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Lettera aperta all’ANCI Toscana attraverso il suo rappresentante Bruno Valentini, Sindaco del Comune di Siena

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Ottobre 18, 2014

logo_18ottobreLettera aperta all’ANCI Toscana attraverso il suo rappresentante Bruno Valentini, Sindaco del Comune di Siena

Sig. Sindaco,

Cogliamo l’occasione della sua recente delega in qualità di responsabile per l’ANCI Toscana al settore “Sviluppo Economico, Turismo, Cultura, Lavoro e Formazione” per sottolinearle le criticità del terzo settore.

La situazione delle cooperative sociali è fortemente condizionata dalla revisione della spesa messa in atto dagli enti pubblici, in primis dai Comuni.

Il taglio sugli appalti, la poca attenzione da parte degli enti sulla qualità del servizi, l’accettazione di offerte anche con un ribasso dal 15% fino al 50%, in deroga alla legge regionale sugli appalti pubblici (che bloccherebbe gli appalti al di sotto del 5% di ribasso) genera conseguenze sul lavoro e sui servizi drammatiche: cassa integrazione, mobilità (non retribuita – per le cooperative), licenziamenti. E quindi abbassamento della qualità, poca professionalità, utilizzo del personale con meno qualifiche e competenze.

Sono pochissime le aziende che fanno ricorso agli inadempimenti regionali. “Cane non mangia cane” direbbe qualcuno, in un mondo nel quale molte cooperative si presentano con ribassi elevati nei territori.

Come garantire i servizi con costi dimezzati? Si sta verificando un arretramento delle cooperative di “qualità” e l’avanzata nel mercato di cooperative “poco qualificate”, con scarsi punteggi, un basso accreditamento nei parametri qualità e scarse professionalità.

Gli enti pubblici, in particolari i Comuni, seguono la legge del risparmio a discapito dei servizi e accettano un abbassamento della qualità nel socio assistenziale e nell’infanzia, pur di spendere meno.

Chi paga? Le fasce più deboli della popolazioni: anziani, bambini, disabili.

La soluzione ci sarebbe. Dare uno Stop agli appalti al ribasso imponendo un limite oltre il quale si è fuori dalla gara e il rigido rispetto della legge regionale. Imporre un punteggio certo sulla gara e una graduatoria certa sulla qualità dell’offerta progettuale. Creare un sistema di verifica successiva del progetto di appalto, anche attraverso l’affidamento del controllo a istituzioni “esterne”, rappresentative delle parti sociali direttamente interessate (comitati genitori, comitati infanzia, ecc.).

Il terzo settore nel territorio senese interessa importanti cooperative che garantiscono servizi sul “fine e inizio vita”: Mediterranea (550 addetti), Zelig (150 addetti), Consorzio Archè (500 addetti), Isola (150 addetti su Siena). A queste si aggiunge la Di Vittorio (più grande sul territorio toscano). Con le cooperative medie e piccole si arriva ad un totale di oltre 3000 addetti. Mentre tutto il mondo delle cooperative, comprese quelle dei servizi (mense scolastiche, pulizie, tecnici alberghieri, turismo, commercio – coop. di consumo), supera gli 8000 addetti.

I lavoratori dei settori privati che offrono servizi pubblici ricevono salari a parità di qualifica inferiori anche oltre il 25%. Alle differenze salariali pesano condizioni di lavoro inferiori. Meno diritti su orario, tutele, aggiornamento professionale. Una tendenza che va invertita.

Ma intervenire sul terzo settore significa anche spezzare due pericolosi circoli “viziosi”.

Il primo riguarda la donna, sulla quale spesso ricadono i servizi di cura, sia come lavoratrice che come componente familiare: se in una famiglia con un neonato e un anziano non autosufficiente, in questo periodo di crisi (il costo di una casa di riposo varia dai 70 ai 90 euro al giorno), è costretta a scegliere tra il suo lavoro e la cura, rinunciando a lavorare per occuparsi direttamente dei propri cari, non solo perde la sua indipendenza e autonomia, ma decidendo di restare a casa ad accudirli spesso “toglie” indirettamente lavoro ad altre 2 donne (l’educatrice e la badante).

Il secondo “circolo vizioso” riguarda gli enti: decidendo di fare economie tagliando sul sociale, il risparmio indirettamente genera anche meno introiti provenienti dall’indotto della cura alla persona e fa diminuire anche le entrate dell’ente.

Per queste ragioni chiediamo a Lei e all’ANCI di imporre ai Comuni scelte diverse a favore dei più deboli e per un lavoro sicuro per chi lavora al servizio della comunità.

Cordiali saluti.

FP CGIL, FP CISL, UIL FPL, UILPA Siena

Siena, 18 ottobre 2014

Argomenti: cooperative, cooperative sociali, FP |