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Scuola: OCSE, Italia tra paesi che investono meno

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 7, 2010

Scuola: OCSE, Italia tra paesi che investono meno
Nel nostro paese secondo dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico la spesa per l’istruzione in rapporto al Pil è del 4,5%, dato che ci colloca al penultimo posto nella classifica
07/09/2010 da www.cgil.it

Non è buona la pagella che l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha consegnato al sistema d’istruzione italiano con il suo rapporto sull’Educazione 2010 presentato questa mattina (7 settembre).

Le criticità riguardano l’affollamento delle classi, il numero delle ore passate fra i banchi di scuola, la poca flessibilità nei programmi di studio che è pari al 12% del monte ore nel nostro paese, la bassa presenza di studenti stranieri nelle università italiane, lo stipendio dei docenti.

Inoltre l’Italia, come evidenziato dall’OCSE nella sua analisi comparativa internazionale dei sistemi di istruzione, è penultima su 33 paesi nella quota di Pil dedicata al settore. In Italia infatti, la spesa per l’Istruzione in rapporto al Pil, è sotto la media OCSE. Si investe il 4,5% contro il valore medio che è del 5,7%, un dato che è rimasto costante dal 1995 al 2007. Gli USA spendono il 7,6% e sono tra i pochi ad aver incrementato la spesa negli anni presi in considerazione. Persino il Brasile con il 5,2% e l’Estonia con il 5% spendono più di noi.

“L’istruzione è la migliore risposta alla crisi”, questo è stato il messaggio che Angel Gurria, Segretario Generale dell’OCSE, ha lanciato durante la presentazione del Rapporto 2010 sull’Educazione (Education at a glance) che viene ufficialmente pubblicato oggi. “L’educazione – dichiara Gurria – è un investimento essenziale per sviluppare una crescita di lungo termine e per rispondere ai cambiamenti in atto, soprattutto quelli del mercato del lavoro”. Il Segretario OCSE ricorda, inoltre, che una buona istruzione “aumenta le possibilità di trovare lavoro” ed è quindi, un modo per “contrastare la disoccupazione” che ha toccato livelli molto alti. In un mercato del lavoro che cambia e che chiede competenze sempre più elevate “anche gli adulti avranno bisogno di rivedere la loro formazione”.

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