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Manovra: CGIL, rischio di una correttiva a breve

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 9, 2011

Manovra: CGIL, rischio di una correttiva a breve
Per la CGIL la manovra del Governo porterà ad una crescita del PIL pari a zero, mentre la contromanovra elaborata dal sindacato, e sostenuta con lo Sciopero generale del 6 settembre, prevede una crescita pari a +4% al 2014 » Nota della CGIL sul maxiemendamento
09/09/2011 da www.cgil.it

Per la CGIL “l’impatto depressivo” della manovra di finanza pubblica, approvata al Senato il 7 settembre, con “l’ennesimo voto di fiducia”, e che ora attende il via libera dalla Camera, porterà nel 2013 e nel 2014 ad una crescita del PIL reale verso lo zero, ad un aumento del deficit, del debito e degli interessi. Si prefigura così, avverte la CGIL in una nota sul maximendamento, “il serio rischio di un’ulteriore manovra correttiva a breve, con la prospettiva – questa volta – non di ridurre il debito pubblico, ma di non incrementarlo”.

Per questo, la Confederazione ha elaborato, e sostenuto con lo Sciopero Generale di martedì scorso, una sua ‘contromanovra’,  con la quale si riuscirebbe a mantenere la stabilità dei conti pubblici, puntando all’equità, ad un nuovo sviluppo e al sostegno della crescita. La ‘contromanovra’, secondo la CGIL, potrebbe generare maggiore crescita del PIL pari a +4 punti percentuali cumulati al 2014, mentre la manovra del governo, ancor più aggravata dalle modifiche apportate dal cosidetto ‘maxiemendamento’, “prefigura almeno 5 anni di cieca austerità”, così da impoverire il Paese, allargare le ineguaglianze e rompere la coesione sociale.

Nella nota, curata da tutti i dipartimenti della CGIL Nazionale, è duro il giudizio verso il Governo che “non vuole aggredire la rendita e le grandi ricchezze” e continua a “tollerare gli evasori” (vedi la riduzione delle sanzioni e dell’obbligo alla dichiarazione dei riferimenti bancari), mentre prosegue nel “colpire lavoratori e pensionati”. Con l’aumento dell’IVA, che ora passa dal 20 al 21%, diventando così tra le più alte in Europa, “si aumentano le disuguaglianze sociali” e “si aggravano le sperequazioni di carico fiscale sui contribuenti con i redditi più bassi”. Con i nuovi tagli alle Amministrazioni Centrali si “ridurranno i servizi e aumenteranno, a partire dal 2012, le addizionali IRPEF”. Inoltre, prosegue la CGIL, è “inammissibile l’accanimento verso il lavoro pubblico”. Al blocco dei contratti di lavoro e delle retribuzioni, spiega la Confederazione, “si aggiunge l’assoluto inasprimento delle regole sulla mobilità e i trasferimenti ed aspettativa”. Viene cancellata la norma sulle tredicesime, ma confermato il pagamento, con un ritardo fino a due anni, della indennità di buonuscita. Per quanto riguarda il sistema previdenziale, la CGIL denuncia “ancora manomissioni” con l’anticipo del pensionamento per le donne, e le continue minacce del Governo di intervento su anzianità, invalidità e reversibilità. Altro colpo al collocamento obbligatorio per la disabilità, con misure che rischiano di costruire veri e propri “ghetti” per i lavoratori disabili nelle imprese. Un ulteriore tema sul quale la CGIL, si è espressa fortemente critica, sono le norme sulla contrattazione, “incostituzionalmente aggravate nel Testo approvato”, rappresentano per il sindacato “un attacco all’autonomia delle Parti ed una pesante ed inaccettabile violazione dello Statuto dei lavoratori, un attacco al Contratto nazionale, per giunta con la retroattività del salvataggio di quanto avvenuto alla FIAT, anche con profili di incostituzionalità”. “Sono state salvate – conclude soddisfatta la CGIL – le festività infrasettimanali civili, grazie alla nostra iniziativa, unitamente all’Anci e alle forze democratiche”.
Le ultime novità della manovra.

Revisione integrale della spesa pubblica. Entro il 30 novembre 2011 il Governo dovrà predisporre un programma per la riorganizzazione della spesa pubblica e, nell’ambito del Documento di economia e finanza 2012 r indicare i disegni di legge collegati alla manovra finanziaria per il triennio 2013-2015, mediante i quali il Governo viene delegato ad attuare le riorganizzazioni. Si punterebbe ad una revisione della spesa pubblica con criteri di SPENDING REVIEW e che si progetterebbe un accorpamento degli enti di previdenza pubblici, l’integrazione operativa delle agenzie fiscali, il coordinamento delle forze dell’ordine e la riorganizzazione della rete consolare e diplomatica. Si prevede, inoltre, una Delega al Governo per riorganizzare le Circoscrizioni giudiziarie per realizzare ulteriori riduzioni di spesa, con conseguenze che ricadranno, anche, sulla distribuzione del personale. Nel corso degli anni 2012 e 2013 vi sarà una ulteriore riduzione delle spese di funzionamento relative alle missioni di spesa di ciascun Ministero, rispettivamente, fino all’ l per cento per ciascun anno rispetto alle spese risultanti dal bilancio consuntivo relativo all’anno 2010 e le dotazioni finanziarie delle missioni di spesa di ciascun Ministero, previste dalla legge di bilancio, relative agli interventi, sono ridotte fino all’1,5 per cento.

Programmazione regionale FAS. Le risorse destinate alla programmazione regionale nell’ambito del Fondo delle aree sottoutilizzate vengono escluse dalla clausola di salvaguardia che avrebbe comportato il rischio di ulteriori riduzioni. Resta aperta, invece, la questione dell’esclusione del cofinanziamento dei Fondi strutturali europei dal Patto di stabilità.

Norme per gli EE.LL. L’importo dei tagli previsti per gli EE.LL. può essere complessivamente ridotto, non più di un importo fino al 50 per cento ma per la totalità delle maggiori entrate conseguite con l’addizionale Ires per le Aziende energetiche (Robin tax). Inoltre, rispetto al D.L. iniziale, si elimina la quota destinata ai Ministeri attribuendo, quindi, agli EE.LL. l’intera destinazione delle nuove entrate. Si stima che, in questo modo, potranno essere ridotti di 1,8 miliardi i tagli agli enti locali. Per assicurare la razionalità del sistema tributario nel suo complesso e la salvaguardia dei criteri di progressività, i Comuni possono stabilire aliquote dell’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche differenziate esclusivamente in relazione agli scaglioni di reddito corrispondenti a quelli stabiliti dalla legge statale. Al fine di incentivare la partecipazione dei comuni all’attività di accertamento tributario, per gli anni 2012, 2013 e 2014, la quota di compartecipazione dei comuni alle maggiori entrate è elevata dal 50 per cento al 100 per cento. Per le regioni sottoposte ai piani di rientro per le quali è stato applicato il blocco automatico del turn-over del personale del servizio sanitario regionale, con decreto del Ministro della salute, su richiesta della regione interessata, può essere disposta la deroga al predetto blocco del turn-over, previo accertamento, in sede congiunta, da parte del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali, sentita l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), della necessità di procedere alla suddetta deroga al fine di assicurare il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, del conseguimento di risparmi derivanti dalla corrispondente riduzione di prestazioni di lavoro straordinario o in regime di autoconvenzionamento, nonché della compatibilità con la ristrutturazione della rete ospedaliera e con gli equilibri di bilancio sanitario, come programmati nel piano di rientro, ovvero nel programma operativo e fermo restando la previsione del raggiungimento dell’ equilibrio di bilancio.

Norme per i Servizi pubblici locali. La manovra approvata aggrava ulteriormente gli obblighi per gli enti locali che decidono di mantenere un regime di esclusiva nella gestione dei SPL e prevede che si “giustifichino” le ragioni e si illustrino i benefici per la comunità locale. Peraltro per l’accesso al Fondo Infrastrutturale di 250 mln per il biennio 13-14 viene ampliato il perimetro di applicazione, escluso il servizio idrico, coinvolgendo tutte le società partecipate dagli enti locali oltre le SPA. In ogni caso, se il valore economico dei servizi da affidare non supera i 9oo mila euro, i servizi potranno essere affidati “in house” a una società interamente pubblica e senza gara che sarà assoggettata al patto di stabilità.

Trattamenti pensionistici per le lavoratrici. Si prevede che l’aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici dipendenti del settore privato e per le lavoratrici autonome e parasubordinate venga anticipato al 2014, così come è già avvenuto per il lavoro pubblico. L’aumento dell’età pensionabile delle donne serve solo a fare cassa. Il provvedimento sostiene che il raggiungimento dei 65 anni di età ci sarà nel 2026. Non è vero. Infatti, bisogna fare i conti con le altre misure prese da questo Governo: è stata anticipato al 2013 l’aumento dell’età pensionabile per tutti in base alla speranza di vita (aumento di 3 mesi), il secondo aumento scatta nel 2016 ed è pari a 4 mesi (con aumenti di 4 mesi ogni tre anni fino al 2030, per poi prevedere aumenti di tre mesi sempre ogni tre anni dal 2030 al 2050).Inoltre ci sono le finestre mobili previste dalla rovinosa legge 122/2010 (un anno per le lavoratrici dipendenti, 18 mesi per le lavoratrici autonome e parasubordinate).

Soppressione Enti. E’ stata cancellata la norma che prevedeva la soppressione degli Enti pubblici non economici con meno di 70 addetti.

Destinazione maggiori entrate. Le maggiori entrate derivanti dal presente decreto sono riservate all’Erario, per un periodo di cinque anni, per essere destinate alle esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea, anche alla luce della eccezionalità della situazione economica internazionale. Con apposito decreto del Ministero de!l’economia e delle finanze, da emanarsi entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto sono stabilite le modalità di individuazione del maggior gettito, attraverso separata contabilizzazione. A partire dall’anno 2014, il Documento di economia e finanza conterrà una valutazione delle maggiori entrate derivanti, in termini permanenti, dall’ attività di contrasto all’evasione. Dette maggiori entrate, al netto di quelle necessarie al mantenimento del pareggio di bilancio ed alla riduzione del debito, confluiranno in un Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale e saranno finalizzate alla riduzione degli oneri fiscali e contributivi gravanti sulle famiglie e sulle imprese. E’ una norma che segnala la unidirezionalità della destinazione delle maggiori entrate, evidenziando la assenza di vocazione allo sviluppo che caratterizza l’intera manovra. Senza una politica fiscale che aggredisca le ricchezze finanziarie e patrimoniali non ci sarà spazio né per gli investimenti né per politiche redistributive. Da questo punto di vista è davvero esilarante, se non fosse un tragico inganno, che si affermi che le entrate eccedenti la necessità del pareggio di bilancio confluiranno in un fondo per la riduzione del prelievo fiscale nel quale, tra l’altro, non si prevedono interventi sul lavoro e pensioni.

Contributo di solidarietà del 3% per i redditi oltre 300mila euro. Scatta il contributo di solidarietà del 3% “fino al pareggio di bilancio” per i redditi sopra i 300mila euro. E non più per quelli al di sopra dei 500mila come era stato deciso in un primo momento al termine del vertice di maggioranza. Con l’abbassamento a 300mila euro (dai precedenti 500 mila euro) della soglia del reddito complessivo oltre il quale si paga il contributo del 3%, aumenta a 34mila la platea dei contribuenti interessata al versamento del contributo. Lo riferiscono fonti di governo. Con la precedente soglia a 500mila euro erano 11.500 i contribuenti interessati, con l’abbassamento del tetto di reddito se ne sono aggiunti 22.500. Si tratta di una misura poco più che simbolica visto che riguarda 34 mila contribuenti, è deducibile dalla base IRE ed è calcolata al netto delle addizionali regionali e comunali. Non a caso, il gettito previsto, che vale per i prossimi tre anni, è di 53,8 milioni nel 2012 e 144,2 negli anni successivi. Rimane evidente la disparità di trattamento con l’analogo prelievo che riguarda i redditi dei dipendenti pubblici che continua a valere sia sopra i 90 mila che sopra i 150 mila euro. Per i dipendenti pubblici, infatti, è applicato il taglio dello stipendio previsto dalla manovra dello scorso anno, del 5% sopra i 90mila euro e del 10% sopra i 150 mila, così come per le pensioni d’oro anch’esse con un contributo del 5% sopra i 90 mila euro e del 10% sopra i 150 mila, peraltro senza alcuna deducibilità. Arriviamo al paradosso che per un reddito uguale, di 310 mila €, un dipendente pubblico dovrà contribuire con 19 mila €/anno mentre uno privato con 300 €/anno.

Aumento IVA. Si prevede un aumento, da 20 al 21 per cento, dell’aliquota ordinaria dell’IVA. Tale ALIQUOTA ORDINARIA (20%), si applica a tutti i beni e servizi che non rientrano nelle altre due aliquote ridotte (4% e 10%), ad esempio: abbigliamento e calzature; pelli conciate o preparate; vini e spumanti d.o.c.; autovetture e autoveicoli con motore di cilindrata superiore a 2000 cc; autofurgoni; motoveicoli superiori a 3000 cc; navi e imbarcazioni da diporto con stazza superiore a 18 tonnellate; tappeti fabbricati a mano; benzina; tutti gli altri servizi commerciali e professionali e tutti gli altri prodotti industriali. E’ una scelta che aumenta le disuguaglianze. L’attuale distribuzione dei consumi per fasce di reddito si caratterizza per una relazione inversa: ad un minor reddito disponibile corrisponde una maggiore propensione al consumo. I “più ricchi”, cioè, consumano di più in termini assoluti, ma non in proporzione al reddito disponibile. Questo significa che un aumento dell’IVA – anche a parità di altre condizioni quali gli stili di consumo e il tasso di evasione – si traduce in un incremento pressoché “piatto” del prelievo sui consumi rispetto ai livelli di reddito disponibile e, quindi, in un maggiore prelievo per le fasce di reddito basse e medio-basse. In altre parole, con una maggiore imposizione IVA al diminuire del reddito aumenterebbe l’impatto fiscale maggiore. La misura ipotizzata è dunque regressiva. Le persone e le famiglie con livelli di reddito (e di consumo) medio-bassi sarebbero più colpiti e, probabilmente, ridurrebbero la loro propensione al consumo a fronte dell’aumento dei prezzi. Oltre a questo svantaggio microeconomico, l’aumento dell’inflazione comporterebbe un effetto negativo (macroeconomico) per l’intero sistema-paese. Anche il solo aumento dell’aliquota ordinaria (20%), inoltre, potrebbe portare un ulteriore incremento del tasso di evasione ed elusione fiscale. Tutto ciò produrrebbe inevitabilmente un’ulteriore iniquità nei confronti dei redditi dei lavoratori dipendenti e pensionati e, in generale, dei redditi medio-bassi, senza nessuna certezza di maggiori entrate, essendo l’IVA già oggi l’imposta più evasa (oltre 25 miliardi di euro ogni anno). Tutti i suddetti effetti, aumentati dal sicuro impatto sui prezzi, deprimerebbero poi la domanda interna, la crescita potenziale e lo sviluppo. Con questa scelta il Governo conta di produrre un gettito di 700 mln. € nel 2011 ed uno di 4,236 Mld € su base annua a decorrere dal 2012. E’ un dato sovrastimato che, più realisticamente, prevediamo potrebbe dare introiti non molto superiori ai 3 Mld€.

Imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all’estero. E’ istituita un’imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all’ estero attraverso gli istituti bancari, le agenzie “money transfer” ed altri agenti in attività finanziaria. L’imposta è dovuta in misura pari al 2 per cento dell’importo trasferito con ogni singola operazione, con un minimo di prelievo pari a 3.00 euro. L’imposta non è dovuta per i trasferimenti effettuati dai cittadini dell’Unione Europea, nonché per quelli effettuati verso i Paesi dell’Unione Europea. Sono esentati i trasferimenti effettuati da soggetti muniti di matricola INPS e codice fiscale. E’ una norma in contraddizione con pessime Leggi precedenti, che non produce introiti, tanto che la relazione tecnica non li quantifica, ma che evidenzia tutta la stupidità e la chiusura verso i cittadini extracomunitari, in particolare quelli non regolarizzati. Questi non potranno pagare la tassa, pena la possibilità di ripercussioni; li si costringe a delegare l’invio di denaro a intermediari con il pericolo rilevante che possano incorrere in raggiri o truffe.

Riduzione agevolazioni per le Cooperative. E’ previsto un aumento dal 30 al 40% del peso degli utili nella formazione della base imponibile e dal 55 al 65% per le società cooperative di consumo e i loro consorzi. Un’altra vendetta verso settori non considerati amici con effetti di gettito modesti. Si predono, infatti, maggiori entrate di 42,2 mln. € nel 2012 e di 61,7 mln. Negli anni successivi.

Revisione trattamenti società di comodo, in perdita sistematica e beni in godimento. Scatta la maggiorazione del 10,5% dell’aliquota Ires che si applicherà al reddito “imputato per trasparenza”. Le società che presentino dichiarazioni in perdita fiscale per tre anni consecutivi saranno considerate “non operative” e si mira contrastare la concessione in godimento, a soci o familiari, di beni relativi all’impresa per un corrispettivo inferiore ai valori di mercato.

Interventi per incentivare la fedeltà fiscale. Sono norme che vogliono migliorare la comunicazione all’anagrafe tributaria, la registrazione di operazioni soggette ad Iva, la implementazione del pagamento senza contanti, misure che disciplinano i reati penali.

Riscossione somme condono 2002. Le somme non riscosse del condono tombale del 2002 potranno essere recuperate attraverso “un’azione coattiva”, con la maggiorazione degli interessi maturati, entro il 31 dicembre 2011. Prorogata di un anno la riscossione dell’Iva.

Lotta all’evasione. Si allenta, sgradevolmente, la norma della manovra che prevede il carcere per chi evade oltre 3 milioni di euro. Perché scattino le manette l’ammontare dell’imposta evasa dovrà essere superiore al 30% del volume d’affari. Le dichiarazioni dei redditi potranno essere pubblicate sui siti dei Comuni, ma soltanto per aggregati o categorie. Non ci sarà l’obbligo, come inizialmente ipotizzato, di indicare nella dichiarazione dei redditi la banca presso cui si ha il conto.

SISTRI. Vengono reintrodotte le norme relative al Sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), inopinatamente cancellate dal Testo originario, prevedendo un periodo transitorio per consentirne la progressiva entrata in vigore.


 
 

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