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Crisi: Epifani, l’azione di governo rallenta la ripresa in Italia

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 26, 2010

Crisi: Epifani, l’azione di governo rallenta la ripresa in Italia
La fase che stiamo attraversando impone una svolta radicale nelle politiche economiche e sociali del paese. Con la crescita all’1% necessari 7 anni per recuperare il terreno perso.
26/09/2010 da www.cgil.it

E’ il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, a prendere la parola durante la seconda festa della CGIL Campania, nella splendida cornice degli ex Molini Marzoli, un complesso industriale dismesso, ed ora in via di recupero, sul porto della città di Torre del Greco, a pochi passi da Napoli, sede che negli anni aveva già ospitato la locale festa del sindacato. Nell’intervenire il Segretario Generale della CGIL, rispondendo alle domande di Antonio Troise, giornalista del quotidiano ‘Il Mattino’, ha posto l’accento sui temi della crisi e della lenta ripresa che sta caratterizzando l’Italia, a differenza di altri stati Europei come la Germania. “Mentre noi cresciamo dell’1% la Germania viaggia sul 3-4% – ha spiegato Epifani – con questo ritmo in 12 mesi si troverà, la Germania, a recuperare il terreno perso durante la crisi, mentre noi per compiere lo stesso percorso dovremo aspettare, se le cose non cambiamo, 7 anni”. Secondo il leader della CGIL questi sono i problemi di cui dovrebbe occuparsi il paese e la politica, mentre ormai da tre mesi sembra che l’unico tema ad “ossessionare” l’agenda mediatica ed il dibattito sia solo la vicenda dei rapporti tra la proprietà della ‘casa di Montecarlo’, patrimonio della ex Allenza Nazionale, ed il resto del mondo.

Secondo il numero uno di Corso d’Italia, nel nostro paese, si sta verificando esattamente quello che la CGIL aveva previsto, “se si affronta la crisi – ha sottolineato il sindacalista – soltanto difendendo i conti pubblici, e non si mettono in campo politiche di sviluppo e sostegno ai consumi, è inevitabile perdere il vento della ripresa”, come sta anche sostenendo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. In questo momento, prosegue Epifani, “il governo, che ci aveva detto che noi stavamo meglio degli altri, non sa più che dire”, perché affrontare la questione significherebbe ammettere che le politiche messe in campo hanno prodotto una situazione in cui, mentre un 20% della nostra economia cresce, rappresentando la quota di esportazione e ‘prodotto manifatturiero’ che sta reggendo bene la prova dei mercati internazionali, l’altro 80% non fa altrettanto. Proprio a causa dei tagli indiscriminati messi in campo dal governo che hanno generato mancanze nelle infrastrutture e negli investimenti in ricerca.

Gli stessi numeri ricordati dal Segretario Generale della CGIL non fanno che confermare la gravità della situazione: nell’ultimo mese, in Italia, si sono persi 170mila posti di lavoro rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, 700mila persone sono in cassa integrazione e sono andati persi quasi un milione di posti di lavoro nei due anni e mezzo precedenti. A tutto questo vanno aggiunti i 100mila precari dei settori pubblici senza più occupazione e il dramma giovanile che ne consegue. Il tutto, ha ricordato Epifani, senza un ministro dello sviluppo economico ed un vera idea di politiche industriali.

Il leader della CGIL ha poi sottolineato che fino ad ora il sindacato ha governato il conflitto sociale con grande intelligenza, ma non si può pensare che, di fronte alle chiusure degli stabilimenti come quelle annunciate per la cantieristica navale, in luoghi dove non c’è alternativa occupazionale, i lavoratori non si esasperino. “Davanti a problemi come questi – ha concluso Epifani – ci vuole, come abbiamo detto anche nel comitato direttivo, una svolta radicale nella politica economica e sociale del governo”.

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