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Al via la grande assemblea delle Camere del Lavoro

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 18, 2009

Al via la grande assemblea delle Camere del Lavoro
Apre i lavori l’intervento del Segretario Generale
La crisi, i salari, i tavoli regionali e l’inadeguatezza delle politiche governative alla fase economica, questi i primi temi affrontati nell’intervento di Epifani. Pubblichiamo la sintesi.
18/05/2009

Oggi alle ore 12 sono incominciati i lavori dell’ assemblea delle Camere del Lavoro organizzata al Teatro Capranica a Roma.
Una giornata senza precedenti, come l’ha definita il Segretario Generale, che da voce e protagonismo ai territori sui temi dell’agenda politica nazionale.

Pubblichiamo la sintesi dell’intervento di Guglielmo Epifani.

CGIL: Epifani, crisi continua e dal governo scelte non appropriate

A livello locale si aprono tavoli e si firmano accordi ma serve una cornice generale

Una conferenza che si inserisce nel percorso nato con quella di organizzazione e con la campagna di contrattazione sociale, per sottolineare l’impegno della CGIL e l’importanza che l’organizzazione sindacale dà alle tematiche territoriali. In estrema sintesi è questo il senso dell’Assemblea Nazionale delle Camere del Lavoro che ha preso il via oggi a Roma, e che si concluderà domani, così come lo ha spiegato nel corso della sua relazione introduttiva il segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani. “Con la scelta di questa conferenza – ha detto -, in cui abbiamo chiamato tutte le camere del lavoro, insieme alle categorie nazionali e alle strutture regionali confederali, ci proponiamo di fare il punto sulle esperienze di contrattazione fatte, di vederne problemi e risultati, e di fare assumere a questo livello della nostra azione quel ruolo di responsabilità che riteniamo essenziale”.
“In un momento di globalizzazione senza regole, che ha portato alla crisi che oggi viviamo, al territorio viene chiesto di giocare ruoli e di svolgere funzioni spesso in contrasto”, ha osservato il numero uno della CGIL denunciando “le scelte del governo dentro la crisi hanno scaricato irresponsabilmente verso regioni, province e comuni funzioni e compiti che devono essere presidiati nazionalmente”. Perché è solo il livello nazionale che può affrontare temi fondamentali come le politiche fiscali, di redistribuzione, infrastrutturali e industriali. Ma al contrario, l’immobilismo del governo, produce “l’allargamento delle distanze sociali, tra aree territoriali e che rende nel complesso il paese più povero quando e se la ripresa ci sarà”.
Perché oltre la retorica sui temi sulla crisi, e su di una sua presunta fine, il segretario generale richiama l’attenzione sul tema: “La crisi non solo c’è ma è destinata ad avere tempi profondi soprattutto nei prossimi mesi”. Ed è per questo, nella consapevolezza di una crisi che non ha ancora fatto vedere i suoi peggiori effetti, che “le scelte del governo non sono le più appropriate”. Scelte che per Epifani “si sviluppano dentro un orizzonte culturale pericoloso e arretrato come dimostra il libro bianco”. Un testo che è “un miscuglio ideologico”, fondato su di una idea “caritatevole” che ha portato “il mondo sull’orlo del baratro”.
A fare da contraltare alla mancanza di un confronto a livello centrale tra governo e parti sociali, Epifani ha sottolineato quella “seconda Italia” fatta dalle tante amministrazioni consapevoli degli effetti della crisi a livello territoriale. Un’Italia “che apre tavoli, firma accordi, e dove si mantiene una unità di azione tra le organizzazioni sindacali”. Mentre la “prima Italia”, quella del governo nazionale, “non mostra la stessa sensibilità”. Ma è proprio il protrarsi della crisi, la consapevolezza del fatto che “il peggio non è passato”, che la mancanza di un tavolo nazionale non ha “alcuna spiegazione plausibile” perché “abbiamo bisogno che si assumano alcune scelte di fondo non che non possono che essere assunte a livello centrale”.
Epifani ha perciò sottolineato la necessità di delineare una cornice che garantisca flessibilità nei patti di stabilità a livello locale che possa riavviare la domanda, che permetta la ripersa di una seria politica di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale da reinvestire sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, che estenda la cassa integrazione ordinaria dalle attuali 52 a 104 settimane, che approvi i nuovi livelli di assistenza sanitaria, che metta al centro il tema del Mezzogiorno, “stretto com’è tra criminalità, disoccupazione e crisi industriali”.
Anche il dibattito nazionale entra nella relazione del segretario generale, come le vicende legate ai ‘respingimenti’ dei barconi dei migranti e delle reazioni del nostro governo agli appunti dell’Organizzazione delle nazioni unite: “ Le frasi scomposte pronunciate da alcuni ministri sull’Onu – ha detto il numero uno della CGIL – confermano che non c’e’ mai argine al peggio e noi, invece, lavoriamo per contrastare questa deriva che rischia di portare problemi enormi al Paese e alla rete di diritti”.
In conclusione, Epifani ha chiesto “uno scatto in avanti” dell’intera organizzazione che sia “all’altezza della sfida”. Una sfida che la CGIL “può vincere per la natura profondamente confederale e generale che rappresenta”. La stessa natura che, ha detto ricordando i fatti di sabato a Torino, “ci porta a denunciare con fermezza forme di sopraffaziozione” e che sono “un atto irresponsabile verso le ragioni della lotta”. Alle tante strutture presenti, a tutte le Camere del Lavoro, “a una di queste – ha concluso Epifani – voglio dedicare solidarietà: quella dell’Aquila. Faremo di tutto perché venga ricostruita, faremo di tutto perché rinasca la nostra Camera del Lavoro”.

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