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Camusso, sciopero generale 6 maggio contro disastro economico

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Aprile 1, 2011

Camusso, sciopero generale 6 maggio contro disastro economico
Di fronte all’aumentare delle disuguaglianze sociali, lo sciopero generale proclamato dalla Confederazione diventa, secondo la leader della CGIL Susanna Camusso, uno strumento necessario per conquistare una “giustizia sociale” e per “richiamare politica e classe dirigente sul fatto che il Paese ha bisogno di scelte e la prima scelta è il lavoro”
01/04/2011

Le ragioni che hanno portato la CGIL ha proclamare lo Sciopero Generale per il 6 maggio, secondo la leader del sindacato di Corso d’Italia, Susanna Camusso “diventano di giorno, in giorno sempre più chiare”.

Nel Paese continuano ad aumentare le disuguaglianze sociali, aumenta l’inflazione, che senza crescita, avvisa Camusso, “rappresenta un nuovo pericolo”. Inoltre, di fronte ai problemi energetici il Governo “preferisce mettere il piano nel cassetto invece di pensarne un altro”. “Questo è un Paese – dichiara Camusso partecipando al 120° anniversario della Camera del Lavoro di Piacenza – davvero sull’orlo del disastro economico e nulla si continua a fare”.

In questa delicata situazione economica e politica che sta attraversando l’Italia lo sciopero generale della CGIL diviene uno strumento necessario per rivendicare una “giustizia sociale” a partire dal fisco e dal lavoro. “Insistiamo nel dire – ha ribadito Camusso – che il nostro sciopero è un gesto di responsabilità per richiamare politica e classe dirigente sul fatto che il Paese ha bisogno di scelte e la prima scelta è il lavoro”.

A proposito dei dissapori con CISL e UIL, Camusso ha risposto che “la CGIL le sue scelte le fa democraticamente, non c’è una CGIL maggioritaria ed una minoritaria. A CISL e UIL vorrei dire che in una stagione così difficile bisognerebbe stare con i lavoratori e non rassegnarsi alle scelte del Governo”.

Sull’emergenza profughi provenienti dalla Libia, il Segretario Generale, ha dichiarato “come tutte le emergenze, quando sono lungamente annunciate, diventa un pò complicato considerarle tali”. “Forse invece che urlare per tanti giorni – ha detto – si sarebbe dovuto attrezzare significativamente un percorso di accoglienza e anche una discussione con l’Unione Europea non fatta di contrapposizioni come quella che abbiamo visto. Poi c’è un modo di affrontare questa emergenza che noi non condividiamo, nel senso che da un lato viene usata per costruire insicurezza e paura nella popolazioni e non va bene, dall’altro si continua a insistere sull’idea di clandestinità per creare panico mentre invece si sa benissimo che quando Paesi sono attraversati da vicende così importanti come quelle che ci sono state nel Sud del Mediterraneo i fenomeni migratori sono una conseguenza diretta”.

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