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La CGIL propone una pensione contributiva di garanzia

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Giugno 6, 2011

La CGIL propone una Pensione contributiva di garanzia
Si rende necessario, per la Confederazione, un intervento sul sistema previdenziale pubblico per garantire a tutti i lavoratori una pensione pari al 60% del salario medio nazionale » Camusso, basta con le pensioni da fame
03/06/2011

da www.cgil.it

Troppi lavoratori (soprattutto giovani) sono oggi a rischio pensione. Si tratta dei precari, ma anche di tanti altri lavoratori con carriere intermittenti o deboli che non riescono a costruirsi una pensione pubblica adeguata a causa delle frequenti interruzioni della loro attività e in mancanza di un sistema efficiente e universale di ammortizzatori sociali e di contribuzione figurativa, o in presenza di una situazione di basse retribuzioni. La platea dei potenziali pensionati poveri non riguarda quindi solo gli attuali “cococo” , ma si sta estendendo a macchia d’olio e rischia di determinare a lungo andare un problema di sostenibilità sociale del sistema previdenziale che invece – dal punto di vista finanziario – anche alla luce dei tanti interventi effettuati negli ultimi venti anni è oggi in equilibrio.

Un problema – quello della sostenibilità sociale del sistema pubblico – che viene confermato anche dall’ultimo rapporto Inps che parla di svariate posizioni previdenziali già oggi inadeguate.

Per la CGIL è arrivato dunque il momento di intervenire sul sistema previdenziale pubblico per evitare appunto il dramma di schiere di pensionati poveri nei prossimi anni e uno squilibrio generale che avrebbe effetti a catena. La confederazione sta studiando quindi una proposta e delle linee di intervento che saranno sottoposte al giudizio delle strutture e delle categorie e saranno presentate in un convegno da realizzarsi entro il mese di giugno.

L’idea su cui si sta lavorando è quella di una Pensione contributiva di garanzia (Pcg) che avrebbe un importo proporzionale agli anni di contributi versati (effettivi e figurativi) e sarebbe comunque funzione dell’età del ritiro (tramite l’applicazione di un fattore di correzione legato ai coefficienti di trasformazione). In pratica, al momento del ritiro qualora la pensione fosse inferiore, si avrebbe diritto ad un’integrazione fino al livello della Pensione contributiva di garanzia.

Raggiunti i 65 anni di età (anagrafica) e i 40 di contribuzione, l’importo della Pcg sarebbe pari al 60% del salario medio nazionale (circa 900 euro netti al mese). Per età o anzianità minori (o maggiori) la pensione di garanzia verrebbe ridotta (incrementata) proporzionalmente. La Pensione contributiva di garanzia è stata quindi pensata in base ai principi ispiratori del Protocollo unitario del 2007 che fissavano appunto intorno al 60% del precedente salario il tenore di vita adeguato nel pensionamento. La Pcg è prevista per tutti i lavoratori, di qualsiasi settore, ed è una proposta che allo stato attuale delle cose è pensata per tutelare soprattutto i giovani e le donne che sono ancora oggi i soggetti più fragili e i più esposti alle dinamiche negative del mercato del lavoro.

Si deve anche chiarire che la proposta di una pensione di “garanzia” non c’entra nulla con gli interventi (anch’essi necessari) contro la povertà. Si tratta di una proposta specificamente previdenziale. Si tratta cioè di evitare squilibri e discriminazioni e in particolare di tratta di evitare che persone presenti a lungo nel mercato del lavoro (come occupati o disoccupati) possano alla fine trovarsi a ricevere da anziani pensioni molto basse, ovvero di importo molto vicino a quello dell’assegno sociale. Con questa proposta la CGIL conferma la scelta del sistema contributivo (che come è noto ha sostituito il retributivo), ma al tempo stesso propone un correttivo per evitare gravi effetti sulle prestazioni pensionistiche derivanti dalle distorsioni del mercato del lavoro.

L’altro elemento da chiarire riguarda la fonte del finanziamento. La pensione contributiva di garanzia (come dice la parola stessa) rimane saldamente ancorata nella sua logica al sistema contributivo. La garanzia scatta però, integrandone l’importo,al momento di una pensione insufficiente. E sarà a quel punto lo Stato il soggetto preposto a intervenire attraverso il ricorso alla fiscalitàgenerale, visto che la misura è pensata per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi a prescindere dalla loro collocazione. Da questo punto di vista si propone un nuovo patto sociale per garantire pensioni adeguate a tutti, soprattutto ai giovani di oggi che rischiano di avere pensioni intorno al 30%-40% dell’ultima retribuzione.

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