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P.A.: tutti i tagli della spending review

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 27, 2012

P.A.: CGIL, tutti i tagli della spending review

La CGIL in un dossier analizza le conseguenze della revisione della spesa pubblica nei settori interessati. Contro l’ennesimo intervento che attacca il lavoro pubblico è stata indetta la mobilitazione, e lo sciopero il 28 settembre dalle categorie del lavoro pubblico di CGIL ed UIL.

26/08/2012 da www.cgil.it

La spending review non riguarda solo i ministeri e gli enti pubblici nazionali. Solo per questi settori il governo ipotizza non meno di 11.000 eccedenze ( 5500 nei Ministeri e 5600 negli enti pubblici) derivanti dal taglio degli organici ( – 20% per la dirigenza e 10% per il restante personale). Già questi numeri porteranno problemi di funzionamento di alcune delle strutture interessate (Inps;Inail; etc). In realtà tutte le pubbliche amministrazioni sono interessate alla spending review. visto che sono e/o saranno interessate dai processi di riorganizzazione e dagli interventi sulle dotazioni organiche che vengono ridotte o verranno ridefinite come nel caso degli enti locali, prima delle loro riorganizzazioni. Anche i processi di riorganizzazione avranno ulteriori conseguenze sugli organici – dopo il taglio – come nel caso delle province o della presenza degli uffici ministeriali nel territorio. E’ l’analisi della CGIL in vista dei nuovi appuntamenti con il ministro della Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi.

 

Si tratta di una vertenza complessa, viste le differenze di merito, l’intreccio degli interventi legislativi, la tempistica, la strumentazione adottata contraddittoria e non priva di “buchi”. Per semplificare e tentare di dare un quadro complessivo, ecco una scheda riassuntiva sui settori interessati dalla spendig review.

MINISTERI, così come gli ENTI PUBBLICI sono tutti interessati al taglio delle dotazioni organiche e solo dopo a processi di riorganizzazione, compresa la razionalizzazione della presenza nel territorio in seguito alla definizione delle nuove province ed alla unificazione dei servizi comuni tra le amministrazioni centrali. La presenza dello Stato nel territorio riguarda non meno di 100.000 lavoratori. E come viene affermato nella legge ciò potrebbe determinare nuove eccedenze con processi di mobilità verso “posti” che nel frattempo sono stati tagliati. Tale è l’effetto derivante anche dalla diversa tempistica con la quale vengono assunti io provvedimenti. Occorre chiarire con nettezza a chi si applicano le norme sui prepensionamenti, sui quali peraltro è chiaro il giudizio della CGIL.

ENTI LOCALI questo comparto che occupa non meno di 500.000 unità è oggetto di vari interventi: la ridefinizione delle dotazioni organiche (rapporto dipendenti/popolazione) che deve comprendere anche le societàvigilate dagli enti locali. Se gli enti sforeranno tale nuovo rapporto standard  non potranno assumere e/o dovranno ridurre le loro dotazioni organiche . Il Governo quantifica ( con sconosciuti parametri) in 13.000 gli esuberi che potrebbero aversi a seguito di tali operazioni. Ma contemporaneamente e in contraddizione con tale previsione vengono destinate agli enti locali le funzioni amministrative che lo Stato demandava alle disciolte province con “ nuovi possibili organici” in una tempistica successiva a quella dei precedenti provvedimenti.
Infine gli enti locali fino a 5000 abitanti ( circa 5000) saranno gradualmente interessati alla costituzione delle unioni  con funzioni che passeranno dai singoli comuni a queste nuove strutture e con possibili eccedenze.

LE NUOVE PROVINCE. ( circa 60.000 lavoratori) Riduzione del loro numero, riduzione delle loro funzioni, passaggio delle competenze amministrative dello Stato dalle province ai Comuni, determineranno processi di complessa definizione( mobilità, gestione delle eccedenze, garanzie contrattuali, garanzie di mantenimento del lavoro, garanzia del mantenimento dei servizi al territorio). In particolare la funzione “lavoro”, cruciale in questa fase di crisi e che non viene più citata che oggi vede al lavoro non meno di 5000 precari e dalla garanzia dei diritti contrattuali dei lavoratori che dalle province si sposteranno verso altri settori pubblici. Anche in questo comparto, così come in tutti gli altri nella fase di definizione di tutti i processi non vi potranno essere nuove assunzioni e/o processi di stabilizzazione di lavoratori precari.

Inevitabilmente il nuovo disegno del territorio comporterà ricadute sulle Regioni, la loro organizzazione, le loro dotazioni organiche.

SOCIETA’ VIGILATE A tali processi occorre poi aggiungere quelli indotti derivanti dagli  interventi di ridimensionamento delle società vigilate dalle amministrazioni pubbliche centrali, regionali, comunali, nonché gli effetti che si determinano nel sistema delle imprese che forniscono servizi e/o beni alle pubbliche amministrazioni i cui comportamenti sono vincolati dagli interventi in tema di riduzione di acquisti e conseguentemente di forniture di beni e servizi ( BONDI). Come si vede si tratta di un intervento massiccio, negativo non solo per gli effetti, ma anche sul piano della Riforma delle Pubbliche Amministrazioni che si riduce all’ennesimo intervento sul lavoro. E’ necessario chiedere al governo e alle altre istituzioni territoriali, a partire dall’incontro programmato per il 4 settembre e con il ministro della pubblica amministrazione non solo un quadro complessivo di insieme di tutti i processi in atto, ma anche una strumentazione e sedi di confronto centrali e locali per governare processi che rischiano di determinare espulsioni dal lavoro o violazione di norme contrattuali.

Proprio da questo quadro si conferma che si è in sostanza in presenza di un massiccio processo di ridimensionamento del sistema pubblico i cui effetti sulla invarianza dei servizi ai cittadini e sul lavoro pubblico sono tutti da verificare, come da verificare sono le conseguenze sul lavoro precario al servizio delle amministrazioni pubbliche. L’oggetto del confronto che si aprirà con il Ministro della Pubblica Amministrazione ha questa dimensione. Deve impegnare l’intero governo e per le parti proprie i restanti soggetti istituzionali. Deve concludersi, differentemente con quanto ad oggi è avvenuto con il Protocollo del 3 maggio, con soluzioni condivise che vincolano il Governo e le altre parti pubbliche con le quali salvaguardare i servizi ed il lavoro e dare continuità al lavoro precario. Poiché si tratta di processi che hanno tempi, strumentazioni e soggetti diversi come attori, occorre costruire un confronto generale con tutti i soggetti interessati e lì definire le regole necessarie per evitare concretamente che tali processi segnino una riduzione dei servizi alle persone ed un ridimensionamento “senza protezioni” del lavoro pubblico nel suo complesso. In questa direzione oltre che contro l’ennesimo intervento contro il lavoro pubblico dopo la stagione di Berlusconi, è stata indetta la mobilitazione, e lo sciopero il 28 settembre dalle categorie del lavoro pubblico di CGIL ed UIL.

 


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