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Manovra: ennesimo provvedimento contro occupazione e crescita

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 12, 2011

Manovra: CGIL, ennesimo provvedimento contro occupazione e crescita
La Confederazione nel documento approvato oggi dal Comitato Direttivo ribadisce la sua contrarietà ad una manovra “sbagliata, ingiusta e inefficace”. Per questo, a partire dalle prime iniziative di protesta del 15 luglio, promosse dalla categoria dei pensionati, la CGIL intensificherà la mobilitazione nel mese di settembre » Direttivo CGIL, inaccettabile cause lavoro a pagamento
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11/07/2011 da www.cgil.it

E’ diventata evidente la situazione drammatica del Paese che testimonia il fallimento del Governo e delle sue politiche di questi anni.

Il Governo italiano ha contribuito a definire una politica europea che sta dimostrando la sua inefficacia; una politica europea inadeguata a difendere i paesi già da tempo minacciati dalla speculazione internazionale; una politica europea che non assume l’obiettivo di garantire una prospettiva di sviluppo, confermandosi una politica depressiva, incentrata sull’austerity e non su misure di tenuta sociale e di politica volte alla crescita.

Sul piano nazionale, il Governo, negli ultimi tre anni ha prima negato e poi trascurato la crisi. Dall’anno scorso, le manovre economiche si sono caratterizzate per tagli lineari e contenimento della spesa pubblica, ignorando il problema della crescita e sacrificando spesa sociale e spesa per investimenti. Noi abbiamo fortemente contestato questa impostazione rilanciano l’idea che un’altra politica economica era possibile per sostenere i redditi, rilanciare i consumi, determinare una ripresa degli investimenti pubblici e privati, una politica che, se perseguita, oggi ci porrebbe dinanzi un’entità di ridimensionamento del debito pubblico molto inferiore.

Oggi, in una situazione aggravata dal marasma politico, il Governo sta consegnando il Paese (in cui è cresciuto il debito pubblico, è esploso il disavanzo commerciale e si è persa più del 4% della ricchezza nazionale) alla speculazione finanziaria.

Ma non è la manovra presentata la soluzione: innanzitutto perché continua le politiche precedenti. La CGIL ritiene che la manovra economica presentata sia sbagliata, ingiusta, e inefficace, sia per la crescita e lo sviluppo, sia per il risanamento dei conti pubblici.

Ancora una volta il metodo con cui viene avanzata la manovra si dimostra di inaudita gravità. Saremo per la terza volta davanti allo stesso schema: decreto legge, maxi emendamento, voto di fiducia, con parlamento e parti sociali marginalmente coinvolti nella discussione.

La manovra si presenta come l’ennesimo provvedimento che non sostiene l’occupazione e che è contro la crescita. Si riducono gli investimenti e si rinuncia a qualunque stimolo della domanda, manca qualunque elemento di riforma strutturale del sistema-paese e, in particolare, del sistema economico-produttivo in funzione di una maggior competitività, produttività e crescita potenziale del PIL.

Per la CGIL il quadro che emerge dal Disegno di legge presentato (DL n. 2814) è completamente sbilanciato verso un’ulteriore politica di tagli, rischia comunque di non raggiungere il pareggio di bilancio e di farci inseguire in continuazione il debito pubblico.

La manovra è iniqua e depressiva perché riduce il potere d’acquisto delle pensioni e, con una sorta ormai di accanimento, il salario dei lavoratori pubblici senza chiedere alcun contributo ai redditi alti e alle grandi ricchezze del Paese.

Risulteranno danneggiati i più deboli con l’intervento sull’età pensionabile (del tutto immotivato perché non ha alcun impatto finanziario a breve) e con l’assenza di politiche serie per contrastare la disoccupazione crescente, in particolare quella giovanile e per le donne.

Gravissimo l’intervento che segna un ulteriore arretramento del perimetro pubblico: a cominciare dal sistema della conoscenza a quello della salute e dell’assistenza, con i tagli al sistema sanitario nazionale e la reintroduzione dei tickets nazionali oltre che con l’ormai insostenibile riduzione delle risorse a regioni, province e comuni, con la conseguente riduzione dei servizi e del welfare e l’aumento delle tasse locali, penalizzando anche per questa via i redditi da lavoro dipendente e da pensione, con particolari accenti di drammaticità in termini di sostenibilità sociale per il Mezzogiorno.

I tagli al sistema di welfare, uniti a quelli già realizzati con le manovre precedenti, sono tali da mettere seriamente in discussione la permanenza nel nostro Paese di un quadro di diritti universali e di garanzia di servizi e prestazioni.

Inoltre, la politica di tagli così consistenti, unitamente ai contenuti della delega, rappresentano il tentativo di realizzare un modello sociale di protezioni sempre più residuali.

La natura depressiva della manovra, ai limiti dell’insostenibilità sociale, è ulteriormente aggravata dalla “clausola di salvaguardia” in base alla quale il Governo prevede che 14,7 miliardi di euro dovranno provenire dalla delega di riforma fiscale e assistenziale.

Di fatto questo significa che tali risorse dovranno derivare da un ulteriore taglio dell’assistenza e/o da un aumento delle tasse. L’indicazione del 15% di taglio delle cosiddette agevolazioni fiscali, da parte del ministro delle finanze, rende chiaro che queste risorse non potranno essere trovate senza intervenire sulle detrazioni per la produzione del reddito e sulle agevolazioni per la casa e per la famiglia.

La CGIL è in campo per: contrastare l’idea che una manovra così sia l’unica via possibile e sostenere una manovra alternativa che consenta anche di modificare le attuali priorità in termini di spesa pubblica.

Innanzitutto occorre modificare la scelta europea del Patto di Stabilità e del Patto Europlus finanziando il trasferimento di parte dei debiti sovrani ad un debito direttamente europeo e forti politiche di sviluppo attraverso l’emissione di “eurobonds” e l’adozione di una tassa sulle transazioni finanziarie (come rivendicato dalla CES).

In ogni caso, anche nell’immediato, sono possibili politiche alternative per l’Italia:
– un piano straordinario contro l’evasione fiscale che ne programmi la riduzione strutturale introducendo norme più restrittive sulla tracciabilità (oltre €500) e incrociando tutte le banche dati esistenti; prevedendo un coinvolgimento degli EE.LL. e premiandoli lasciando loro parte consistenti dei proventi del contrasto all’evasione e consentendo di alleggerire gli effetti dei vincoli del patto di stabilità per garantire il sistema dei servizi e la ripresa degli investimenti.
Occorre, inoltre, intervenire sulla p.a., al di là della facile propaganda, non con i proclami sul taglio delle province, bensì con ciò che è agibile da subito e va nel segno dell’efficienza e dell’efficacia cioè l’aggregazione dei piccoli comuni con l’incentivazione delle forme di gestione associata;
– l’aumento immediato della tassazione sulle rendite finanziarie e l’introduzione di una imposta sulle Grandi ricchezze;
– una vera lotta al sommerso rendendo il “caporalato” reato penale e con nuove norme sugli appalti;
– assunzione dei temi del welfare come elemento qualificante della crescita del Paese; i diritti non possono essere interpretati come costi e la coesione sociale deve guardare a forme di inclusione dei soggetti fragili che rischiano di rimanere ai margini, anche in un’ottica di politica di inserimento che limiti il ricorso alle politiche meramente assistenziali, producendo per questa via un’economia di spesa e un sostegno alla crescita, in particolare se pensiamo ai giovani ed alle donne. riforme di politica industriale, per l’occupazione e per l’innovazione, a partire da un Piano Energetico e Ambientale nazionale.
– Una politica di riequilibrio in termini di spesa ordinaria per il Sud e un diverso utilizzo dei Fondi strutturali, non appannaggio del Governo ma risorse necessarie a contrastare oltre il divario, la divaricazione fattuale, sociale ed economica del Paese.
– Lo stralcio delle misure sul lavoro dalla liberalizzazione del collocamento al costo del processo del lavoro che non sono state contabilizzate nella manovra e contribuiscono ad imbarbarire ulteriormente il processo di deregolazione del Lavoro.
– Un provvedimento serio e verificabile sui costi della politica intervenendo non in maniera generica, ma riducendo il proliferare delle strutture che rappresentano duplicazioni e costi razionalizzabili, tagliando i privilegi sacrificabili (su cui la CGIL avanzerà una proposta specifica), con una generale politica di moralizzazione delle spese relative all’esercizio delle funzioni di rappresentanza, in relazione alla crisi profonda che attraversa il Paese e non invece, sotto questo capitolo, procedere al ridimensionamento del lavoro pubblico.

Proprio per come è strutturata la manovra e il suo rapporto con la delega, la partita non si chiuderà entro Agosto. Dopo le prime iniziative di protesta che si realizzeranno il 15 luglio in tanti territori e luoghi di lavoro, tra cui il presidio nazionale dello SPI, occorrerà continuare la mobilitazione; in particolare, data la repentina accelerazione sui tempi di approvazione della manovra, occorrerà immaginare ampi presidi durante le fasi di esercizio della fiducia e continuare a sostenere le nostre proposte alternative. Il CD conferma la proposta avanzata a CISL e UIL di convenire forme di mobilitazione contro la manovra finanziaria ma dà comunque mandato alla Segreteria nazionale di definire le modalità per allargare e intensificare la mobilitazione nel mese di settembre in relazione alla legge di stabilità.

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