peccato che abbiano già superato un concorso pubblico e che le procedure di mobilità dovrebbero agire per permettere i trasferimenti, non per fare nuove selezioni.
Ergo, meglio personale preso da concorso, che gran parte di questi “problemi” li porta via.
La previsione sul futuro immediato è semplice: i lavoratori e le lavoratrici che aspettavano di tornare a casa continueranno ad attendere tempi migliori, con buona pace delle famiglie e dell’economia domestica, che dovrà mettere in preventivo doppie bollette, doppie case e continue transumanze (per chi è sufficientemente vicino a casa) che mettono a rischio salute, sicurezza e portafogli di questi lavoratori e lavoratrici.
Come FP CGIL siamo preoccupati di un ulteriore risvolto: il conflitto generazionale tra lavoratori. Continueremo a lavorare e a batterci affinché i “nuovi” lavoratori ed i “vecchi” lavoratori abbiano le stesse possibilità di soddisfare le aspettative di vita, abbiano le stesse possibilità ed il giusto riconoscimento per anni di studi e sacrifici.
Siamo fuori dalla logica di escludere uno per favorire l’altro, comunque si chiamino “uno” ed “altro”.
Per la FP CGIL
Coordinatore di Area Vasta
AUSL Toscana Sud Est
Marco Vitelli
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“Rafforzare i Centri per l’impiego (Cpi) significa anche garantire la Naspi a chi ne ha diritto. Purtroppo, abbiamo rilevato che spesso l’indennità mensile di disoccupazione viene decurtata o azzerata perché i Cpi non hanno le risorse per convocare, come da norma, attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno i lavoratori, che non venendo così a conoscenza della comunicazione perdono il diritto a ricevere l’assegno”. È quanto denuncia il coordinatore nazionale del Mercato del lavoro della Cgil Corrado Ezio Barachetti.
“Una nuova falla che il Jobs act ha aperto all’interno del nostro sistema delle politiche attive che non può essere assolutamente scaricata sui lavoratori. Crediamo infatti che convocare i lavoratori nei Centri per l’impiego per le informazioni che li riguardano deve essere un diritto sempre esigibile e di certo non può soggiacere alla mancanza di risorse per la spedizione di raccomandate”, sottolinea Barachetti: “I normali avvisi postali devono essere garantiti poiché la posta elettronica non può essere considerata un valido strumento alternativo, soprattutto perché chi perde l’occupazione spesso vive condizioni difficili: non tutti hanno un computer o la disponibilità di un indirizzo di posta elettronica”. E così conclude: “Chiediamo da tempo al governo e al ministro del Lavoro di convocare le parti sociali per riaprire una discussione sul Jobs act, in particolare sul sistema degli ammortizzatori e protezioni sociali, e soluzioni anche a questi problemi che toccano da vicino le lavoratrici e i lavoratori”.
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