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CGIL, la guida 2011 per i giovani che cercano lavoro

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 30, 2011

CGIL, la guida 2011 per i giovani che cercano lavoro
La nuova guida del Sistema servizi offre un quadro sintetico su come affrontare la ricerca del lavoro, sulle varie tipologie di occupazione che vengono offerte, con una particolare attenzione ad alcuni suggerimenti utili a riconoscere forme un po’ ‘truffaldine’.
» Online e in distribuzione in tutte le Camere del lavoro della CGIL
27/05/2011

da www.cgil.it

Online e in distribuzione gratuitamente in tutte le Camere del Lavoro della CGIL la guida 2011 del Sistema servizi, quest’anno dedicata al tema del lavoro raccontato dal punto di vista dei giovani e dei precari. Una guida realizzata in collaborazione con il Dipartimento nazionale Politiche giovanili della CGIL ed il contributo di NIdiL CGIL e delle quattro verticalità del Sistema servizi: INCA, CAAF, UVL e SOL.

‘NON + Rassegnati, NON + Indifesi, NON + Impreparati. Quello che dovresti sapere quando cerchi o hai appena trovato il Lavoro’. Questo il titolo della nuova guida, un pò provocatorio, ma che esprime chiaramente che la CGIL è vicina alle persone che si sentono rassegnate, inadeguate, impreparate come tanti giovani che cercano lavoro, come tanti altri che avendolo trovato sono sottopagati, sott’inquadrati, super sfruttati e come tanti lavoratori che, invece, sono stati espulsi. L’utilizzo dell’articolo determinativo e la L maiuscola sono per noi il senso che ‘il Lavoro’ deve tener dentro: aspirazioni, emancipazione, progettualità, speranza, benessere, dignità, diritti, ma soprattutto rispetto.

La guida 2011 offre un quadro sintetico su come affrontare la ricerca del lavoro, sulle varie tipologie di lavoro che vengono offerti, con una particolare attenzione ad alcuni suggerimenti utili a riconoscere forme un po’ ‘truffaldine’, sui diritti e sulle tutele legati alla condizione di lavoro, ma anche di non lavoro. Nella guida si usa un linguaggio immediato ed un approccio pratico. Per chiunque fosse interessato è possibile consultare la versione digitale sul Portale CGIL.it, su quello del Sistema dei servizi, oppure è possibile ricevere la versione cartacea in tutte le Camere del lavoro della Confederazione.

Argomenti: CGIL |

Corso FP CGIL per concorso Azienda regionale diritto allo studio

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 27, 2011

La FP (Funzione Pubblica) CGIL di Siena informa che il corso (riservato agli iscritti o a coloro che intendono iscriversi) di preparazione alla preselezione del concorso per 7 posti di “Istruttore Amministrativo” Categoria C1 bandito dall’Azienda Regionale per il DSU si svolgerà presso il Circolo ARCI Sant’Andrea (str. Grossetana, 55) di Siena.

La prima lezione si terrà il 31 maggio dalle ore 17.30 alle 19.30. Chi si è già prenotato o ha intenzione di farlo può presentarsi presso la sede del corso alle ore 16.30.

Il calendario delle lezioni successive è il seguente: 1, 6, 10, 13, 14, 16, 17, 20 giugno (dalle 17.30 alle 19.30).

Argomenti: FP |

Referendum: 12 e 13 giugno SI vota

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 27, 2011

Referendum: CGIL, 12 e 13 giugno SI vota
Prosegue l’impegno della CGIL contro la privatizzazione dell’acqua e per questo invita tutti e tutte a recarsi alle urne per esprimere: 2 sì per l’acqua pubblica, ma anche 2 sì per fermare l’avventura nucleare del Governo e affinchè la giustizia sia uguale per tutti » Volantinomanifesto
26/05/2011

da www.cgil.it

Il 12 e 13 giugno SI vota: 2 sì per l’acqua pubblica; 2 sì per fermare l’avventura nucleare del Governo e perchè la giustizia deve essere uguale per tutti. E’ questo lo slogan scelto dalla CGIL per promuovere la partecipazione alla consultazione. Sono 4 quindi i quesiti referendari sui quali i cittadini, lavoratori, giovani e pensionati italiani saranno chiamati ad esprimersi.

Sul tema dell’acqua pubblica, la CGIL da subito ha contribuito alla campagna referendaria promossa dal ‘Forum italiano dei Movimenti per l’acqua’, impegnandosi attivamente nella raccolta di firme necessarie per la richiesta del referendum. Campagna che, con oltre 1 milione e 400mila adesioni ha riscosso uno dei più grandi successi nell’ambito delle richieste di referendum. La Confederazione nel sostenere con forza e convinzione l’importanza della consultazione referendaria come “diritto di pronunciarsi liberamente attraverso il voto”, invita tutti i cittadini a recarsi alle urne per far in modo che il quorum venga raggiunto.

Due sì per l’acqua pubblica. Sono due i quesiti referendari abrogativi che riguardano la privatizzazione dell’acqua: il primo relativo alle ‘Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica’ l’abrogazione del quale ha lo scopo di fermare la privatizzazione dell’acqua. Per la CGIL infatti privatizzare quello che è “un bene comune ed un diritto inalienabile e universale” è un “fatto inaccettabile”; il secondo quesito riguarda invece, la ‘Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito’, l’abrogazione del quale vuole eliminare la possibilità di fare profitti sull’acqua. Per la CGIL dunque, “solo dopo l’abrogazione dell’attuale normativa sarà possibile riprendere una discussione che riordini, in un quadro di coerenza, l’intero settore dei servizi pubblici locali, superando gli errori e le distorsioni introdotte dalle scelte del governo”.

Gli altri due quesiti, sui quali si è chiamati ad esprimere il voto il 12 e 13 giugno sono quello su l’abrogazione della legge del legittimo impedimento e quello per abrogare la norma per la realizzazione in Italia di impianti di produzione di energia nucleare. Su entrambi i quesiti la CGIL “in coerenza con le numerose prese di posizione di merito che ha assunto sui temi in oggetto, auspica la prevalenza dei sì”.

Argomenti: acqua, CGIL, referendum |

Crisi: Camusso, serve svolta politica per sviluppo e lavoro

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 27, 2011

Crisi: Camusso, serve svolta politica per sviluppo e lavoro
In un’intervista al quotidiano ‘l’Unità’ il leader della CGIL denuncia l’assenza del governo che è “incapace di affrontare l’emergenza sociale” e commenta il grave caso di Fincantieri, considerandolo “solo l’ultimo, gravissimo episodio” che conferma “l’arroganza e la violenza di una ideologia che scarica sui lavoratori, sulle famiglie, sugli ultimi, gli errori e le mancate scelte dell’azienda” » Fincantieri: Camusso, piano inaccettabile
26/05/2011

da www.cgil.it

“Il caso Fincantieri è solo l’ultimo, gravissimo episodio che conferma l’arroganza e la violenza della “cultura” di questi tempi, di una ideologia che scarica sui lavoratori, sulle famiglie, sugli ultimi, gli errori, le mancate scelte dell’azienda, il disinteresse del governo”. E’ quanto sostenuto da Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL, che in una intervista a l’Unità analizza l’ultimo dramma sociale esploso in queste ore nei cantieri navali di Castellammare di Stabia e di Sestri Ponente, un ulteriore atto della crisi economica e politica che attanaglia il paese, ma soprattutto il segno dell’incapacità di Berlusconi di dare risposte credibili, coerenti, alle domande dei lavoratori, dei giovani, delle donne, anche alle imprese sempre più deluse. Il leader della CGIL ritiene «che da questo governo non possiamo aspettarci nulla, è necessario un profondo cambiamento e forse il vento sta cambiando».

Scontri di piazza, occupazioni, proteste. La vertenza Fincantieri apre una nuova stagione di emergenza sociale. Come la giudica?
«Fincantieri ha fatto una scelta insopportabile. Annunciare la chiusura degli stabilimenti, i licenziamenti, il ridimensionamento produttivo con queste modalità è un atto di violenza e nulla mi può convincere che fosse proprio necessario seguire questo percorso. Molte crisi aziendali ci hanno insegnato che anche situazioni difficili possono essere affrontate in altro modo, senza dare fuoco alle polveri o cercando l’imbarbarimento delle relazioni sociali. Non si risolvono i problemi dell’azienda scaricando tutto sui lavoratori».

Ma la crisi Fincantieri c’è davvero…
«Certo. E mi fa rabbia la scelta dell’azienda perchè dal 2009 esiste un teorico tavolo di confronto al ministero dello Sviluppo. Abbiamo sollecitato più volte di tornare a discutere i problemi, ad esempio per il cantiere di Ancona tutto in Cassa integrazione, per Monfalcone, per la Liguria dove anche le amministrazioni locali si sono preoccupate. Non è successo niente. E adesso pensano di scaricare le conseguenze dei loro errori sugli operai e le loro famiglie. È un atteggiamento sbagliato».

Questo caso richiama l’azione del governo. Come si è comportato?
«È irresponsabile. Non ha nemmeno presente quali sono i problemi dell’apparato produttivo italiano. Il governo è assente e non fa nulla, pensa ancora che la nostra economia possa uscire dalle difficoltà solo con l’aumento dei consumi e senza pensare all’industria, al lavoro: ma questa formula, nel mondo, è servita ad arricchire i più ricchi e ad aumentare le diseguaglianze. In Italia non ci poniamo nemmeno il problema di riprendere lo sviluppo in modo diverso dal passato, pensando all’ambiente, all’innovazione, ai diritti delle persone, a un futuro sostenibile. Niente, zero».

A che punto siamo nella crisi?
«Siamo più indietro di tutti. Il paese si impoverisce. Il governo ha fatto 10-12 manovre di aggiustamento, tutte ispirate da una sola idea: i tagli alla cittadinanza. I dati ISTAT e INPS sono la fotografia di un paese indebolito, senza speranze, più povero, più ingiusto. In questa situazione trovo davvero fuori luogo una certa ipocrisia politica e culturale che si diffonde nel paese».

A che cosa si riferisce?
«Penso ai più deboli, agli anziani, ai giovani, alle donne. Trovo francamente insostenibili le prediche sulla famiglia che arrivano da più parti, anche da questo governo, quando 800mila donne perdono il lavoro, sono licenziate, perchè hanno fatto un figlio. Questa è la realtà. 800mila lavoratrici sono state costrette a dimettersi perchè hanno deciso di avere un figlio. Il governo Berlusconi, lo voglio ricordare, tra i suoi primi atti decise la cancellazione di quella piccola ma importantissima legge varata dal centrosinistra che vietava la pratica vergognosa e incivile delle dimissioni in bianco».

Camusso, governo di destra o sinistra la verità è che non ci sono i soldi.
«Bene, non facciamo tutto. Scegliamo cosa fare come hanno fatto altri paesi. Investiamo, cerchiamo di riavviare la crescita, piantiamola di tagliare fondi e servizi, evitiamo di allargare le diseguaglianze. Perchè è chiaro che in questa crisi c’è chi ci ha guadagnato e chi, come i lavoratori e i pensionati, ha continuato a perdere reddito. Noi non siamo la Grecia, non vedo quel pericolo. Ma sento che la povertà cresce, che per l’Italia c’è il rischio pesante di non poter più difendere un’idea positiva per quelli che verranno dopo di noi».

Proposte? Un altro governo?
«La maggioranza di governo è sempre più in difficoltà, stanno insieme per interessi personali, per avere la poltrona, perchè temono una vera svolta politica. Il cambiamento politico è un obiettivo da conquistare, forse non è ancora a portata di mano, ma si avvicina. Nei prossimi giorni Tremonti annuncerà una manovra correttiva di 40-46 miliardi di euro: si può davvero pensare che il paese non reagirà di fronte a nuove ingiustizie, ad altre stangate senza crescita, senza una equa riforma fiscale? Il vento forse sta cambiando».

Confindustria oggi riunisce la sua assemblea. Gli industriali hanno capito che governo hanno di fronte?
«Forse sì. Avverto anche tra le imprese una progressiva convinzione sull’inefficacia di Berlusconi. Per dirlo con le parole di un tempo questo governo non ha dato risposte nemmeno ai padroni contro i lavoratori. Ma per noi è chiaro che le imprese non sono estranee alle ragioni di questa crisi, Berlusconi c’è dal 1994 e lo hanno sempre accompagnato. Oggi, però, ci guadagnano solo gli evasori, o chi aveva esportato illegalmente i capitali, chi ha speculato sulla finanza. Le imprese serie e responsabili conoscono bene i disastri combinati da Berlusconi. Noi della CGIL lo diciamo da tempo, la divisione sindacale non può essere considerata un gran risultato in questo momento, c’è bisogno di lavorare insieme».

C’è qualche possibilità di ripresa di un lavoro unitario con CISL e UIL?
«C’è qualche timido segnale, qualche sprazzo. Ma ci sono enormi difficoltà, grandi differenze sull’analisi della crisi e sulle responsabilità di questo governo»

Un’ultima domanda. L’americano Marchionne dice che per Fabbrica Italia non può fare tutto da solo…
«FIAT ha portato il suo baricentro in America, c’è stato un enorme spostamento finanziario. In Italia la FIAT avrà una presenza residuale. Già oggi la Gran Bretagna, che ai tempi della Thatcher decise di rinunciare all’industria a favore della finanza, produce più auto di noi. E non parliamo della Germania… Possibile che al governo questa novità non interessi?».

Argomenti: CGIL |

Pensioni: INPS, oltre il 50% non arriva a 500 euro mensili

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 26, 2011

Pensioni: INPS, oltre il 50% non arriva a 500 euro mensili
Il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso alla luce del Rapporto INPS per il 2010 chiede chiarimenti al Governo sulle pensioni: “dove sono finite le famose risorse per le politiche della conciliazione?” e ancora, facendo riferimento al contratto separato del commercio, “come pensa di fare quando entreranno 2 miliardi in meno nelle casse dell’Istituto di previdenza?”
25/05/2011

da www.cgil.it

Boom delle pensioni di anzianità e assegni ‘da fame’ soprattutto per le donne. E’ il quadro disegnato dal Rapporto INPS per il 2010 presentato oggi a Roma alla presenza del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso.
Nel 2010 oltre la metà dei pensionati non arriva a 500 euro al mese, soprattutto le donne. L’Istituto nazionale di Previdenza Sociale nel Rapporto annuale, presentato oggi (25 maggio) a Roma sottolinea come, oltre 8 milioni di pensioni erogate, pari al 50,8% del totale, non arriva a 500 euro al mese, quota che sale al 79% se si considera la soglia dei 1.000 euro lordi mensili, mentre solo l’11,1% presenta importi compresi tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili e il 9,9% superiori ai 1.500 euro. Nello specifico l’INPS rileva il forte divario tra uomini e donne nell’importo degli assegni pensionistici: il 91% delle pensioni INPS erogate alle donne è infatti inferiore ai 1.000 euro, e per 6 assegni su 10 l’importo non raggiunge addirittura i 500 euro. Mentre solo il 36% delle pensioni erogate a uomini è sotto i 500 euro ed il 20,2% è superiore ai 1.500 euro, a fronte di appena il 2,6% degli assegni con un titolare donna.

Sale vertiginosamente il numero delle pensioni di anzianità nel 2010, registrando un aumento del 73%. Il Rapporto annuale INPS evidenzia come nel 2010 sono stati liquidati 174.729 trattamenti a fronte dei 100.880 registrati nel 2009, anno in cui il numero di pensioni di anzianità era stato molto basso a causa del passaggio dei requisiti da 58 a 59 anni a fronte di 35 di contributi. Tuttavia nel 2011 si prevede un nuovo calo dovuto al nuovo ‘scalino’, da 59 a 60 anni e l’entrata in vigore della finestra mobile. In crescita dello 0,2%, rispetto al 2009, anche il numero delle pensioni vigenti a fine 2010 che è pari a 16.042.360 ai quali si aggiungono oltre 2,7 milioni di prestazioni erogate agli invalidi civili. Il 78% delle pensioni erogate dall’Istituto è di natura previdenziale, il restante 22% è di tipo assistenziale.

A chiedere chiarimenti, ponendo due domande al Governo sulle pensioni, è Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL, a margine della presentazione del Rapporto INPS. Per prima cosa Camusso ha chiesto: “dove sono finite le famose risorse per le politiche della conciliazione, effetto dell’aumento dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego? Non abbiamo visto – ha proseguito – nè le risorse nè le politiche”. Inoltre, rivolgendosi sempre al Governo che “plaude al buon funzionamento dell’INPS”, domanda “come pensa di fare quando, con lo sciagurato contratto separato del commercio, entreranno 2 miliardi in meno nelle casse dell’Istituto di previdenza?”.

Tuttavia i dati riportati dall’INPS hanno subito l’influenza della crisi economica. L’Istituto di Previdenza ha registrato 281.858 milioni di entrate e 280.461 milioni di uscite con un avanzo finanziario di 1.397 milioni, in calo del 73% rispetto al 2009. L’INPS rileva inoltre l’aumento delle prestazioni temporanee (+4,8%) tra le quali quelle di sostegno al reddito: Cassa integrazione; indennità di disoccupazione e mobilità, per le quali l’istituto ha speso nel 2010, 19,7 miliardi, comprensivi dei contributi figurativi connessi a tali prestazioni. In particolare le ore autorizzate nell’anno per le prestazioni di Cassa integrazione nel complesso (ordinaria, straordinaria e straordinaria in deroga) sono state 1,2 miliardi (+31,7% sul 2009). Il livello di utilizzo reale dello strumento espresso dal cosiddetto “tiraggio” (rapporto tra il totale delle ore utilizzate ed il totale delle ore autorizzate), è stato nel 2010 del 49,1% (pari a 590,8 mln di ore) a fronte del 65,4% dell’anno precedente. Per le prestazioni ordinarie sono stati erogati 1.175 milioni di euro, per quelle straordinarie al netto della deroga 1.363 milioni di euro e per i trattamenti in deroga 628 milioni di euro, per un totale di oltre tre miliardi. La spesa sostenuta per le prestazioni di indennità di mobilità ammonta a 1.273 milioni di euro mentre per i diversi trattamenti di disoccupazione sono stati erogati 6.700 milioni di euro.

Il lavoro nero ed irregolare in Italia. Nel 2010 l’INPS ha fatto nelle aziende oltre 88 mila ispezioni che hanno portato alla scoperta di 67.955 posizioni aziendali irregolari con 12.550 lavoratori irregolari e 65.086 totalmente in nero. Da tale attività di controllo, si legge nel Rapporto sono stati recuperati 1.122 milioni di euro per contribuiti e premi evasi, 6,4 miliardi pari all’11% in più rispetto al 2009.

Argomenti: CGIL |

2 giugno – Milano: manifestazione “Insieme per la Costituzione”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 25, 2011

 

orari pullman con partenza dalla provincia di Siena (tel. 0577-2541):

 Chiusi – Querce al Pino                                             ore 7,00

Montepulciano  – area di servizio                           ore 7,10

Bettolle – casello autostradale                                 ore 7,30

Sinalunga – I Gelsi                                                    ore 7,40

Serre di Rapolano – Loc. Sentino                             ore 7,55

Siena – Fontebecci                                                    ore 8,25

Colle di Val d’Elsa – parcheggio RCR                        ore 8,50

Poggibonsi – Loc. Salceto                                         ore 9,00

Argomenti: CGIL, Costituzione, manifestazioni |

Referendum 12 e 13 giugno: 2 sì per l’acqua bene di tutti

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 25, 2011

Perchè l’acqua è di tutti!

Per promotori e sostenitori in Toscana visita:  http://www.acquabenecomunetoscana.it/referendum/

Argomenti: acqua, referendum |

Domani due presidi di lavoratori in Piazza del Duomo a Siena

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 24, 2011

Domani, a partire dalle ore 14.30, in Piazza del Duomo a Siena, si svolgeranno, in concomitanza con gli incontri istituzionali, 2 presidi dei lavoratori della CERAMICHE DI SIENA (Buonconvento) e della COTTO REF (Radicofani).

Argomenti: CGIL, presidio |

Guggiari: tutela ed inclusività del lavoro e dei giovani in un quadro produttivo più strutturato

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 23, 2011

L’agenzia internazionale di rating Standard & Poor’s ha appena rivisto al ribasso l’outlook sull’Italia da stabile a negativo, per le preoccupazioni sull’effettiva riuscita del piano di riduzione del debito; ciò a causa di una crescita economica potenzialmente più debole del previsto che potrebbe spingere verso una condizione di instabilità accentuata impoverendo ulteriormente le condizioni sociali e producendo una situazione di stallo politico. Ma più che altro il dato dell’agenzia sottolinea immediatamente che sul piano del risanamento dei conti pubblici quanto fatto è insufficiente ed in parte sbagliato e che non esiste una politica di sviluppo economico e produttivo.
La crisi economica degli ultimi tre anni è stata devastante e viene utilizzata per mascherare una politica di divisione e soprattutto di impoverimento delle fasce più deboli. Una visione classista della società che sta generando nuove povertà fra i giovani, gli anziani, le donne. Una condizione che potrebbe favorire il caos, ovvero una spinta verso l’antipolitica diffusa priva di idealità, qualunquista, incapace di portare a sintesi le istanze che si agitano e che chiedono giustizia rispetto alle loro aspettative per un futuro di certezze. Ed in Italia mancano, visto che il 30% dei giovani è disoccupato (+ 13,2% negli ultimi 2 anni, cioè 500mila occupati in meno) e il 19% ha già deciso di esiliarsi dalla società – non lavora, non studia, non cerca lavoro (il 18,8% di abbandoni nella scuola) – e che la disoccupazione femminile è, anche in provincia di Siena, maggiore di quella maschile. In un Paese dove i giovani più che altrove svolgono lavori manifatturieri, dove le retribuzioni crescono meno dell’inflazione e sono del 20% inferiori se percepite dalle donne per uno stesso lavoro di un maschio. La certezza di un lavoro; la tutela dei più deboli a partire da quella contrattuale; l’eliminazione del precariato anche come segno di crescita qualitativa e strutturale della produzione; la presenza di rappresentanze democratiche e liberamente elette; la partecipazione democratica alle scelte; la giustizia uguale per tutti; la condivisione di una azione collettiva e solidale attraverso un sistema di tassazione che incentivi il lavoro, il riequilibrio per mezzo della sua diminuzione della tassazione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, a sfavore della rendita finanziaria, e la richiesta di un atto di responsablità ai grandi patrimoni; il sostegno e la spinta verso scelte meritocratiche; il mantenimento di un sistema scolastico pubblico inclusivo ed accessibile: queste sono solo alcune delle necessità che esprimono le persone.
In Toscana ed in provincia di Siena non sentiamo la mancanza di istituzioni sensibili a queste tematiche. Anche dopo le recenti elezioni amministrative si è confermato un quadro che rende ancora più plausibile sostenere che le esigenze dei disoccupati, dei lavoratori, dei pensionati potranno essere al centro delle politiche future. Lo dice anche la storia degli amministratori eletti ed i programmi elettorali che sono stati presentati. Non dobbiamo nascondere che negli ultimi tre anni abbiamo perso circa 2.000 posti di lavoro in provincia, abbiamo visto la crisi di interi settori produttivi, continuiamo a registrare situazioni di estremo rischio per decine di posti di lavoro. Anche da noi i giovani, e fra di loro le donne, sono i più colpiti, così come i lavoratori più anziani estromessi dai posti di lavoro che difficilmente riescono a ricollocarsi. Eppure tutti i giorni, ancora, sentiamo di non essere abbandonati. Sentiamo la presenza di uno sforzo comune che vuole declinare ancora una volta al futuro il modello di questa provincia. Io penso che ce la possiamo fare. Credo che le esigenze siano chiare: infrastrutture; investimenti che puntino al domani per il loro alto valore aggiunto; sostenibilità anche ambientale delle scelte; utilizzo delle risorse aggiuntive in primo luogo a favore del lavoro, dell’occupazione e dello sviluppo; un mercato differenziato in cui tuttavia la manifattura non debba ulteriormente recedere; tutela dei nostri punti di eccellenza – Le Scotte e l’Università – come produttori di PIL, ma soprattutto per il fondamentale ruolo che rivestono:cultura, ricerca, aiuto al sistema produttivo, basi per ogni possibile sviluppo sociale e presidio sanitaro di eccellenza come bene fondamentale per l’uomo.
Ritengo opportuno che, come del resto è stato già iniziato, si tenti di costruire una pratica di relazioni che parta da un quadro unitario e condiviso della situazione e chiami tutti a fare la loro parte per raggiungere gli obbiettivi che potranno essere individuati. Quello che occorre è che non prenda il sopravvento la voglia di esclusione dalle scelte soprattutto quando a guidare potrebbe essere l’ansia del risanamento. Siamo per una pratica inclusiva di concertazione che misura e responsabilizza, e che spesso evita strappi e lacerazioni sociali non arginabili.
Io penso che dovremmo, come parti sociali, discutere nei prossimi mesi come sostenere il futuro della nostra comunità con una pratica che dia ragione alle necessità di sviluppo e soprattuto di tutela ed inclusività del lavoro e dei giovani in un quadro produttivo più strutturato. E nessuno può sottrarsi dalla necessaria salvaguardia di questo bene inestimabile che è la cosa comune, neanche quelle aziende che sono spinte da grandi patrimoni e labilità di confini geografici a considerare tutti e tutte alla stregua di mezzi di produzione. Anzi, è proprio da queste ultime che il valore sociale della produzione deve essere esaltato, insieme ad un atteggiamento responsabile di tutti gli attori sociali.

Claudio Guggiari, Segretario Generale CGIL Siena

Siena, 23 maggio 2011

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Crisi: serve politica economica, governo sottovaluta rischi

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 23, 2011

Crisi: CGIL, serve politica economica, governo sottovaluta rischi
Il rapporto annuale 2010 dell’ISTAT conferma un’Italia in crisi, indietro di dieci anni. Un italiano su quattro a rischio povertà. Crescono i disoccupati, soprattutto giovani, gli scoraggiati e i Neet. Per la CGIL la situazione fotografata dall’Istituto nazionale di statistica dimostra “l’inadeguatezza di un governo che non vuole ricercare una politica economica, sottovalutando così i rischi che il paese corre”
23/05/2011

da www.cgil.it

Sono circa 15milioni, ossia il 24,7%, gli italiani a rischio povertà o esclusione sociale. Le principali vittime: gli anziani e le famiglie numerose, il 57% delle quali vive nel mezzogiorno. Un dato preoccupante, diffuso dall’ISTAT nel suo rapporto annuale che evidenzia le difficoltà del nostro Paese ad uscire dalla crisi. Difficoltà inoltre confermate dai valori relativi ai disoccupati, agli scoraggiati e ai giovani senza lavoro: nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532mila unità, i più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni e le donne; nel corso del 2010 sono 2 milioni gli italiani che hanno rinunciato a cercare lavoro e circa 2milioni sono i giovani che non studiano e non lavorano. La fotografia sull’Italia scattata dall’ISTAT “ci dà ragione, dice cose che stiamo dicendo da tempo”. Ha affermato il leader della CGIL, Susanna Camusso, “abbiamo sempre sostenuto che il grande problema di questo Paese è l’occupazione e in particolare quella giovanile e delle donne, è questa la grande sfida che l’Italia ha davanti – ha aggiunto la leader della CGIL – bisogna smettere di colpevolizzare i giovani”.

Dati preoccupanti che secondo la CGIL, “richiamano ad una responsabilità che non può più essere disattesa pena la drammatizzazione di una situazione sociale che vede migliaia di famiglie senza prospettiva e altrettanti giovani senza futuro”. Per Vincenzo Scudiere, Segretario Confederale CGIL, “la bassa crescita, mezzo milione di giovani che hanno perso il posto di lavoro, il risparmio eroso perché utilizzato come ammortizzatore sociale, insieme alle condizioni in cui versano centinaia di migliaia di imprese e con una Cassa integrazione in deroga che imperversa, mostrano – osserva il sindacalista – l’inadeguatezza di un governo che non vuole ricercare una politica economica sottovalutando così i rischi che il paese corre”.

L’Italia indietro di 10 anni. Secondo l’ISTAT, “la crisi ha portato indietro le lancette della crescita di ben 35 trimestri, quasi dieci anni” e l’attuale “moderata ripresa” ne ha fatti recuperare 13. Nel decennio 2001-2010 l’Italia “ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i Paesi dell’Unione europea, con un tasso medio annuo di appena lo 0,2% contro l’1,3% registrato dall’UE e l’1,1% dell’UEM”. Il livello del PIL nel 2010 “è risultato ancora inferiore di 5,3% rispetto a quello raggiunto nel 2007, mentre il divario da colmare è del 3,7% nel Regno Unito, del 3% in Spagna e di appena lo 0,8% e lo 0,3% in Francia e in Germania”.

Pesante l’impatto della crisi sull’occupazione. Il rapporto annuale ISTAT rileva come nel biennio 2009-2010 il numero di occupati in Italia è diminuito di 532mila unità. I più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d’età in cui si registrano 501mila occupati in meno. L’oltre mezzo milione di occupati in meno (-2,3%) in due anni è, quindi, il risultato di una perdita di 501 mila posti tra gli under 30 (-13,2%), di un calo dei 322 mila unità nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 49 anni (-2,3%) e di un aumento di 291 mila occupati tra gli over-50 (+5,2%).

2 milioni gli italiani che hanno rinunciato a cercare lavoro, di questi, come sottolinea l’ISTAT, 1,5 milioni sono effettivamente “scoraggiati”, ovvero hanno deciso di smettere di cercare un impiego perchè convinti di non poterlo trovare, mentre circa 500mila sono ancora in attesa degli esiti di passate ricerche. Gli scoraggiati sono ormai il 10% della popolazione inattiva, con una punta di poco inferiore al 16% nel Mezzogiorno. Si tratta di una percentuale ai vertici della classifica dei Paesi UE. Infatti “rispetto all’insieme dei Paesi dell’Unione, l’Italia registra un’incidenza più che doppia, sul totale delle non forze di lavoro (15-64 anni), degli inattivi scoraggiati”.

1 giovane su 5 nè studia nè lavora, sono oltre 2milioni nel 2010, +6,8% rispetto all’anno prima i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione, i cosiddetti NEET (Not in education, employment or training). Si tratta del 22,1% degli under 30, percentuale in aumento rispetto al 20,5% del 2009. L’incremento riguarda soprattutto i giovani del Nord Est, gli uomini e i diplomati, ma anche gli stranieri. Infatti, nel 2010, sono 310 mila gli stranieri NEET. La condizione giovanile è aggravata ancor di più dalla diffusa condizione di precarietà: la quota di lavoratori con contratti a tempo determinato o collaborazioni ha raggiunto il 30,8% del totale dei giovani occupati, mantenendosi oltre il milione di unità.

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