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Il punto della CGIL sulla crisi e sugli ultimi sviluppi

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 9, 2011

Il punto della CGIL sulla crisi e sugli ultimi sviluppi
Dall’approvazione della manovra, passando per il crollo delle borse e le tensioni sul debito, fino ad arrivare all’incontro tra governo e parti sociali del 4 agosto e le misure annunciate dal premier e dal ministro dell’Economia il giorno dopo, la CGIL fa sintesi di quanto avvenuto e delle sue rivendicazioni
08/08/2011 da www.cgil.it

Che la crisi economica sia grave, che la manovra di Tremonti sia iniqua e inefficace insieme e che il Governo sia palesemente incapace di affrontare l’emergenza del Paese la CGIL lo dice da molti mesi. Nell’incontro del 4 agosto tutto ciò è apparso ancora più palese ed evidente. Proposte annuncio, tentativi dei vari ministri di ritrovare un loro protagonismo, il leader che faceva battute e si distraeva, probabilmente non più interessato dal mondo reale.

Oggi la questione economica e quella politica sono diventate la stessa cosa. Non ci sarà né risanamento, né riequilibrio dei conti, né crescita, né tantomeno equità con il Governo in carica. Non spetterebbe a noi dirlo ma questa è la triste realtà dei fatti: senza un cambiamento politico a breve l’Italia non uscirà dall’emergenza.

Tuttavia una organizzazione sindacale come la CGIL ha il dovere oggi, come sempre in passato, di elaborare proposte chiunque sia l’interlocutore democraticamente eletto e sostenere le proprie rivendicazioni mobilitando le sue forze,  con l’obiettivo di tutelare i lavoratori in una prospettiva di miglioramento generale.

Per questo motivo abbiamo deciso di confrontarci con le altre forze sociali ed economiche che condividevano con noi almeno l’analisi sulla gravità della situazione e sull’inefficacia della manovra. Per questo stesso motivo siamo andati al confronto a Palazzo Chigi: concordando alcuni punti con le altre parti sociali e mantenendo le nostre obiezioni su alcune richieste di Confindustria consideriamo sbagliate come le privatizzazioni delle aziende locali di servizio, la svendita del patrimonio pubblico, la pretesa cancellazione di questa o quella istituzione (che implicherebbe, non dimentichiamolo, un cambiamento della Costituzione).

Su questi temi avremmo voluto che a Palazzo Chigi ci fossero anche le rappresentanze delle Regioni e degli Enti Locali ma il Governo ha preferito escluderli.

Abbiamo inoltre insistito, sia con le parti sociali che a Palazzo Chigi, sulla necessità di approntare con urgenza un piano energetico per abbassare i costi dell’energia per le famiglie e le imprese e un piano straordinario per l’occupazione giovanile, come sulla riforma fiscale e l’evasione. Ma niente di ciò che è concreto e fattibile sembra interessare l’Esecutivo.

Andando a quei confronti abbiamo voluto avvertire Confindustria, le altre parti sociali e soprattutto CISL e UIL che se si fosse riproposto il tentativo di legiferare in materia sindacale da parte del Ministro Sacconi (facendo oggi in emergenza quello che non è riuscito a fare a novembre e che le parti sociali hanno di nuovo respinto con l’ipotesi di accordo del 28 giugno) noi avremmo considerato esaurito il tentativo di discutere con il Governo di provvedimenti di emergenza.

Così è accaduto. Null’altro è uscito da parte del Governo se non l’idea di una presunta riforma della legislazione del lavoro e di una anticipazione della manovra. Consideriamo entrambi questi intendimenti deleteri per il Paese. L’Italia soffre di un eccesso di precarizzazione e impoverimento del lavoro e non di rigidità sindacali che ne impediscono la crescita. Anticipare i tagli vuol dire portare il Paese verso la recessione e colpire ancora di più i redditi dei lavoratori e dei pensionati, i consumi e gli investimenti. Che ce lo chieda la BCE non cambia il fatto. La BCE chiede una manovra più incisiva, noi chiediamo una manovra più equa e che aiuti la crescita con entrate fiscali straordinarie a carico dei ceti più ricchi e non ancora una volta a scapito del lavoro.

Il Ministro Sacconi poi, con un accanimento degno di miglior causa, ha deciso di correre al capezzale della Fiat cercando di risolvere per legge quello che Fiat  non è riuscita a fare con il suo decisionismo manageriale. Fiat  ha prodotto uno scontro sindacale epocale e ora chiede al Ministro ossequiente l’iniziativa legislativa. Per la CGIL non è una strada percorribile.

Non c’è bisogno di aggiungere che la CGIL, come deciso nell’ultimo Direttivo, intende cambiare la manovra del Governo e sta elaborando una piattaforma alternativa che, mantenendo intatti i saldi, recupera altrimenti risorse maggiori da investire nella crescita. Con questa proposta saremo in campo nelle prossime settimane, quando si comprenderanno i danni prodotti dalll’intervento del Governo.

Ma tutto questo era sino a ieri. Oggi l’Europa ci detta l’agenda e il Governo è obbligato a recepirla. Ciò conferma l’inutilità di incontri come quelli voluti dal Ministro del Welfare. È indispensabile che il Governo convochi parti sociali, Regioni e Enti locali, spieghi cosa ci chiede la BCE, renda pubblica la lettera della BCE, e dica cosa ha intenzione di fare. In modo che ogni italiano capisca qual è la situazione reale e ogni forza sociale e politica possa dire i propri sì e i propri no. Poi tocca al Governo assumersi le responsabilità di decidere e alle parti sociali la propria libera iniziativa.

Per quanto riguarda la CGIL, come abbiamo già detto, è indispensabile un prelievo più equo che tocchi le grandi ricchezze, unito a interventi di crescita. Chiediamo un piano straordinario di assunzione di giovani e tagli dei costi della politica e dei costi di funzionamento delle istituzioni concordati con le Regioni e i Comuni. Domani renderemo pubblica una proposta compiuta.

La condizione perché si continui il confronto è che sia possibile cancellare le iniquità cinicamente previste dalla manovra del governo.

La CGIL comprende e rispetta gli appelli alla coesione del Capo dello Stato, ormai unica autorità istituzionale e morale a salvaguardia del Paese. In questa luce la CGIL dirà con coerenza e trasparenza ciò che ritiene giusto e accettabile e ciò che secondo le nostre valutazioni non lo è.

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