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Crisi: Camusso, troppa inerzia. Le vertenze vanno risolte

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 29, 2012

Crisi: Camusso, troppa inerzia. Le vertenze vanno risolte

La leader della CGIL in un colloquio con il quotidiano ‘l’Unità’ in occasione della festa della CGIL di Forlì è tornata a ribadire l’urgenza di un “cambio di rotta” per evitare un autunno ancora più caldo. “Bisogna ripartire dal lavoro. Per farlo servono risorse pubbliche e private determinate da politiche economiche che partano da una patrimoniale e da un intervento pubblico in economia

29/08/2012 da www.cgil.it

er evitare un autunno ancora più caldo il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, torna a chiedere al Governo “un cambio di rotta e risposte in tempi brevissimi”. La leader della CGIL nel corso della serata conclusiva della festa della CGIL Forlì in un colloquio con il giornalista de ‘l’Unità’ Massimo Franchi, ribadisce nuovamente l’urgenza di risolvere le troppe vertenze ancora aperte al Ministero dello Sviluppo economico e accusa il Governo di “troppa inerzia”.

“La Sardegna – ha sottolineato Camusso – è piena di vertenze aperte da un tempo infinito, bisogna cominciare subito a costruire delle soluzioni, altrimenti l’esasperazione inevitabilmente si allargherà, perché in una zona come il Sulcis chiudere un’azienda per i lavoratori significa non avere più prospettive”.

Il Segretario Generale della CGIL invoca, quindi, un “cambio di rotta”, ma avverte: “se la risposta, invece della patrimoniale, è la social card significa che il governo ha un’idea di modello economico e sociale diverso dal nostro, e non solo che non ci sono risorse”, quel modello  che, secondo la dirigente sindacale “ci ha portato nella crisi e che non ci sta facendo uscire: fatti di tagli al welfare e agli investimenti”. Per contrastarlo Camusso indica alcune ricette: “bisogna ripartire dal lavoro, da un’idea di dignità delle persone attraverso la creazione di posti di lavoro. Per farlo servono risorse pubbliche e private determinate da politiche economiche che partano da una patrimoniale e da un intervento pubblico in economia. Questo è il nostro Piano del lavoro, che parte – conclude – da un’idea di Paese che riconosce diritti e libertà alle persone proprio per ridare dignità al lavoro stesso”.

Argomenti: CGIL |

Lavoratori SMS in stato di agitazione

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 28, 2012

Le Organizzazioni Sindacali FILCAMS CGIL e UILTUCS di Siena e i lavoratori della cooperativa ZELIG che operano al Santa Maria della Scala riuniti in assemblea, consapevoli della situazione sicuramente incerta e pesante nonostante la gradita notizia dell’attenzione e dello stanziamento da parte della Regione Toscana, che ringraziamo, dei 400mila euro per il Santa Maria, non possono ancora guardare con serenità al loro futuro.

Infatti ad oggi parliamo comunque di una chiusura al 31 agosto 2012, quindi di un ricorso per 30 addetti agli ammortizzatori sociali per gestire la fase transitoria, in attesa di un nuovo bando per l’affidamento del servizio, con tutti i problemi sia economici che personali che i lavoratori dovranno affrontare a seguito di questa situazione che certamente non hanno creato ma che si vedono costretti a subire.

La cosa migliore sarebbe che il Commissario del Comune di Siena Laudanna, visto anche l’impegno economico importante della Regione, il particolare momento di alta stagione turistica e l’impatto che su di esso avrebbe la chiusura del Santa Maria della Scala, anche in relazione alla candidatura di Siena a capitale europea della cultura 2019, ci ripensasse e trovasse una soluzione transitoria onde evitare la chiusura al 31 agosto. La gestione dell’appalto operata qualche anno fa e il commissariamento del Comune hanno determinato in buona parte questa situazione. Oggi sentiamo manifestarsi tanto interesse intorno al Santa Maria: speriamo che tutto questo aiuti a trovare una soluzione rapida e definitiva.

Purtroppo non ci sono le condizioni per poter guardare al futuro in modo ottimistico, ci preoccupa il presente ma soprattutto il futuro di questa struttura e di conseguenza di tutti i lavoratori che a vario titolo le gravitano intorno.

Vogliamo ribadire con forza la richiesta che nel nuovo bando sia inserita la clausola di salvaguardia per i lavoratori attualmente occupati al Santa Maria (come nel vecchio bando), con la possibilità del mantenimento per tutti del proprio posto di lavoro e degli attuali livelli salariali, così come previsto a suo tempo dal protocollo firmato da Comune di Siena e Organizzazioni Sindacali.

Siamo consapevoli del momento di difficoltà che sta attraversando tutto il territorio senese, il tessuto produttivo ed anche quello dei servizi, ma non possono pagare sempre i lavoratori. Non ci arrendiamo a questa logica e vogliamo lottare tutti insieme per venirne fuori nel miglior modo possibile, vigilando giorno per giorno su quanto sta accadendo e proclamando fin da oggi lo stato di agitazione, riservandoci ogni tipo di iniziativa possibile per difendere i posti di lavoro messi in discussione.

FILCAMS CGIL, UILTUCS e i lavoratori della cooperativa ZELIG

Siena, 28 agosto 2012

Argomenti: FILCAMS |

Lavoratori della ‘Cotto Senese’: continuano le difficoltà

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 27, 2012

Continuano le difficoltà per i lavoratori della “Cotto Senese” di San Quirico d’Orcia.

L’azienda, che conta attualmente 75 dipendenti e che come tutte le imprese dei laterizi della provincia di Siena è da tempo fortemente investita dalla crisi del settore delle costruzioni, ha già fatto ricorso dal 2009 ad una cassa integrazione ordinaria e a seguire a 12 mesi di cassa straordinaria per crisi che scadrà domani 28 agosto, ammortizzatori sociali che hanno interessato circa la metà della forza lavoro.

“Due settimane fa – spiega Fabio Seggiani, Segretario Generale della FILLEA CGIL di Siena – abbiamo sottoscritto con l’azienda un accordo quadro che prevede il mantenimento della produzione in base alla richiesta del mercato, consapevoli che gli esuberi annunciati dalla Cotto Senese nel 2011 nel piano di ristrutturazione aziendale, circa la metà delle maestranze, sono strutturali. La nostra azione è stata quindi improntata a fare in modo che gli esuberi dichiarati non si concretizzassero in mobilità per i dipendenti e che si procedesse ad un nuovo percorso di ammortizzatori sociali che tutelassero i lavoratori e li accompagnassero verso una nuova ricollocazione in un mercato del lavoro in fortissimo stallo, anche considerando il fatto che molti di loro sono ultracinquantenni con quasi 40 anni di contributi e che con le nuove norme si sono visti sfuggire la possibilità di andare in pensione”.

“Oggi invece – denuncia Seggiani – la nuova pianta organica produttiva che ci è stata presentata dall’azienda prevede un organico ancora più ridotto, e tra l’altro a nostro avviso insufficiente per mantenere il livello che contraddistingue il marchio ‘Cotto Senese’ che ha fatto proprio dell’alta qualità un valore aggiunto del suo prodotto che le ha permesso fino ad oggi di rimanere sul mercato”.

“In base a questa inaspettata novità – conclude il Segretario – la FILLEA CGIL insieme alla RSU ha indetto subito l’assemblea dei lavoratori per discutere del nuovo scenario e ha richiesto un incontro urgente alla Proprietà per manifestare la contrarietà alla scelta aziendale e per capire quali siano in realtà le intenzioni della Cotto Senese riservandosi successive azioni da intraprendere”.

 Siena, 27 agosto 2012

Argomenti: aziende, FILLEA |

Marcia lavoratori Floramiata: le foto

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 27, 2012

ecco alcune foto della marcia dei lavoratori di Floramiata che si è svolta stamani: http://www.flickr.com/photos/12762651@N02/sets/72157631272674940/show/

Argomenti: amiata, aziende, FLAI |

P.A.: tutti i tagli della spending review

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 27, 2012

P.A.: CGIL, tutti i tagli della spending review

La CGIL in un dossier analizza le conseguenze della revisione della spesa pubblica nei settori interessati. Contro l’ennesimo intervento che attacca il lavoro pubblico è stata indetta la mobilitazione, e lo sciopero il 28 settembre dalle categorie del lavoro pubblico di CGIL ed UIL.

26/08/2012 da www.cgil.it

La spending review non riguarda solo i ministeri e gli enti pubblici nazionali. Solo per questi settori il governo ipotizza non meno di 11.000 eccedenze ( 5500 nei Ministeri e 5600 negli enti pubblici) derivanti dal taglio degli organici ( – 20% per la dirigenza e 10% per il restante personale). Già questi numeri porteranno problemi di funzionamento di alcune delle strutture interessate (Inps;Inail; etc). In realtà tutte le pubbliche amministrazioni sono interessate alla spending review. visto che sono e/o saranno interessate dai processi di riorganizzazione e dagli interventi sulle dotazioni organiche che vengono ridotte o verranno ridefinite come nel caso degli enti locali, prima delle loro riorganizzazioni. Anche i processi di riorganizzazione avranno ulteriori conseguenze sugli organici – dopo il taglio – come nel caso delle province o della presenza degli uffici ministeriali nel territorio. E’ l’analisi della CGIL in vista dei nuovi appuntamenti con il ministro della Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi.

 

Si tratta di una vertenza complessa, viste le differenze di merito, l’intreccio degli interventi legislativi, la tempistica, la strumentazione adottata contraddittoria e non priva di “buchi”. Per semplificare e tentare di dare un quadro complessivo, ecco una scheda riassuntiva sui settori interessati dalla spendig review.

MINISTERI, così come gli ENTI PUBBLICI sono tutti interessati al taglio delle dotazioni organiche e solo dopo a processi di riorganizzazione, compresa la razionalizzazione della presenza nel territorio in seguito alla definizione delle nuove province ed alla unificazione dei servizi comuni tra le amministrazioni centrali. La presenza dello Stato nel territorio riguarda non meno di 100.000 lavoratori. E come viene affermato nella legge ciò potrebbe determinare nuove eccedenze con processi di mobilità verso “posti” che nel frattempo sono stati tagliati. Tale è l’effetto derivante anche dalla diversa tempistica con la quale vengono assunti io provvedimenti. Occorre chiarire con nettezza a chi si applicano le norme sui prepensionamenti, sui quali peraltro è chiaro il giudizio della CGIL.

ENTI LOCALI questo comparto che occupa non meno di 500.000 unità è oggetto di vari interventi: la ridefinizione delle dotazioni organiche (rapporto dipendenti/popolazione) che deve comprendere anche le societàvigilate dagli enti locali. Se gli enti sforeranno tale nuovo rapporto standard  non potranno assumere e/o dovranno ridurre le loro dotazioni organiche . Il Governo quantifica ( con sconosciuti parametri) in 13.000 gli esuberi che potrebbero aversi a seguito di tali operazioni. Ma contemporaneamente e in contraddizione con tale previsione vengono destinate agli enti locali le funzioni amministrative che lo Stato demandava alle disciolte province con “ nuovi possibili organici” in una tempistica successiva a quella dei precedenti provvedimenti.
Infine gli enti locali fino a 5000 abitanti ( circa 5000) saranno gradualmente interessati alla costituzione delle unioni  con funzioni che passeranno dai singoli comuni a queste nuove strutture e con possibili eccedenze.

LE NUOVE PROVINCE. ( circa 60.000 lavoratori) Riduzione del loro numero, riduzione delle loro funzioni, passaggio delle competenze amministrative dello Stato dalle province ai Comuni, determineranno processi di complessa definizione( mobilità, gestione delle eccedenze, garanzie contrattuali, garanzie di mantenimento del lavoro, garanzia del mantenimento dei servizi al territorio). In particolare la funzione “lavoro”, cruciale in questa fase di crisi e che non viene più citata che oggi vede al lavoro non meno di 5000 precari e dalla garanzia dei diritti contrattuali dei lavoratori che dalle province si sposteranno verso altri settori pubblici. Anche in questo comparto, così come in tutti gli altri nella fase di definizione di tutti i processi non vi potranno essere nuove assunzioni e/o processi di stabilizzazione di lavoratori precari.

Inevitabilmente il nuovo disegno del territorio comporterà ricadute sulle Regioni, la loro organizzazione, le loro dotazioni organiche.

SOCIETA’ VIGILATE A tali processi occorre poi aggiungere quelli indotti derivanti dagli  interventi di ridimensionamento delle società vigilate dalle amministrazioni pubbliche centrali, regionali, comunali, nonché gli effetti che si determinano nel sistema delle imprese che forniscono servizi e/o beni alle pubbliche amministrazioni i cui comportamenti sono vincolati dagli interventi in tema di riduzione di acquisti e conseguentemente di forniture di beni e servizi ( BONDI). Come si vede si tratta di un intervento massiccio, negativo non solo per gli effetti, ma anche sul piano della Riforma delle Pubbliche Amministrazioni che si riduce all’ennesimo intervento sul lavoro. E’ necessario chiedere al governo e alle altre istituzioni territoriali, a partire dall’incontro programmato per il 4 settembre e con il ministro della pubblica amministrazione non solo un quadro complessivo di insieme di tutti i processi in atto, ma anche una strumentazione e sedi di confronto centrali e locali per governare processi che rischiano di determinare espulsioni dal lavoro o violazione di norme contrattuali.

Proprio da questo quadro si conferma che si è in sostanza in presenza di un massiccio processo di ridimensionamento del sistema pubblico i cui effetti sulla invarianza dei servizi ai cittadini e sul lavoro pubblico sono tutti da verificare, come da verificare sono le conseguenze sul lavoro precario al servizio delle amministrazioni pubbliche. L’oggetto del confronto che si aprirà con il Ministro della Pubblica Amministrazione ha questa dimensione. Deve impegnare l’intero governo e per le parti proprie i restanti soggetti istituzionali. Deve concludersi, differentemente con quanto ad oggi è avvenuto con il Protocollo del 3 maggio, con soluzioni condivise che vincolano il Governo e le altre parti pubbliche con le quali salvaguardare i servizi ed il lavoro e dare continuità al lavoro precario. Poiché si tratta di processi che hanno tempi, strumentazioni e soggetti diversi come attori, occorre costruire un confronto generale con tutti i soggetti interessati e lì definire le regole necessarie per evitare concretamente che tali processi segnino una riduzione dei servizi alle persone ed un ridimensionamento “senza protezioni” del lavoro pubblico nel suo complesso. In questa direzione oltre che contro l’ennesimo intervento contro il lavoro pubblico dopo la stagione di Berlusconi, è stata indetta la mobilitazione, e lo sciopero il 28 settembre dalle categorie del lavoro pubblico di CGIL ed UIL.

 


Argomenti: CGIL |

L’assemblea dei lavoratori di Floramiata conferma la marcia di lunedì

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 24, 2012

Oggi l’assemblea dei lavoratori di Floramiata, informata dalle Organizzazioni Sindacali dell’esito dell’incontro istituzionale di ieri, ha registrato con attenzione l’impegno delle Istituzioni. Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil e l’assemblea hanno condiviso la proposta di ricerca di nuovi partner, ritenendola necessaria ed auspicabile per avere certezze per il futuro dell’azienda e per la garanzia dell’occupazione.

Resta l’urgenza e la necessità di un intervento finanziario immediato per pagare gli stipendi arretrati.

L’assemblea dei lavoratori ha confermato il percorso di mobilitazione e l’iniziativa di lunedì mattina, auspicando che nel frattempo maturino proposte concrete.

Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Siena e l’assemblea dei lavoratori

Piancastagnaio, 24.08.2012

Argomenti: amiata, aziende, FLAI |

Lunedì 27 agosto marcia dei lavoratori dell’azienda Floramiata

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 23, 2012

Lunedì 27 agosto i lavoratori dell’azienda Floramiata di Piancastagnaio effettueranno una marcia che si svolgerà con le seguenti modalità:
 
·         ore 8.00: ritrovo davanti ai cancelli dell’azienda (Loc. Casa Del Corto – Piancastagnaio)

·         ore 8.30: partenza della marcia (percorso: Casa del Corto – Str. Provinciale del Monte Amiata per Piancastagnaio – via Florindo Guerrini – via Giuseppe Garibaldi – piazza Matteotti – via Cavour – giardini Nasini – viale Antonio Gramsci – via delle acacie – via Grossetana)

·         dalle ore 11.00 circa alle ore 12.00 circa: assemblea dei lavoratori davanti all’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia (dentro il parco)

Siena, 23 agosto 2012

Argomenti: amiata, aziende, FLAI |

Claudio Guggiari interviene sulla crisi occupazionale

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 22, 2012

La Toscana sta affrontando una gravissima crisi occupazionale e purtroppo la provincia di Siena presenta una delle situazioni più critiche, con un aumento del 48% delle ore di cassa integrazione nei primi 7 mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

“La situazione – spiega Claudio Guggiari, Segretario Generale della CGIL di Siena – è destinata a peggiorare, anche in considerazione delle vertenze aperte per crisi aziendali che necessitano urgentemente di trovare sbocchi positivi, una per tutte Floramiata, e delle forti criticità che presentano i settori del camper e dell’edilizia (per non parlare delle incertezze che riguardano il Santa Maria della Scala ed altre realtà lavorative). Le nostre caratteristiche territoriali di impresa, di dimensione piccola, e l’assenza quasi totale di innovazione e qualità, non aiutano. Molto ci sarebbe da aspettarsi dal sistema imprenditoriale e creditizio e perciò non vanno demonizzati i tentativi istituzionali rivolti a favorire la continuazione delle esperienze imprenditoriali già presenti e significative”.

Nello specifico, per quanto riguarda il settore dell’artigianato senese, nel mese di giugno l’ente bilaterale C.I.A. (Cassa Integrazione Assistenza) ha accolto richieste di Fondo Sostegno al Reddito per ben 10.855 ore, confermando un ricorso alle prestazioni quasi tre volte maggiore rispetto a quanto registrato mediamente nello stesso periodo dell’anno scorso. Questo preoccupante dato lo si può meglio evidenziare mettendo a confronto i dati del primo semestre 2011 con quelli dei primi sei mesi dell’anno in corso: 28.448 ore contro le attuali 77.850. I settori produttivi che hanno maggiormente usufruito delle prestazioni C.I.A. sono stati: legno, lavorazione marmi e lapidei, metalmeccanica, impiantistica, pelletteria.

“Anche la vicenda del Monte dei Paschi – continua il Segretario – riveste un’importanza fondamentale, soprattutto alla luce delle ricadute che il riassetto del Gruppo in discussione avrà sul territorio. Oggi è necessario che gli attori contrattuali si concentrino più che altro sulla trattativa in corso e quindi che l’Azienda garantisca la possibilità di esplorare fino in fondo nel merito come il piano industriale deve variare per garantire l’occupazione e le condizioni degli addetti anche in riferimento alla riconquista di una necessaria redditività e l’ancoraggio fondamentale all’attività di retail”. “In considerazione della situazione istituzionale anche la Fondazione MPS – sottolinea Guggiari – è chiamata a sviluppare un ampio coinvolgimento anche delle parti sociali, soprattutto se il nuovo statuto dovesse essere approvato nei tempi indicati dal suo Presidente”.

“Per quanto riguarda la trasformazione delle Province – conclude il Segretario – vogliamo sottolineare come la storia della CGIL possa insegnare qualcosa, e soprattutto a guardare con obbiettività e pragmatismo la questione. Le nostre strutture territoriali, le Camere del Lavoro, figlie delle società di mutuo soccorso, sono nate negli ultimi decenni dell’Ottocento, quindi molto prima delle Provincie, per rappresentare proprio quelle istanze dei lavoratori e dei cittadini di un territorio che a parer mio non sono certo venute meno. Attualmente la Provincia si occupa di tutte quelle questioni relative agli assetti di programmazione e di sviluppo e la sua trasformazione rappresenterebbe il totale disarmo del territorio dal punto di vista della crescita e dello stato sociale, uno stravolgimento dell’assetto territoriale che produrrebbe una diminuzione dei servizi, dell’occupazione e meno democrazia. Pensiamo che il tema debba essere approfondito e sviscerato con lucidità per evitare che si creino più difficoltà e disservizi di ciò che si dice di voler superare, a partire dalla presa d’atto di una evoluzione socio economica che ha già ridisegnato nella sostanza confini politici territoriali di vario livello”.

Siena, 22 agosto 2012

Argomenti: CGIL |

Ancora in sciopero i lavoratori di Floramiata

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 21, 2012

Prosegue la battaglia dei lavoratori di Floramiata.

Ieri, con un confronto ed un dibattito molto partecipato, l’assemblea delle maestranze, dopo l’esito negativo dell’incontro di venerdì scorso tra Azienda ed Organizzazioni Sindacali ed un’altra corresponsione mancata di salario (ieri doveva essere pagato il mese di luglio), ha condiviso all’unanimità la prosecuzione dello sciopero con un’intensificazione di 3 ore e mezza giornaliere dalle 9.30 alle 13.

“Una decisione pesante – spiegano i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil – ma non c’è rassegnazione fra i lavoratori, c’è tutta la rabbia per una gestione aziendale ormai incomprensibile e la volontà comunque di salvare un’azienda con le sue produzioni, che sono la speranza per il futuro”.

L’attenzione dei lavoratori è rivolta anche alle Istituzioni, a partire da quelle del territorio affinchè ci sia la massima attenzione e l’impegno per ricercare soluzioni a questa difficile vertenza.

Nelle prossime settimane ci saranno due importanti appuntamenti proprio con le Istituzioni: giovedì 23 in Provincia e mercoledì 29 in Regione.

“Ci auguriamo – sottolineano le Organizzazioni Sindacali – che da questi incontri possano emergere percorsi che aiutino ad intravedere un futuro”.

Le azioni future saranno decise nell’assemblea dei lavoratori di venerdi prossimo.

Siena, 21 agosto 2012

Argomenti: amiata, aziende, FLAI |

Camusso: “Lo Stato intervenga in economia anche acquistando quote”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 20, 2012

Lo Stato intervenga in economia anche acquistando quote

In una intervista al quotidiano l’Unità, il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, parla della crisi e delle possibili vie d’uscita a partire dal caso Ilva e dalla fine dell’epoca Marchionne. La Cassa depositi e prestiti potrebbe comprare quote di società, per poi ricollocarle sul mercato a crisi passata. Oppure finanziando direttamente progetti industriali che ci consentano di mantenere in Italia settori fondamentali

19/08/2012 da www.cgil.it

Segretario Camusso, passato il Ferragosto la tenuta dell’euro torna a traballare. È preoccupata?

 

«Paradossalmente si inseguono falchi di vario genere che sembrano non avere in mente cosa vorrebbe davvero significare la fine della moneta che regge comunque una delle più importanti economie del mondo. In alcune uscite vedo uno spirito vendicativo da parte di esponenti di nazioni che hanno prosperato anche sui debiti dei Paesi del Mediterraneo. Dal quadro comunque esce tutta la debolezza della costruzione europea: il tema vero è quello di una moneta senza Stato e governo, con una banca centrale che non ha i poteri delle banche nazionali. Questa è la vera sfida che va affrontata, il resto sono solo tentativi di via di fuga».

Voi sindacati sembra però non riusciate a farvi sentire…

«Sebbene la crisi rischi di farci tornare a linee difensive a livello di singoli Stati, abbiamo una posizione unitaria di contrarietà al Fiscal Compact a cui hanno contribuito in maniera fondamentale i sindacati di Francia e Germania. Anche senza grande effetto mediatico, la Confederazione europea sta preparando l’appuntamento del 25 settembre a Madrid dove ci ritroveremo tutti per contestare la politica rigorista e per esprimere solidarietà alla Spagna».

Monti intanto ha rilanciato il tema della Spending review dicendo di aspettarsi molto dal piano di tagli di Bondi: si parla di altri 10 miliardi…

«Contrastare gli sprechi e selezionare la spesa sarebbe un’idea giusta. Peccato che già per il primo decreto si trattava solo tagli lineari e tagli all’occupazione. Faccio notare che il taglio delle società che lavorano per Comuni ed enti locali è semplicemente un taglio di posti di lavoro che produrrà disoccupazione e recessione. Per noi spreco è quando si inventano società pubbliche solo per creare posti nei consigli di amministrazione. Un segnale che andrebbe dato per esempio è quello di pagare i manager pubblici con titoli di Stato».

La ministra Fornero invece parla di «dignità del lavoro» e «autunno caldo». Un colpo di sole o sta cambiandoqualcosa?

«Io mi auguro che invece siano parole figlie di una riflessione sul fatto che il più grande problema del Paese è il lavoro che non c’è e come questo si coniughi con i diritti delle persone. Ma ci vuole coerenza tra dichiarazioni e fatti e finora non c’è stata. Per settembre la preoccupazione è altissima, vediamo incombere gravissimi problemi anche tra le piccole imprese e le conseguenze che anche i provvedimenti sbagliati presi nella riforma del lavoro sulla riduzione degli ammortizzatori sociali peggioreranno la situazione. Le scelte del governo sono state solo politiche di rigore e non di sviluppo. Ci continuano a raccontare che il decreto Sviluppo e le riforme strutturali daranno risultati negli anni prossimi e invece qua stiamo affondando di mese inmese. Servono provvedimenti qui e ora per difendere quel poco di lavoro che è rimasto e ricominciare a redistribuire reddito, che è l’unica strada per lo sviluppo».

Dunque voi chiedete un cambio di rotta deciso e provvedimenti immediati?

«Ci si deve dire con onestà che Paese vogliamo essere. Siamo sempre la seconda economia industriale in Europa: vogliamo rimanerlo? Se sì serve salvaguardare il nostro patrimonio industriale. E, visto che per la crisi investimenti esteri non ce ne sono e molti imprenditori italiani stanno scappando dal Paese, io credo che sia meglio decidere che sia direttamente lo Stato ad investire».

Uno Stato interventista che nazionalizza aziende private? Ma con quali fondi?

«Ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti per comprare quote di società, per poi ricollocarle sul mercato a crisi passata. Oppure finanziando direttamente progetti industriali che ci consentano di mantenere in Italia settori fondamentali».

Sta pensando anche alla Fiat?

«Noto che la stagione di innamoramento collettivo per il suo amministratore delegato sembra al tramonto. Per decenni la politica ha difeso la Fiat come unico produttore possibile di auto in Italia. L’Ad ha salvato la Chrysler grazie ai fondi di Obama, ma non ha certamente salvato la Fiat. È ora di rompere quest’idea e di creare le condizioni per cui ci siano altri produttori in Italia».

Ecco, lei crede che tutte queste riforme si possano approvare entro fine legislatura? Il governo è abbastanza forte o sarebbe meglio andare a votare per creare subito le condizioni per una svolta?

«Credo che un governo tecnico in quanto tale abbia sempre dei problemi di durata anche a causa della maggioranza composita che lo sostiene. Basta vedere le difficoltà che incontra su un tema importantissimo come la legge sulla corruzione, dove una parte significativa della maggioranza si mette di traverso. Quindi o si riescono in tempi brevissimi a superare questi ostacoli o c’è il pericolo di non riuscire a fare quelle scelte importanti di cui abbiamo bisogno. In questo caso penso sia meglio non approfondire la recessione del Paese e andare subito al voto»

Il governo intanto ha rispolverato l’espressione politica industriale per l’IIva. La responsabilità della situazione è più della politica o dell’azienda?

«Il governo è intervenuto facendo una cosa giusta e necessaria, impegnandosi per la bonifica. L’azienda invece è ancora troppo reticente sugli investimenti, sia sul piano della quantità che della qualità. Noi abbiamo chiesto di aprire una vera e propria vertenza con la nuova dirigenza per definire in maniera precisa gli interventi necessari e la loro entità. Sapendo che manipoliamo una vicenda molto intricata e delicata, è però reale il rischio di bloccarsi in una contrapposizione tra lavoro e salute che rischia di far passare l’idea nefasta che ogni produzione è negativa e mette a repentaglio l’ambiente».

 

 

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