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Camusso, una patrimoniale per rilanciare il Paese

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 29, 2011

Camusso, una patrimoniale per rilanciare il Paese
In una lettera inviata al Direttore del quotidiano ‘la Repubblica’, il Segretario Generale della CGIL, sottolinea come “le risorse per il risanamento e la crescita si debbano reperire da una seria tassazione delle grandi ricchezze, dei grandi immobili e da un contributo di solidarietà sui redditi alti ed una rigorosa lotta all’evasione fiscale che non guardi in faccia a nessuno”
29/09/2011 da www.cgil.it

Caro Direttore, l’Europa si affaccia al tema della crescita e pone domande all’Italia dove il Governo ha prodotto manovra su manovra politiche recessive; e anche se adesso lancia annunci, bisogna constatare che piani decennali e decreti sono fuori tempo massimo e privi di risposte efficaci. Il Governo rappresenta gran parte del problema: la sua uscita di scena è condizione per recuperare credibilità sui mercati.

Nel frattempo bisogna dare una prospettiva al Paese e noi pensiamo che le risorse per il risanamento e la crescita si debbano reperire da una seria tassazione delle grandi ricchezze, dei grandi immobili e da un contributo di solidarietà sui redditi alti ed una rigorosa lotta all’evasione fiscale che non guardi in faccia a nessuno. La straordinaria partecipazione allo sciopero dello scorso 6 settembre testimonia, l’ampia condivisione di una politica di giustizia fiscale.

Confindustria non può pensare che la crescita della nostra economia possa derivare dall’allungamento dell’età pensionabile. Infatti il fondo lavoratori dipendenti è in equilibrio e non può essere intaccato per fare cassa. Soprattutto, se crescita significa occupazione, non si può allungare l’attesa dei giovani per l’ingresso al lavoro: il teorico risparmio dell’età pensionabile è in realtà un gigantesco costo che produce disoccupazione femminile e giovanile e dispersione all’estero delle intelligenze.

Parlare di crescita non significa parlare solo di Pil, ma di lavoro, di occupazione, di qualità dei servizi, di sostenibilità ambientale. È indispensabile un piano per l’occupazione giovanile e la stabilizzazione del precariato. Lo si può aiutare con la riduzione del carico fiscale sulle aziende e con incentivi all’assunzione e alla stabilizzazione. Lo si può finanziare con il ripristino di una tassa di successione che non escluda i patrimoni societari.

L’obiettivo della crescita e della coesione sociale passa per un riconoscimento alle Regioni ed alle Autonomie Locali della loro funzione: welfare è sviluppo e gli investimenti li produce il territorio.

Per questo con loro occorre ragionare di qualificazione e stabilizzazione del lavoro pubblico e di qualificazione dei servizi pubblici locali. Non in una logica di privatizzazione e smantellamento, come sembra indicare Confindustria, ma di riorganizzazione e concentrazione.

Il potenziamento e la qualificazione del trasporto pubblico locale può rappresentare una filiera con cui modernizzare intere aree, sfruttare le capacità tecnologiche e industriali nazionali, produrre, difendere e favorire l’occupazione e la mobilità dei cittadini. Per fare ciò sono necessarie risorse adeguate, politiche mirate e coinvolgimento delle istituzioni locali, di tutti gli operatori locali e nazionali. In materia di Tpl proponiamo alle Regioni che svolgano una funzione di indirizzo e pianificazione costituendo un’unica società integrata per ogni Regione.

La crescita è possibile solo in una logica unitaria che assuma l’emergenza meridionale come priorità assoluta. La crisi minaccia interi settori produttivi e può produrre la deindustrializzazione di intere Regioni (a partire dalla Campania, dalla Sardegna e dalla Sicilia). La latitanza del Governo su questo tema è stata scandalosa e ha concorso al declino e al degrado del Paese. La responsabilità di una classe dirigente impone che le grandi imprese nazionali si facciano promotrici di un disegno che produca la difesa degli insediamenti e nuovi investimenti nel Mezzogiorno. Finmeccanica ed Eni sono chiamate a “fare la loro parte” di grandi gruppi a controllo pubblico con responsabilità sociali oltre che interessi aziendali cui rispondere, senza cedere a nessun richiamo di secessione nel Paese.

Quest’idea di Crescita presuppone occupazione stabile e qualificata, nonché un sistema di diritti e regole certe; facendo la nostra parte abbiamo definito l’accordo interconfederale del 28 giugno. Per lo stesso motivo siamo impegnati a cancellare l’articolo 8 della manovra, emblematico della negazione dello sviluppo da parte del Governo che pensa si possa cancellare il Diritto del Lavoro.

Segretario Generale CGIL

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