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Lavoro: CGIL, dati ISTAT evidenziano pericolosissima recessione occupazionale

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 1, 2011

Lavoro: CGIL, dati ISTAT evidenziano pericolosissima recessione occupazionale
Secondo quanto diffuso oggi dall’ISTAT i disoccupati a maggio tornano a superare i 2milioni, mentre la disoccupazione giovanile, nel primo trimentre 2011, registra un nuovo record: 29,6%. Per la Confederazione “serve invertire questo trend, ma la manovra è inadeguata”
» NON+ disposti a tutto, giovani colpiti da crisi e da manovra del governo
01/07/2011 da www.cgil.it

A maggio i disoccupati in Italia tornano a superare la soglia dei due milioni, registrando, secondo quanto diffuso oggi dall’ISTAT, un aumento rispetto ad aprile dello 0,8%, che equivale ad un incremento di 17mila unità raggiungendo, quindi l’8,1%. Su base annua, invece, il numero di disoccupati diminuisce del 6,5%, -139mila unità. Ma è la disoccupazione giovanile a conquistare un nuovo record negativo. Nel primo trimestre del 2011, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, la quota dei ragazzi disoccupati, tra i 15 e i 24 anni, sale al 29,6%, dal 28,8% dello stesso periodo del 2010, con un picco del 46,1% per le donne del Mezzogiorno.

Secondo la CGIL, i dati rilevati dall’ISTAT, evidenziano “una pericolosissima recessione occupazionale” che, senza interventi concreti, potrebbe assumere “veri e propri caratteri di allarme”. Il Segretario Confederale CGIL, Fulvio Fammoni sottolinea come rispetto al mese precedente ci siano più occupati e più disoccupati quasi nella stessa dimensione, è un dato spiega che “riflette l’evoluzione dell’enorme bacino di inattivi e scoraggiati che ogni tanto emerge per piccole quote per poi inabissarsi, e che la propaganda del governo non solo non prende mai in considerazione ma tenta di nascondere”.

Positivo, secondo il dirigente sindacale, l’aumento dell’occupazione rispetto al primo trimestre dello scorso anno, ma l’incremento, avverte Fammoni, deve far riflettere: “con questo trend ci vorranno ancora anni per recuperare il divario con il 2008, cioè prima della crisi”. Inoltre, il nuovo lavoro prodotto, aggiunge Fammoni “è a grande maggioranza precario o a part time involontario” e questo conferma “le difficoltà della produzione, la sua scarsa qualità e una quantità oraria di lavoro che non cresce. Testimonia anche – afferma – un fortissimo calo di diritti delle persone che deve essere arrestato superando il proliferare di lavoro precario. Per questo, non basta certo il nuovo apprendistato, bisogna togliere le tante forme di precariato che si usa e di cui si abusa”. Serve quindi “invertire questo trend e se qualcuno affermerà che la manovra approvata va in questa direzione è evidente che bara perché – conclude Fammoni – è insieme ingiusta, inadeguata e sbagliata”.

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