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Guggiari: tutela ed inclusività del lavoro e dei giovani in un quadro produttivo più strutturato

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 23, 2011

L’agenzia internazionale di rating Standard & Poor’s ha appena rivisto al ribasso l’outlook sull’Italia da stabile a negativo, per le preoccupazioni sull’effettiva riuscita del piano di riduzione del debito; ciò a causa di una crescita economica potenzialmente più debole del previsto che potrebbe spingere verso una condizione di instabilità accentuata impoverendo ulteriormente le condizioni sociali e producendo una situazione di stallo politico. Ma più che altro il dato dell’agenzia sottolinea immediatamente che sul piano del risanamento dei conti pubblici quanto fatto è insufficiente ed in parte sbagliato e che non esiste una politica di sviluppo economico e produttivo.
La crisi economica degli ultimi tre anni è stata devastante e viene utilizzata per mascherare una politica di divisione e soprattutto di impoverimento delle fasce più deboli. Una visione classista della società che sta generando nuove povertà fra i giovani, gli anziani, le donne. Una condizione che potrebbe favorire il caos, ovvero una spinta verso l’antipolitica diffusa priva di idealità, qualunquista, incapace di portare a sintesi le istanze che si agitano e che chiedono giustizia rispetto alle loro aspettative per un futuro di certezze. Ed in Italia mancano, visto che il 30% dei giovani è disoccupato (+ 13,2% negli ultimi 2 anni, cioè 500mila occupati in meno) e il 19% ha già deciso di esiliarsi dalla società – non lavora, non studia, non cerca lavoro (il 18,8% di abbandoni nella scuola) – e che la disoccupazione femminile è, anche in provincia di Siena, maggiore di quella maschile. In un Paese dove i giovani più che altrove svolgono lavori manifatturieri, dove le retribuzioni crescono meno dell’inflazione e sono del 20% inferiori se percepite dalle donne per uno stesso lavoro di un maschio. La certezza di un lavoro; la tutela dei più deboli a partire da quella contrattuale; l’eliminazione del precariato anche come segno di crescita qualitativa e strutturale della produzione; la presenza di rappresentanze democratiche e liberamente elette; la partecipazione democratica alle scelte; la giustizia uguale per tutti; la condivisione di una azione collettiva e solidale attraverso un sistema di tassazione che incentivi il lavoro, il riequilibrio per mezzo della sua diminuzione della tassazione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, a sfavore della rendita finanziaria, e la richiesta di un atto di responsablità ai grandi patrimoni; il sostegno e la spinta verso scelte meritocratiche; il mantenimento di un sistema scolastico pubblico inclusivo ed accessibile: queste sono solo alcune delle necessità che esprimono le persone.
In Toscana ed in provincia di Siena non sentiamo la mancanza di istituzioni sensibili a queste tematiche. Anche dopo le recenti elezioni amministrative si è confermato un quadro che rende ancora più plausibile sostenere che le esigenze dei disoccupati, dei lavoratori, dei pensionati potranno essere al centro delle politiche future. Lo dice anche la storia degli amministratori eletti ed i programmi elettorali che sono stati presentati. Non dobbiamo nascondere che negli ultimi tre anni abbiamo perso circa 2.000 posti di lavoro in provincia, abbiamo visto la crisi di interi settori produttivi, continuiamo a registrare situazioni di estremo rischio per decine di posti di lavoro. Anche da noi i giovani, e fra di loro le donne, sono i più colpiti, così come i lavoratori più anziani estromessi dai posti di lavoro che difficilmente riescono a ricollocarsi. Eppure tutti i giorni, ancora, sentiamo di non essere abbandonati. Sentiamo la presenza di uno sforzo comune che vuole declinare ancora una volta al futuro il modello di questa provincia. Io penso che ce la possiamo fare. Credo che le esigenze siano chiare: infrastrutture; investimenti che puntino al domani per il loro alto valore aggiunto; sostenibilità anche ambientale delle scelte; utilizzo delle risorse aggiuntive in primo luogo a favore del lavoro, dell’occupazione e dello sviluppo; un mercato differenziato in cui tuttavia la manifattura non debba ulteriormente recedere; tutela dei nostri punti di eccellenza – Le Scotte e l’Università – come produttori di PIL, ma soprattutto per il fondamentale ruolo che rivestono:cultura, ricerca, aiuto al sistema produttivo, basi per ogni possibile sviluppo sociale e presidio sanitaro di eccellenza come bene fondamentale per l’uomo.
Ritengo opportuno che, come del resto è stato già iniziato, si tenti di costruire una pratica di relazioni che parta da un quadro unitario e condiviso della situazione e chiami tutti a fare la loro parte per raggiungere gli obbiettivi che potranno essere individuati. Quello che occorre è che non prenda il sopravvento la voglia di esclusione dalle scelte soprattutto quando a guidare potrebbe essere l’ansia del risanamento. Siamo per una pratica inclusiva di concertazione che misura e responsabilizza, e che spesso evita strappi e lacerazioni sociali non arginabili.
Io penso che dovremmo, come parti sociali, discutere nei prossimi mesi come sostenere il futuro della nostra comunità con una pratica che dia ragione alle necessità di sviluppo e soprattuto di tutela ed inclusività del lavoro e dei giovani in un quadro produttivo più strutturato. E nessuno può sottrarsi dalla necessaria salvaguardia di questo bene inestimabile che è la cosa comune, neanche quelle aziende che sono spinte da grandi patrimoni e labilità di confini geografici a considerare tutti e tutte alla stregua di mezzi di produzione. Anzi, è proprio da queste ultime che il valore sociale della produzione deve essere esaltato, insieme ad un atteggiamento responsabile di tutti gli attori sociali.

Claudio Guggiari, Segretario Generale CGIL Siena

Siena, 23 maggio 2011

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