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Lo Statuto dei lavori è ideologico e inaccettabile

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 9, 2011

Lavoro: CGIL, statuto dei lavori è ideologico e inaccettabile
Per la Confederazione al centro dell’ipotesi di ‘Statuto dei lavori’ del ministro Sacconi vi sono due concetti: “derogabilità e riduzione dei diritti”. Il rischio è quello di un modello in cui “vince chi deroga di più determinando un inaccettabile assetto sociale che fa a pugni con qualunque ipotesi di autonomia del diritto rispetto alle leggi della concorrenza”
08/08/2011 da www.cgil.it

Il principio fondante lo ‘Stauto dei lavori’ è assolutamente inaccettabile” e cioè quando stabilisce che i diritti debbano discendere dalla tipologia di impiego. “E’ un assunto per noi assolutamente non accoglibile”. E’ quanto afferma il responsabile del dipartimento mercato del lavoro della CGIL Nazionale, Claudio Treves, commentando l’ipotesi che la riforma del mercato del lavoro nasconda la modifica dello ‘Statuto dei lavoratori’.

La riforma della legge 300, “così come intesa dal ministro Sacconi”, per il sindacalista di corso d’Italia “assume come centralità il dogma che il lavoro flessibile incoraggi l’impresa ad assumere”. Quindi, si sostiene, sottolinea Treves “più il lavoro si rende tale e più le imprese saranno invogliate ad assumere, fino ad immaginare una struttura del diritto del lavoro fatta di un nucleo limitatissimo di diritti inderogabili mentre tutto il resto – avverte – verrà rimesso alla derogabilità così definita a tutti i livelli contrattuali e senza alcuna gerarchia”. Il che, precisa il dirigente sindacale, “è l’esatto opposto di quanto stabilisce l’accordo del 28 giugno che invece ristabilisce la gerarchia delle fonti e in questa assume la centralità del contratto nazionale come strumento regolatore”.

Inoltre, secondo Treves, la cosa “devastante” in quel progetto, oltre “il nulla di cui sono composte le due paginette scarse”, spiega il sindacalista, è “la previsione, del tutto ideologica, che è la riduzione del 50% della legislazione del lavoro e la derogabilità, tolti i diritti definiti dalle convenzioni internazionali, a qualunque livello”. Un fatto che, aggiunge Treves “potrebbe scatenare una corsa verso il basso” perchè, spiega il dirigente sindacale “ad ogni derogabilità di una azienda corrisponderà una pressione proveniente da un’altra azienda per avere più derogabilità rispetto alla prima”. Insomma, conclude Treves, “si produrrà un modello dove vince chi deroga di più determinando un inaccettabile assetto sociale che fa a pugni con qualunque ipotesi di autonomia del diritto rispetto alle leggi della concorrenza”.

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