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Salari: IRES CGIL, potere acquisto perde 5.500 euro in dieci anni

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 27, 2010

Salari: IRES CGIL, potere acquisto perde 5.500 euro in dieci anni
Presentato il V rapporto sui redditi dei lavoratori dipendenti. Epifani, “necessario un intervento urgente, che sposti la tassazione dai salari dei lavoratori dipendenti e dalle pensioni alle grandi ricchezze e ai grandi patrimoni”
27/09/2010

da www.cgil.it

‘Salari in Italia 2000-2010: un decennio perduto’

I lavoratori dipendenti italiani hanno perso in dieci anni circa 5.500 euro di potere d’acquisto. E’ questo il dato che emerge dal V rapporto IRES CGIL ‘Salari in Italia – 2000-2010: un decennio perduto’ presentato oggi dal Segretario Generale della confederazione di Corso d’Italia, Guglielmo Epifani, e dal presidente dell’IRES, Agostino Megale. Secondo l’analisi dell’istituto di ricerche economiche e sociali della CGIL le retribuzioni, nel corso degli ultimi dieci anni, hanno avuto a causa dell’inflazione effettiva più alta di quella prevista, una perdita cumulata del potere di acquisto di 3.384 euro ai quali si aggiungono oltre 2 mila euro di mancata restituzione del fiscal drag, che porta la perdita nel complesso a 5.453 euro.

La perdita cumulata calcolata sulle retribuzioni equivale a circa 44 miliardi di maggiori entrate complessivamente sottratte al potere d’acquisto dei salari. Questo spiega perché, nel decennio 2000-2010, le entrate da lavoro dipendente abbiano registrato una crescita reale (quindi al netto dell’inflazione) del 13,1% a fronte di una flessione reale di tutte le altre entrate del -7,1%.

“Una tendenza sconfortante”, quella relativa all’andamento della produttività, dei salari e della redistribuzione dei redditi, “che anno dopo anno si fa sempre più pesante” ha dichiarato il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, intervenendo nel corso della presentazione. Il rapporto IRES, fotografa una situazione salariale allarmante: “il quadro che emerge – ha precisato Epifani – genera preoccupazioni, soprattutto in una situazione politica economica che vede il nostro Paese in continuo affanno”. La crisi dei salari, secondo Epifani, è la conseguenza di una forte pressione fiscale sulle retribuzione di lavoro dipendente e sulle pensioni “non è più accettabile che il bene più scarso, il lavoro, sia oggi più tassato di altre forme di reddito”, è necessario quindi “un intervento urgente che sgravi il lavoro dipendente, e che sposti la tassazione dai salari e dalle pensioni alle grandi ricchezze e ai grandi patrimoni”.

L’importanza di un ‘fisco giusto’, di una riforma fiscale è stata ribadita anche dal presidente dell’IRES, Agostino Megale “da dieci anni, il nostro istituto di studi della CGIL, ha acceso i riflettori sulla questione salariale in Italia”. I salari nel 2010 ha dichiarato Megale alla CGILtv (guarda il video) “chiuderanno con un 0,3% sopra l’inflazione”. “Anche nella crisi – ha proseguito – sono aumentate le tasse e questo aumento lordo viene mangiato da una tassazione ulteriore sul lavoro”.

  • La crescita dei salari: crescita, occupazione e redditi perduti negli anni duemila (Sintesi rapportoSlides)

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