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Salari: Ocse, quelli italiani tra i più bassi dei trenta paesi membri

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Maggio 11, 2010

Salari: Ocse, quelli italiani tra i più bassi dei trenta paesi membri
I salari netti dei lavoratori italiani si collocano al 23° posto, dopo quelli di Spagna e Grecia. FMI ripresa lenta e disomogenea per l’Italia
11/05/2010 (da www.cgil.it)

I salari italiani tra i più bassi nella classifica dei Paesi Ocse. L’Italia si colloca per gli stipendi al 23° posto, con guadagni inferiori al 16,5% rispetto alla media dei trenta Paesi che fanno parte dell’organizzazione di Parigi. I dati sono riferiti al 2009 e l’Italia si trova nella stessa posizione dell’anno precedente. E’ quanto risulta dal Rapporto ‘Taxing Wages’ dell’Ocse.

Nella classifica dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico i salari netti dei lavoratori italiani si collocano dopo quelli di Spagna e Grecia. In media in Italia, un lavoratore single senza carichi di famiglia ha avuto nel 2009 un salario annuale netto di 22.027 dollari, rispetto i 26.395 della media Ocse. Ancora più forte il divario rispetto alla media dell’ Unione Europea, dove la media dei salari è di 28.454 dollari (25.253 per la Ue-19). Nel caso di un lavoratore con famiglia mono-reddito, con a carico coniuge e due figli, il salario netto degli italiani sale a 26.470 euro.

Intanto Il Fondo monetario internazionale registra per l’Europa una ripresa moderata e disomogenea, in cui il PIL italiano crescerà nel 2010 dello 0,8% a fronte di un’inflazione dell’1,4%. Il rapporto deficit-pil italiano si attesterà al 5,2%, rendendo cosi’ il nostro Paese uno dei piu’ virtuosi d’Europa: il deficit-pil di Eurolandia, infatti, risultera’ pari al 6,8%. Nel suo Regional Economic Outlook, l’Fmi invita i Paesi Ue a risanare il debito pubblico nel medio termine, e rileva che c’e’ bisogno di coordinamento nelle exit strategy, soprattutto nell’area euro, in cui il Patto di Stabilita’ e Crescita puo’ essere di aiuto in questo senso. Il pil dell’area euro previsto in crescita dell’1% nel 2010 e dell’1,5% nel 2011, con Francia (+1,8%) e Germania (+1,7%) a spingere la crescita.

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