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Intervista di Susanna Camusso a ‘La Repubblica’

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 3, 2015

CamussoPAIntervista di Susanna Camusso a ‘La Repubblica’
01/08/2015 da www.cgil.it

 

La Cgil non ci sta a essere usata in modo strumentale dal premier per recuperare il voto moderato». Susanna Camusso, segretaria della Cgil, risponde così a Matteo Renzi. E attacca: «E’ il governo che incoraggia i sindacatini».

Renzi dice che nei sindacati ci sono più tessere che idee. Vuole rispondergli?
«Il premier preferisce, evidentemente, avere a che fare con organizzazioni poco rappresentative. La Cgil ha oltre 5 milioni di iscritti. Abbiamo, è vero, un duro lavoro da fare per trovare la sintesi ma a noi piace praticare il pluralismo. Non siamo abituati a dividerci tra gufi e non gufi. Ma non mi stupisce la sua posizione. Sarà cominciata una nuova campagna d’estate».

Che cosa intende?
«Lo scorso anno i mesi estivi trascorsero a dibattere sull’articolo 18. Quest’anno, forse perché ritiene di risalire nei consensi, Renzi attacca i sindacati. Pensando in questo modo di recuperare nell’elettorato moderato».

Se pensa questo è perché anche voi non siete troppo popolari…
«Noi non siamo un partito politico che vive aggrappato ai sondaggi. Cgil,Cisl e Uil rappresentano insieme più di 11 milioni di cittadini italiani e per questo provano a difendere gli interessi del lavoro. Il premier si comporta come se noi non esistessimo. O meglio prova a usarci in modo strumentale per creare un nemico».

La polemica nasce dal fatto che ormai basta uno sciopero per bloccare aeroporti e servizi pubblici. Non è un colpo all’immagine del Paese?
«C’è una legge sugli scioperi nei servizi pubblici. Si può migliorare ma non sono gli scioperi dei grandi sindacati a creare il caos. Ci sono regole e tempi di preavviso e noi rispettiamo sempre quelle norme».

All’Alitalia sono bastati 25 piloti…
«Appunto».

Intervistato da Repubblica il ministro Delrio propone di stabilire per legge chi ha diritto a rappresentare i lavoratori e chi no. E d’accardo? «Lo scorso anno Cgil, Cisl e Uil hanno firmato insieme alle associazioni degli imprenditori un accordo che stabilisce delle regole. Determina come si misura la rappresentanza e come si rendono validi gli accordi con il voto dei lavoratori. Basta tradurre quell’accordo in legge».

La Cisl è contraria… «La Cisl teme che la legge sia l’occasione per un’invasione di campo della politica. Ma se la legge si limita a riprodurre l’accordo che abbiamo firmato tutti per gli scioperi nei servizi pubblici, non vedo quale possa essere il problema».

II governo teme le inziative estamporanee dei sindacatini… «Il governo dovrebbe evitare di incoraggiarli incentivando il corporativismo».

E successo?
«Certo. Riunione sul decreto per la buona scuola. Appuntamento a Palazzo Chigi. La legge del pubblico impiego dice che partecipano alle trattative i sindacati che rappresentano almeno il 5 per cento dei lavoratori. Al tavolo spuntano sindacati e associazioni ben al di sotto di quella soglia».

Chi li aveva fatti entrare?
«Il governo naturalmente. Immagino li avesse invitati sperando che creassero un clima favorevole al provvedimento. Non gli andata bene».

Sarà stato un episodio…
«E’ una prassi diffusa. Non lo fanno solo i governi ma anche alcune associazioni di imprenditori. Tempo fa una piccola associazione di cooperative aveva firmato un contratto con un sindacato sconosciuto. Sono i contratti-pirata. Il nuovo accordo garantisce buste paga più basse dei contratti firmati con Cgil, Cisl e Uil».

Una legge sulla rappresentanza renderebbe impossibile tutto questo?
«Con una legge sulla rappresentanza si stabilirebbe chi ha titolo ad approvare i contratti approvati dai lavoratori».

Allora il problema è risolto. Voi siete d’accordo, il ministro Delrio è d’accordo: quanto tempo è necessario per avere la legge?
«Bisogna vedere se è d’accordo il premier. Perché una legge che stabilisce quali sono i sindacati davvero rappresentativi costringerebbe poi il governo a trattare con noi mentre mi sembra che Renzi tenda a negare il ruolo dei sindacati».

Insomma, il braccio di ferro con il governo prosegue. Renzi annuncia il taglio delle tasse alle imprese. Non va bene?
«Per la precisione Renzi ha annunciato il taglio delle tasse sui profitti. Così ci troveremo nella paradossale situazione di avere più tasse in busta paga che sugli utili delle aziende. Se Renzi vuole favorire gli investimenti tagli le tasse sugli investimenti. Detassando i profitti invece tratta allo stesso modo gli imprenditori che rischiano e investono e quelli che si danno alla speculazione finanziaria».

Insomma, la campagna d’estate promette scintille…
«Non per nostra iniziativa. Se invece di fare campagne si aprisse un dialogo sociale con chi rappresenta davvero i lavoratori, forse tutti insieme garantiremmo un futuro al Paese».

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