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Crisi: Epifani, paese a rischio pericoloso degrado

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 17, 2010

Crisi: Epifani, paese a rischio pericoloso degrado
In questo quadro la CGIL lancia le iniziative per l’autunno, a fine novembre prevista una grande giornata di mobilitazione a Roma
17/09/2010 da www.cgil.it

Il paese versa in una condizione di “pericoloso degrado”, che parte dai conflitti all’interno della maggioranza di governo, per passare alle ultime vicende, come quella del motopeschereccio italiano mitragliato da una vedetta libica, fino ad arrivare all’irrilevanza del nostro paese nel quadro internazionale, come dimostra l’affidamento degli incarichi per gli ambasciatori Ue. E’ il quadro molto duro circa lo stato del paese – colpito da una crisi economica ancora molto dura – tracciato dal Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, nel corso della relazione introduttiva al Comitato Direttivo Nazionale, dove ha affrontato tutte le questioni sul tappeto: dalla crisi alla necessità di recuperare un potere contrattuale dal tentativo di isolamento. Inoltre, secondo il leader sindacale, se il paese vive una condizione difficile spetta alla CGIL stare in campo, con le sue proposte e con le sue iniziative di mobilitazione, rafforzando il tratto confederale e con in programma una grande giornata di mobilitazione da tenere a Roma a fine novembre.

“Siamo di fronte ad un rischio di pericoloso degrado paese – ha spiegato Epifani alla platea del Direttivo – che emerge da molti segnali allarmanti. E’ un quadro, rispetto al quale, un sindacato come la CGIL non può rinunciare, per le responsabilità e il ruolo che le compete, a reagire e ad esprimere un’idea alternativa per il paese”. Secondo il numero uno di Corso d’Italia diversi sono i segnali negativi, tra questi “c’è il livello e la modalità di scontro nella maggioranza e nel governo: non è una novità assoluta ma oggi ha toccato punte gravi con il pericoloso coinvolgimento degli stessi assetti istituzionali”. Altro esempio è la ‘compravendita’ di parlamentari, ovvero il gruppo dei 20 pronti a sostenere il governo per ‘responsabilità nazionale’: “Anche questo – ha detto Epifani – non è un fatto nuovo ma ora assume caratteristiche gravi; basti considerare la mancata nomina del ministro allo Sviluppo economico, vacante ormai da mesi, perché quella casella è diventata moneta di scambio nella trattativa di maggioranza”. Fatti che per il leader sindacale segnano “una delle pagine più buie della vita paese”.

Ma ancora: “Non ci sono parole, poi, per descrivere quanto avvenuto ai danni del peschereccio italiano colpito dalla motononave donata dal governo italiano e altrettanto incredibile è la giustificazione della vicenda espressa dal ministro degli Interni, che ha pensato di chiudere così la questione”. Così come colpisce la vicenda della scuola ‘leghista’ di Adro: “Non si può tacere sullo svilimento sostanziale della scuola pubblica, – ha accusato Epifani – non solo con il dramma dei precari e con il taglio delle risorse, ma con una imposizione di simboli di parte che non ha eguali in nessun paese democratico, con uno svilimento della funzione e persino della ‘sacralità repubblicana’ della scuola pubblica”. Infine, riferendosi all’affidamento degli incarichi per gli ambasciatori Ue all’Italia, alla quale sono andate le sedi di Albania e Uganda. “Non a caso è alla Germania, il primo paese manifatturiero dì Europa che fa una robusta politica industriale, che è andata la sede cinese”.

Un quadro duro, da dove emerge un paese su di una pericolosa china e che ha bisogno di un forte impegno della CGIL, alla quale “spetta di rafforzare profilo di iniziative con tratti sempre più fortemente confederali” mentre anche il quadro economico e sociale conferma “gli aspetti di difficoltà malgrado la probabile lieve salita del Pil, cosa del resto naturale dopo il crollo degli ultimi anni. L’Italia comunque sarà il paese che cresce meno in Europa con centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione e precari licenziati”. Secondo il numero uno della CGIL saranno necessari “sette anni per tornare alle condizioni pre-crisi” mentre la minore crescita del paese “non dipende dalla relazioni industriali, ma dall’assenza di una politica industriale, dall’inesistenza di investimenti e progetti su infrastrutture, servizi, formazione, ambiente e welfare”. Tutti temi che, per Epifani, “riguardano la crescita e lo sviluppo oltre che la condizione dei cittadini”.

Si rende per questi motivi necessaria “una svolta”, ed è per questo che, a proposito del rischio di caduta del governo su cui tutti si sono cimentati in questi giorni, “siamo stati i soli – ha affermato – a dire che il problema non è voto sì, voto no ma l’inadeguatezza delle politiche del governo a cui si accompagnano gli attacchi ai diritti lavoratori dei settori pubblici e privati”. Attacchi infatti vengono inferti nel pubblico dove “di fatto si va verso il blocco della contrattazione nazionale e di secondo livello, e verso il tentativo di cancellazione della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro”. Il rischio è “che dove scompare il sindacato torni la peggiore politica e le logiche di clientela”. Quanto ai settori privati, ha precisato, “prosegue l’attacco di Fiat e Federmeccanica sulla derogabilità del contratto nazionale. E’ un vera e propria messa in discussione dell’idea di scambio negoziale che si traduce in un attacco alla FIOM e alla CGIL, un’operazione avallata da Confindustria”. Non è però un caso isolato: “Si vanno moltiplicando intanto gli attacchi ai diritti, a cominciare dal diritto di sciopero, da Pomigliano alla Sevel, dalla Ferrari all’Università di Bologna”. Attacchi che non hanno alcuna giustificazione perché “è pretestuoso e falso dire che la CGIL non firma contratti: sono stati sottoscritti decine di accordi anche dalla FIOM e sono stati in generale buoni contratti”.

Ma adesso la questione da porre è come riconquistare il potere contrattuale. “Tutta la CGIL – ha detto – sosterrà la giornata di mobilitazione della FIOM (16 ottobre, ndr.) ma tutti insieme dobbiamo costruire una via di uscita da questa situazione. Di fronte ad un attacco di queste proporzioni è necessario stare in campo con più modalità: non sarà solo il conflitto a consentire la riconquista dei tavoli di confronto. Al conflitto bisogna unire una capacità di proposta : la difesa del contratto nazionale è essenziale ma passa per l’innovazione del contratto nazionale stesso”.

In questo quadro la CGIL lancia le iniziative per l’autunno. “Nei prossimi giorni – ha annunciato Epifani – presenteremo proposte sugli ammortizzatori sociali, sul tema della democrazia e della rappresentanza sindacale, sul Mezzogiorno e sul sistema previdenziale”. Nello specifico ci saranno due richieste prioriterie: il superamento del tetto di 10.000 unità per il pensionamento dei lavoratori in mobilità posto dalla maovra correttiva e l’estensione della cassa integrazoine in deroga per il 2011 e il 2012. Inoltre, ha fatto sapere il segretario generale, “il 29 settembre aderiremo alla giornata di mobilitazione promossa dal sindacato europeo”. La CGIL, infatti, non è isolata rispetto al sindacato europeo, tutt’altro: “Ovunque sono stati fatti o si preparano scioperi contro le politiche dei governi”. E ancora la CGIL sosterrà con una forte iniziativa in programma il 24 settembre i settori della pubblica amministrazione e della scuola affinchè sia possibile eleggere a novembre le Rsu.

Infine, per la fine di novembre, “proporremo una grande giornata di mobilitazione a Roma”. Quanto al rapporto con CISL e UIL e in merito alla manifestazione da queste due promossa sul tema del fisco, Epifani ha detto: “CISL e UIL hanno deciso di andare ad una manifestazione senza la CGIL su un tema, il fisco, rispetto al quale i punti di vista sono sostanzialmente comuni: decisione poco comprensibile, mentre sarebbe necessario chiedere insieme al governo un tavolo di confronto mentre la situazione si fa più pesante per pensionati e lavoratori dipendenti (sui quali è persino cresciuto il peso del prelievo in questo anno difficile) e avanzano ipotesi – ha concluso Epifani – inaccettabili come la possibilità che le regioni taglino aumentino il prelievo addizionale Irpef a fronte di un taglio dell’Irap”.

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