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Apprendistato: giovani, stagisti e praticanti, la riforma non sia un trucco

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Giugno 20, 2011

Apprendistato: giovani, stagisti e praticanti, la riforma non sia un trucco
Giovani NON+ disposti a tutto della CGIL, la testata online Repubblica degli Stagisti e l’associazione Praticanti VI° Piano chiedono “un vero contratto per l’accesso al lavoro”.
20/06/2011 da www.cgil.it

‘Giovani NON+ disposti a tutto’ della CGIL, la testata online ‘Repubblica degli Stagisti’ e l’associazione ‘Praticanti VI° Piano’, prendono parola sulla riforma dell’apprendistato, sulla quale vi sarà  un incontro mercoledì 22 giugno al Ministero del Lavoro.

La proposta di riforma dell’apprendistato del Ministro Sacconi rischia di risolversi in un trucco: sono molti gli elementi che inducono a ritenerlo inefficace e contraddittorio”, spiegano in un documento le tre realtà che aggregano il mondo dei giovani, stagisti e praticanti. Inefficace a causa dei concorrenti sleali: ovvero stage, praticantati, collaborazioni, contratti truffa che mascherano lavoro a costo zero. I dati parlano chiaro: nel 2009 il numero di contratti di apprendistato è calato del 8,4%, mentre gli stage sono aumentati del 5,4 % (oltre il 41% dal 2006). “Se non si rendono meno accessibili e meno convenienti questi concorrenti, sarà ben difficile incentivare il ricorso all’apprendistato”, spiega il documento. Come? Le tre realtà lo spiegano nel documento: innanzitutto, chiarendo che stage e tirocini sono esperienze formative e pertanto introducendo nella normativa il vincolo che siano attivati esclusivamente durante o a seguito di un ciclo di studi, al massimo nei sei mesi successivi.

Per quanto riguarda la pratica finalizzata all’accesso alle professioni ordinistiche, spiegano “bisogna prevedere che il praticantato possa essere svolto, almeno in parte, durante il corso di studi”. E’ condivisibile la possibilità indicata nel TU di inquadrare i praticanti come apprendisti, ma avvertono “un richiamo generico non basta: serve una soluzione definitiva e prescrittiva”.

Oggi, si legge nel documento, i laureati sono solo 5% degli apprendisti, su 200mila laureati solo 30mila accedono a un apprendistato e il resto rimane intrappolato in una giungla senza diritti, né prospettive. Questo è il vero trend che va invertito affinché anche per le alte professionalità ci sia l’opportunità di inserirsi nel lavoro contando sul sistema di tutele che caratterizza un vero contratto.

Deve poi essere garantita la finalità formativa: “è del tutto eccessivo il limite massimo di durata di 6 anni” per questo Giovani NON+ disposti a tutto, la Repubblica degli Stagisti e l’associazione Praticanti VI° Piano “chiedono di far scendere la durata massima a tre anni e di normare in maniera chiara l’aspetto della certificazione delle competenze acquisite, anche attraverso il repertorio delle professioni”.

Il problema della precarietà e dell’ingresso al lavoro dei giovani – conclude il documento – deve diventare la priorità dell’agenda politica del Paese: formazione, contratti veri, sostegno al reddito devono essere impegni precisi e non slogan buoni per la retorica di fine stagione”.

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