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CGIL e FLC CGIL, indignazione e dolore per l’orribile morte giovane studente impegnato in un’attività di (ex) alternanza scuola lavoro

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 22, 2022

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Udine: CGIL e FLC CGIL, indignazione e dolore per l’orribile morte giovane studente impegnato in un’attività di (ex) alternanza scuola lavoro

Foto: Marco Merlini

​​Dettori e Sinopoli: “Ora basta. Cancellare l’obbligatorietà dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento dalla scuola superiore”

Roma, 21 gennaio – “Esprimiamo profondo dolore per quanto accaduto a Lauzacco, in provincia di Udine, dove uno studente diciotto anni, è morto in un incidente che si è verificato nel pomeriggio in un’azienda che opera nel settore della carpenteria metallica”. È quanto affermano, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori e il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli.

“Il ragazzo era al suo ultimo giorno di stage in un progetto – precisano i due dirigenti sindacali – di PCTO, Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, la vecchia Alternanza Scuola-Lavoro. Durante dei lavori di carpenteria metallica, una putrella gli è caduta addosso, uccidendolo all’istante”.

“Al cordoglio che esprimiamo come Cgil nazionale e Flc Cgil per una morte orribile di un ragazzo tanto giovane, si unisce – proseguono Dettori e Sinopoli – l’indignazione per il fatto che si continua a utilizzare la vecchia alternanza, ora denominata con un altro acronimo, per impegnare gli studenti in attività che appaiono chiaramente lavoro non retribuito e spesso con scarsi livelli sicurezza”.

Per Dettori e Sinopoli “questa vicenda tristissima conferma le rivendicazioni che portiamo avanti da anni: chiediamo l’abrogazione delle norme sull’obbligatorietà dell’alternanza ora PCTO introdotta dalla Legge 107. L’obbligatorietà ha comportato la moltiplicazione di esperienze e attività, non solo slegate dal proprio percorso educativo, ma spesso improvvisate, di scarsa qualità, che in tanti casi si concretizzano in vere e proprie prestazioni di lavoro gratuito prive di qualsivoglia intenzionalità educativa”.

“È ora di dire basta. Le parole – concludono Dettori e Sinopoli – non sono più sufficienti, occorre che ognuno, a partire dal Ministero dell’Istruzione, si assuma le proprie responsabilità e faccia scelte conseguenti”.

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