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Pubblico impiego: 200mila precari nei settori della sanità e degli enti locali

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Novembre 25, 2012

Pubblico impiego: 200mila precari nei settori della sanità e degli enti locali

Prosegue il monitoraggio della CGIL sul fenomeno della precarietà nei settori pubblici, un fenomeno particolarmente radicato nella sanità e negli enti locali. Per la Confederazione si rende necessario “un provvedimento legislativo che proroghi i contratti”
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23/11/2012 da www.cgil.it

Il 20 per cento del totale delle persone che lavorano nella sanità e negli enti locali è precario. Sono, infatti, 200mila i lavoratori con contratto precario in questi due segmenti del pubblico impiego, sul milione di persone complessivamente impiegate. Dopo aver lanciato l’allarme sui 230mila precari in scadenza nel pubblico impiego e nella scuola, la CGIL prosegue il suo monitoraggio sul fenomeno della precarietà nei settori pubblici analizzando nel dettaglio come questo fenomeno sia radicato nella sanità e negli enti locali. Una ricognizione per rivendicare “un provvedimento legislativo che proroghi i contratti”, sulla scia di quanto deciso dal governo Prodi nel 2007.

“Se di fatti è una ‘bomba sociale’ il numero di precari in scadenza entro fine anno, non lo è da meno il numero complessivo di precari della Pa”, spiega la CGIL segnalando come una grossa fetta si annidi nella sanità e negli enti locali. Secondo il monitoraggio del sindacato di corso d’Italia, e relativo a dati del 2012, nella sanità si contano circa 60 mila precari su un totale di poco più di 500 mila lavoratori del settore. Lavoratori che, in relazione alle diverse tipologie contrattuali, sono così suddivisi: 30 mila sono i ‘tempi determinati’, 7.500 i Cococo, 5 mila i lavoratori interinali, mille i lavoratori socialmente utili (lsu) mentre 15 mila rientrano nella sezione ‘incarichi di consulenza’. Una voce, quest’ultima, nella quale rientra anche una fetta consistente di finte partite Iva che, a quanto risulta alla CGIL, nella sanità non sono meno di 3 mila persone.

Ma la più grande sacca di precariato si ritrova nel segmento pubblico degli enti locali. Sono infatti 140 mila i precari (su un totale di 500 mila lavoratori impiegati) che, come risulta dall’analisi della CGIL, sono così ripartiti in relazione alle varie forme contrattuali. I tempi determinati sono pari a 46 mila, 18 mila invece gli lsu, 13 mila i cococo e 4 mila gli interinali. Mentre invece ammontano a 55 mila i lavoratori che rientrano nella sezione ‘incarichi di consulenza’. Anche qui, come prima per la Sanità, si annidano almeno 10 mila finte partite Iva.

Il tutto quindi per un totale di poco meno di 200 mila precari in due settori strategici del pubblico impiego e che, sommati, contano nel totale un milione di lavoratori impiegati. Un nuovo allarme per cercare di “risolvere le storture prodotte dalla manovre finanziarie, in primis la finanziaria del 2010 (promossa dall’allora governo Berlusconi e dal ministro Giulio Tremonti) che stabilì la possibilità di rinnovare solo la metà dei contratti precari in scadenza nella Pa”; insieme alla previsione di un taglio netto di posti di lavoro decisa con la Spending Review. Ecco perché la CGIL ribadisce la necessità di “un provvedimento legislativo urgente, sulla linea di quanto fu deciso dal governo Prodi nel 2007, per dare immediata proroga ai contratti di lavoro precari a chi è in servizio da anni e addetto a funzioni fondamentali del sistema pubblico”.

 

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