Tabelle paga legno industria settembre 2009
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 1, 2009
Argomenti: CGIL, FILLEA, servizi, tabelle paga, Ufficio vertenze |
Tabelle paga lapidei industria settembre 2009
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 1, 2009
Argomenti: CGIL, FILLEA, servizi, tabelle paga, Ufficio vertenze |
Tabelle paga cooperative di consumo settembre 2009
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 1, 2009
cooperative-di-consumo_09_09.pdf
Argomenti: CGIL, FILCAMS, servizi, tabelle paga, Ufficio vertenze |
Tabelle paga commercio settembre 2009
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 1, 2009
Argomenti: CGIL, FILCAMS, servizi, tabelle paga, Ufficio vertenze |
Lo SPI CGIL Siena interviene su servizi sanitari e liste d’attesa
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 31, 2009
Osservando il dibattito riportato dalla stampa locale sui sevizi sanitari e sulle lista di attesa per alcune specialità, viene in mente qualche riflessione e anche qualche domanda.
Obiettivamente va dato atto al Servizio sanitario in provincia di Siena di aver raggiunto un buon livello qualitativo e quantitativo a dispetto anche della diminuzione delle risorse spesso operata dai governi nazionali. Pur partendo da questa premessa rimangono ancora limiti e difficoltà che non si riesce a superare, come il tema delle liste di attesa per alcune specialità. Terreno questo molto sensibile per le persone che hanno necessità di conoscere le loro condizioni di salute perché poi il medico possa eventualmente definire una diagnosi ed un’eventuale cura. Va da sè che esiste anche un aspetto di eguaglianza da sottolineare che riguarda quei soggetti più deboli economicamente, come pensionati, disoccupati, famiglie con basso reddito, che non si possono certo permettere prestazioni fuori dal Servizio sanitario pubblico.
Da una visita al sito web dell’Azienda ospedaliera si può notare come al 3 di luglio (data ultima di aggiornamento) vi siano circa 20 esami che vanno oltre i 60 giorni di attesa. Nel sito web della Asl 7 di Siena non è presente invece nessuna lista, ma ci risulta che nelle zone qualche problema vi sia. Vale allora la pena chiedersi perché ancora oggi vi siano ancora così lunghe liste di attesa nell’Azienda Ospedaliera.
Credo che la domanda non sia retorica e che meriti una risposta dai vari soggetti che ne sono responsabili. In primo luogo il Direttore dell’Azienda ospedaliera. Magari sarebbe interessante sapere come si sono sviluppate le liste di attesa nel tempo (più esami locali, più esami fuori provincia) e cosa è stato fatto per andare ad una progressiva riduzione. Magari sarebbe utile conoscere quanti appuntamenti vengono soddisfatti nell’arco della giornata e con quanto personale. Magari sarebbe utile sapere quanto è il grado di utilizzo dei macchinari utili alle indagini. Come un certo interesse lo riveste il rapporto quantità e tempo tra attività di istituto e di intra-moenia (ovvero: cosa si è fatto per ridurre le prestazioni a pagamento ed aumentare quelle pubbliche?). E poi le prestazioni che sono segnalate dal medico curante come urgenti: quante sono e come sono gestite? A questo magari si aggiunge l’utilizzo delle agende per le prenotazioni: ad oggi quante sono le prestazioni ancora non sotto Cup? Perché ancora oggi permangono prestazioni che si prenotano in reparto? Ed ancora, se le prestazioni intra-moenia sono tariffate diversamente rispetto a quelle delle Asl limitrofe o a strutture private ciò a cosa è dovuto?
La recente affermazione dell’Assessore regionale Rossi circa la disponibilità a dare contributi per l’assunzione di personale lascia qualche ulteriore domanda. Siamo sicuri che solo con l’assunzione di altro personale si risolvono tutti i problemi? Se cosi fosse perché fino ad adesso non si è provveduto? Ma manca personale medico, oppure non medico, o entrambi? Ma siamo veramente sicuri che non vi sia anche un problema di come l’organizzazione del lavoro è strutturata e di quanti ambulatori ancora ci sono?
Anche dai livelli istituzionali ci si attenderebbe qualche risposta in più. La programmazione derivante dalle leggi regionali prevede che si debba realizzare attraverso un complesso meccanismo di azioni mirate concertate tra Aziende sanitarie e Comuni il governo della domanda dei servizi socio sanitari sul territorio. Il tema delle liste di attesa come è stato affrontato? Quali azioni erano state previste visto che non è un problema che nasce oggi? Ed ancora, le Istituzioni locali hanno vigilato su tale fenomeno? Quale coerenza c’è con quanto scritto nei Piani attuativi sanitari provinciali e nei Piani integrati di salute che sono stati approvati? Perché il livello del confronto con gli attori sociali a partire dal Sindacato è stato ridotto, mentre può rappresentare per le Istituzioni un importante momento di conoscenza, confronto e magari condivisione degli obiettivi di salute? E poi, se i soldi in più che sono stati distribuiti negli anni scorsi alle Aziende sanitarie senesi (circa 60 milioni di euro?) sono stati oggetto di controllo e di verifica da parte delle Istituzioni, è lecito sapere se tutti i risultati di miglioramento dei servizi che erano attesi sono stati soddisfatti ad iniziare dalle liste di attesa?
Aggiungo, con molta umiltà, che se ci fosse qualche risposta a queste domande forse si potrebbe fare qualche passo in più sulla strada dell’ulteriore riduzione delle liste di attesa e per tale via migliorare ancora la qualità del servizio sanitario nella nostra provincia e così la vita delle persone.
Franco Baroni, Segretario Generale Spi-Cgil Siena
Siena, 31 agosto 2009
Argomenti: pensionati, sanità, SPI |
Epifani: “Ma quali utili, contro la crisi serve una task force”
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 31, 2009
Argomenti: CGIL |
Campagna di regolarizzazione colf e badanti
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 31, 2009
Argomenti: badanti, CGIL, colf, INCA, patronato, servizi |
Preoccupazione sul Servizio Idrico Integrato
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 28, 2009
La CGIL di Siena esprime preoccupazione per la situazione attuale concernente la gestione del “Servizio Idrico Integrato”, attualmente sotto la direzione AATO 6 e gestita da Fiora spa.
Sono passati mesi da quando la Corte di Cassazione ha sancito la restituzione degli oneri non dovuti a titolo di oneri di depurazione per gli utenti non coperti dal servizio, ma nonostante le richieste inoltrate dagli interessati e i molti solleciti che associazioni sindacali e dei consumatori hanno inoltrato all’Autorità di Ambito non abbiamo avuto ancora una risposta concreta.
A dire il vero una comunicazione l’abbiamo ricevuta: dopo alcune settimane dall’invio di una richiesta di incontro per discutere di questi temi ci è finalmente arrivata una lettera che candidamente ci informava che una volta che l’AATO avesse definito la questione ci avrebbe comunicato la data di una loro conferenza stampa.
Il Sindacato ha il diritto e il dovere di fare contrattazione, non solo quello di ascoltare una conferenza stampa, e crediamo che debba essere un dovere anche per gli Enti a cominciare dagli AATO, visto che le loro azioni incidono direttamente sui cittadini.
Come se non bastasse, l’AATO 6 ha avuto anche la brillante idea di decidere di inserire una cauzione in bolletta, come garanzia contro le eventuali insolvenze, cauzione che verrebbe richiesta solo agli utenti senza bolletta domiciliata. Questo fenomeno esiste anche in altri tipi di utenze, ma viene normalmente richiesto all’atto della costituzione del contratto di fornitura, non dopo anni di onesto comportamento da parte dei cittadini; inoltre va a colpire le fasce più povere della popolazione, in gran parte pensionati, in un momento di grave crisi economica così da assumere appieno l’aspetto del solito balzello. Se, per ipotesi, ciò dovesse nascere da questioni di bilancio, sarebbe forse meglio lavorare per una maggiore razionalizzazione del servizio, migliorare lo stato della rete in modo da ridurre le perdite di acqua (tasto dolente di questo settore) ed infine andare a colpire l’evasione scovando coloro che non pagano (leggi molte seconde case e non solo) invece di tartassare sempre gli utenti onesti.
La CGIL di Siena chiede quindi all’Autorità di Ambito ed ai Sindaci dei Comuni interessati di ripensare tutta l’operazione, togliendo da subito la cauzione e rimuovendo gli ostacoli oggi posti alla restituzione del canone di depurazione che AATO e Fiora spa stanno impropriamente trattenendo.
Luciano Binarelli, Segreteria CGIL Siena
Siena, 28 agosto 2009
Scuola: domani nomine e tagli
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 25, 2009
RIPARTE LA GIOSTRA DELLE NOMINE: SCUOLE NELLE DIFFICOLTA’ E NEL CAOS
Se vale il detto che chi ben incomincia è a metà dell’opera, allora quest’anno il ritorno agli anni ‘50 è un fatto piuttosto assodato. Riparte infatti l’anno scolastico sotto la bandiera o meglio la mannaia Tremonti-Gelmini, con tagli al personale e all’offerta formativa delle scuole.
Dopo una torrida estate nella quale è prevalso il balletto delle cifre del personale della scuola da tagliare, del personale in meno, delle promesse disattese la settimana dopo, rieccoci alle nomine annuali dei docenti e del personale non docente. Triste situazione di lavoratori invisibili condannati alla precarietà ad oltranza per i quali invitiamo i mezzi di informazione ad essere presenti per assistere al conferimento degli incarichi annuali nei giorni 26 (personale non docente ATA), 27 (docenti infanzia scuola primaria) e 28 (docenti secondaria 1° e 2° grado) agosto al liceo Galilei a partire dalle ore 9. Nomine su pochi posti per i tagli della politica scolastica del Governo e per la disorganizzazione nella quale il Ministero ha scagliato i diversi Uffici Scolastici Provinciali per il ritardo delle operazioni relative alla mobilità, l’esiguità del personale e l’assenza di coordinazione interprovinciale.
Il rischio che le scuole non partano con tutte le carte in regola è alto. Da tutta la provincia giungono serie preoccupazioni, se non delusioni, in merito alla tenuta dell’offerta formativa: la promessa di dar continuità all’indirizzo artistico artigianale della scuola “Pascoli” di Montepulciano, fiore all’occhiello di tutta la provincia, non sarà realizzata a causa del ‘no’ della Direzione Scolastica Regionale su disposizioni del Ministero stesso; numero di alunni per classe in lievitazione in tutte le scuole di ogni ordine e grado, fino ad arrivare ai 30/33 alunni all’istituto Roncalli di Poggibonsi e ai 34 dell’Istituto Alberghiero di Chianciano Terme; poca attenzione agli alunni diversamente abili inseriti in classi numerose con un appoggio insufficiente che non arriva a soddisfare il rapporto 1:2; collaboratori scolastici, assistenti tecnici e amministrativi insufficienti a garantire vigilanza e a dare corpo a nuove progettazioni all’interno delle scuole.
Segnali forti che parlano in modo chiaro di un arretramento della qualità della scuola pubblica e dell’offerta formativa di ogni singola scuola: l’obiettivo del Ministro sembra proprio quello di minare la scuola pubblica e la relativa possibilità di dare a tutti le stesse opportunità, vanificando gli sforzi del sistema scolastico italiano per reggere la scommessa con la complessità del crescere oggi.
La FLC CGIL non si arrende allo sfacelo della scuola pubblica ed esprime il suo più assoluto dissenso alla gestione della politica dell’istruzione e della conoscenza che, ribadiamo, prima di essere un costo è un investimento sulle nuove generazioni. Invitiamo pertanto tutti, docenti e non docenti, studenti e genitori, democratici e attori della cultura, ad unirsi a noi nella mobilitazione per la scuola pubblica che partirà nella e per la scuola già dai primi giorni dell’anno scolastico.
Da settembre la FLC CGIL sarà come sempre in campo, a fianco dei lavoratori della scuola, dei lavoratori precari, degli studenti e del loro diritto alla conoscenza, dei genitori e del loro diritto ad avere una scuola efficace e di qualità per i loro figli.
Il Segretario Generale FLC CGIL di Siena Lorenzo Micheli
Argomenti: FLC, precari, scuola, studenti |
Epifani: sui contratti la CGIL sarà a tutti i tavoli
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 25, 2009
25/08/2009 In un’intervista a ‘La Stampa’ il Segretario Generale dice: “Mai stati ideologicamente contrari al secondo livello”
Ci sono i segnali di ripresa e la disoccupazione che aumenta. I banchieri centrali ottimisti e i manager tedeschi che ammettono candidamente di attendere l’esito delle elezioni in Germania per ristrutturare le aziende. Per spiegare il momento che attraversa l’economia Guglielmo Epifani usa la metafora del pozzo: «Quello in cui siamo caduti è profondo cento metri. Siamo arrivati in fondo, ma prima di tornare all’aperto passeranno anni». Il segretario della CGIL ci tiene a dire che fino a quel momento la sua organizzazione «farà la sua parte e avanzerà le sue proposte» per evitare ulteriori contraccolpi sul Paese. «Senza ideologismi», a partire dalla trattativa sugli imminenti rinnovi contrattuali che tanto preoccupano il leader della CISL Raffaele Bonanni: «Può stare tranquillo, non siamo intenzionati ad abbandonare nessun tavolo. Si facciano dei buoni contratti nazionali, e vedrà che ne avranno un beneficio anche le intese aziendali». Eppure Confindustria, governo, CISL e UIL vi rinfacciano ancora di non aver firmato l’accordo la scorsa primavera. «Non siamo mai stati ideologicamente contrari ai contratti di secondo livello. Tutti sanno i motivi per i quali non firmammo». Ce li ricorda? «Quell’intesa esclude dal salario aziendale metà dei lavoratori, in particolare delle piccole imprese. Noi invece siamo favorevoli alla estensione del secondo livello a tutti i lavoratori. Secondo: non tutelava il salario nazionale dall’andamento dell’inflazione. Terzo: permette la deroga al contratto nazionale sia in termini di salario minimo che di diritti sindacali». Poi è arrivata la crisi. E le priorità sono cambiate. E’ così? «Era inevitabile che accadesse. Ora il problema è dare un salario a chi il lavoro lo sta per perdere o l’ha perso». Emma Marcegaglia invoca più risorse per la cassa integrazione. Eppure il governo ha stanziato otto miliardi di euro. Possibile che non bastino? «Prima che una questione di risorse nominali, c’è un problema di applicabilità. Nella babele di norme introdotte non abbiamo ancora capito se l’estensione dei trattamenti di cassa produrrà lo stesso automatismo del passaggio dalla ordinaria alla straordinaria. Ovvero, se ad un certo punto, allo scadere delle 52 settimane, le imprese che chiederanno di farne ancora uso saranno costrette a piani di ristrutturazione. Se il governo estendesse la “CIG” ordinaria a 104 settimane, il problema non si porrebbe». Voi temete un forte aumento della disoccupazione. Eppure gli indicatori ci dicono che la ripresa è vicina. «Nessuno nega che abbiamo iniziato a risalire il pozzo. Ma per tornare ai livelli di produzione e di occupazione del 2007 dovremo attendere il 2013 o 2014. Su questo tema noto nel governo un atteggiamento evasivo». Emma Marcegaglia chiede anche un fondo pubblico-privato per la ripatrimonializzazione delle imprese. E una più forte detassazione e decontribuzione del salario territoriale. Che risponde? «D’accordo sulla prima richiesta, solo in parte sulla seconda. E’ vero, esiste un problema, tuttora irrisolto, sulla decontribuzione di una parte del salario aziendale che non ha copertura da parte dello Stato. La detassazione del salario aziendale al 10% è sufficiente. Il problema è che di accordi se ne fanno pochi per le resistenze delle imprese». Questo atteggiamento non è per loro un ottimo alibi? Se voi dite no all’aumento della detassazione, il secondo livello non decolla. La Marcegaglia è preoccupata di questo. «Le cose vanno viste nella loro concretezza. Nonostante il no all’accordo, noi saremo responsabilmente seduti a tutti i tavoli. Si facciano dei buoni contratti nazionali, se si ascolterà quel che ha da dire la CGIL ci sarà anche la nostra firma con il voto dei lavoratori. Il punto è che mentre i salari italiani restano i più bassi d’Europa, l’Irpef è l’unica voce di entrata che non conosce crisi. La via d’uscita è la riduzione fiscale di tutti i redditi da lavoro». Se il governo lo facesse, si aprirebbe una voragine nei conti pubblici. «Le soluzioni si possono trovare. Ciò che non accetto è l’idea di far pagare sempre il prezzo del risanamento ai lavoratori a reddito fisso e ai pensionati. Su questi temi ci sono state posizioni incoraggianti sia di Confindustria che della Banca d’Italia: detassare i salari sarebbe un ottimo modo per sostenere la domanda interna, tanto più in questa fase». Invece di abbassare le tasse a tutti, non è meglio dare più salario a chi se lo merita rafforzando i contratti aziendali? «Che c’è di meritocratico nello stabilire i salari semplicemente in base al luogo in cui li si concorda? Incentivare la meritocrazia non ha solo a che fare con il contratto aziendale». La crisi farà salire la spesa per pensioni e il governo sarà costretto a discutere di come ottenere maggiori risparmi. Anche in questo caso farà la sua parte? «I problemi sulla previdenza sono due: garantire una pensione dignitosa ai giovani che ci andranno con il sistema contributivo e un’età flessibile di uscita dal lavoro per chi ha i requisiti della vecchiaia. Sono le stesse cose che talvolta ho sentito dire nel Pdl da Giuliano Cazzola. Ma anche su questo vedo il governo distratto. Così come è assente sulla disciplina dei lavori usuranti e sul potere di acquisto delle pensioni». |
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