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Sciopero Generale: Camusso, il 6 settembre per contrastare una manovra insopportabile

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 29, 2011

Sciopero Generale: Camusso, il 6 settembre per contrastare una manovra insopportabile
La leader della CGIL in un’intervista a ‘L’Unità’ spiega le ragioni dello sciopero generale. “Dal vertice di Arcore uscirà una manovra ancora più ingiusta: ci manca solo la tassa sul pane”. “La ‘svolta’ di Emma Marcegaglia non sarà indolore nei rapporti tra le parti sociali”
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29/08/2011 da www.cgil.it

“La manovra sarà ancora peggiore dopo il vertice tra Berlusconi e Bossi. Ci manca solo la tassa sul pane, poi c’è tutto per colpire le famiglie, i lavoratori, i pensionati”.

Oggi riaprono fabbriche e uffici, ad Arcore il governo cerca di limare l’ultima versione della stangata e Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, parla della preparazione dello sciopero generale del 6 settembre in uno scenario politico e istituzionale sempre più preoccupante:

“Altro che ascoltare gli appelli al confronto, raccogliere le indicazioni del presidente Napolitano.Nonc’è discussione, non esiste dialogo, una volta che la maggioranza riesce a trovare un faticoso accordo tutti si devono adeguare”.

Qual è il segno politico e sociale della manovra rivista e corretta? “L’elemento centrale è che il dato di iniquità di questa manovra viene rafforzato. Chi ha di più, chi evade le tasse non paga, si aggiungono invece tasse per colpire sempre i soliti. L’Iva non è una tassa sui ricchi, riguarda i consumi soprattutto quelli della povera gente. I consumi obbligati sono i più penalizzati. Vorrei segnalare che l’intervento sull’Iva era indicato da Tremonti come clausola di salvaguardia. A questo punto siamo già nel programma di tagli lineari all’assistenza. Dove finirà la delega sul fisco?”

Emma Marcegaglia ha parlato di ricerca di tasse esotiche ma ha difeso l’articolo8del decreto che colpisce i lavoratori. Sorpresa? “Delle parole pronunciate da Emma Marcegaglia negli ultimi giorni mi colpiscono due cose. Il presidente di Confindustria ha cambiato opinione, ha negato l’idea che ci potesse essere una patrimoniale per riequilibrare il peso dei sacrifici: anche lei alla fine ha dato per scontato che devono pagare i lavoratori e i pensionati, mentre altri non pagano mai dazio”.

La seconda cosa? “È l’affermazione sull’articolo 8 che sarebbe congruo con l’accordo tra le parti sociali del 28 giugno: parole sorprendenti. Ha detto che l’articolo 8 non si tocca, un linguaggio che ricorda ben più nobili battaglie. La scelta di Confindustria pone due gravi problemi. Primo: dal mio punto di vista Marcegaglia ci sta comunicando che gli accordi non sono esigibili e che le parti non hanno funzione. Abbiamo speso un mese per costruire un’opinione condivisa sull’autonomia della rappresentanza sociale, il governo interferisce su una materia di cui si devono occupare sindacati e imprese. Confindustria, invece di opporsi, si adegua al diktat del governo. È un fatto molto grave per la CGIL perché vuol dire che mentre discutevamo per definire un accordo, per altri, come Marcegaglia, valevano molto di più gli incontri clandestini e separati con Sacconi”.

Addio accordo del 28 giugno? “Il comportamento di Confindustria apre un problema: o si mette rapidamente riparo a questo strappo che vìola l’accordo del 28 giugno oppure la CGIL aprirà vertenze azienda per azienda affinché sia rispettato l’equilibrio tra contratto nazionale e la contrattazione di secondo livello. La CGIL quando firma gli accordi è abituata a rispettarli, se per altri basta un incontro con Sacconi per cambiare idea bisogna dirlo. Non siamo noi a rompere l’accordo, sono altri che lo stanno violando e che vogliono tornare al 2009, con l’esclusione della CGIL. Così non si va da nessuna parte”.

Alcuni nel Pd hanno criticato la scelta dello sciopero. Se l’aspettava? “Noto una stranezza. La CGIL, lo ricordo, non ha chiesto a nessuno, nemmeno al Pd, di aderire allo sciopero. Non c’è l’ obbligo di partecipare. Se ci sono forze sociali o politiche che condividono la nostra piattaforma sono contenta, ma la CGIL è un’organizzazione con milioni di iscritti e risponde solo a loro. Ci sono posizioni, però, che si fanno fatica a comprendere”.

Mi faccia un esempio. “Mi stupisce che non ci sia una dicussione sul merito delle nostre proposte. Abbiamo tanti difetti,ma all’origine delle nostre battaglie ci sono sempre piattaforme precise. Chiediamo “crescita”, “equità”, “giustizia sociale”. Quantomeno quelli che hanno da ridire sullo sciopero dovrebbero difendere con più forza l’accordo del 28 giugno. Invece confondono le cause con gli effetti. Non è stata la CGIL a provocare la rottura,ma il governo. Ci volete proporre lo sciopero postumo, così non disturbiamo? Lo spazio sindacale è quello di cambiare le cose. Diteci dove sbagliamo: sull’articolo 8, sul no ai tagli all’assistenza, sulla difesa dei diritti dei lavoratori?”.

Cosa ne sarà del patto con CISL e UIL? “Rispettiamo i patti firmati. Quando si fanno accordi non si cambiano le carte in tavola. Ora passa lo slogan che se ci sono i tagli alla politica allora la manovra diventa equa. Non è vero. Ho dei dubbi, poi, che una grande forza sociale debba cavalcare i venti dell’anti-politica: non fa bene al sindacato. Ci dicono inoltre che dobbiamo stare tranquilli perché dopo la stangata ci sarà la riforma fiscale che produrrà chissà quali benefici. Ma la delega è costruita sull’obiettivo di trovare 20 miliardi. Sono arrivati alla terza manovra e non c’è il sol dell’avvenire”.

In che condizioni riprende l’attività economica? Come sta il Paese? “Vedo un Paese preoccupato, spaventato, colpito dalla brutalità della crisi e dall’accelerazione dell’ emergenza. Si parla dei crolli delle borse e sono scomparsi dal dibattito pubblico i dati del lavoro e dell’occupazione, i giovani e le donne. Le famiglie parlano di queste cose, c’è un’altissima preoccupazione e si rafforza la convinzione che è sempre più difficile cambiare registro. Si fa strada l’idea che i corpi di rappresentanza sociale non hanno più ruolo, un’idea che trova spazio anche nell’opposizione. Mi spaventa il degrado delle relazioni tra istituzioni e Paese, tra i problemi e gli strumenti del governo. Cosa c’entra la decretazione d’urgenza con il lavoro, il 25 aprile, o con l’articolo 9 che impone il collocamento obbligatorio ai disabili, è una vergogna”.

Sul lavoro Sacconi dice chel’intervento lo ha chiesto la Bce. “Non è vero. Sono pronta a leggere la lettera inviata dalla Bce al governo e a confrontare le richieste di Francoforte con la manovra”.

Il referendum sull’acqua è dimenticato, i suoi effetti rischiano di essere ribaltati e il governo fa finta di niente… “È clamoroso. Stefano Rodotà scrive che ormai si dà per scontato che per decreto si cambia la Costituzione. Il governo vuole cancellare l’esito del referendum. Noi siamo contrari alle privatizzazioni dei servizi pubblici locali. Se una municipalizzata perde a chi la vendi, se guadagna perché un Comune deve perdere risorse? È pura ideologia. Diamo invece una dimensione adeguata alle municipalizzate piccole, rendiamole più efficienti”.

Avete una settimana per preparare lo sciopero. Come sarà? “La situazione è difficile, c’è poco tempo. Ma non cerchiamo un successo per il nostro orgoglio. La CGIL vuole contrastare una manovra insopportabile nella convinzione che lavoratori e pensionati non si possono più fare carico da soli di salvare un’altra volta il Paese. Abbiamo sempre fatto la nostra parte, la faremo anche questa volta. Non ci ritiriamo sull’Aventino”.

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