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CGIL: il testo del documento conclusivo approvato ieri dal Comitato Direttivo

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Aprile 20, 2012

CGIL: il testo del documento conclusivo approvato ieri dal Comitato Direttivo

Dopo oltre quattro anni di crisi, l’Italia è un Paese impoverito con tassi di disoccupazione crescenti. Le politiche scelte dall’Europa e tradotte dal nostro Paese determinano un ciclo recessivo che aggrava ulteriormente la situazione e non permette di vedere un’uscita dalla crisi
» Il diario delle mobilitazioni 20/04/2012 da www.cgil.it

Dopo oltre quattro anni di crisi, l’Italia è un Paese impoverito con tassi di disoccupazione crescenti. Le politiche scelte dall’Europa e tradotte dal nostro Paese determinano un ciclo recessivo che aggrava ulteriormente la situazione e non permette di vedere un’uscita dalla crisi.

 

Le politiche europee, esclusivamente legate al controllo dei debiti sovrani, sono l’opposto di una scelta di crescita. Decisioni per liberare risorse finalizzate agli investimenti (TTF Eurobond) sono improcrastinabili, in assenza di questo sono l’eurozona e la sua moneta ad essere sempre più in difficoltà.

 

I patti europei assunti dal Governo determinano una strada molto stretta e difficile per salvaguardare politiche di crescita, ma se non vengono intraprese la situazione del Paese diverrà intollerabile.

 

Il Governo, che si era presentato all’insegna di rigore, crescita, equità, ha invece realizzato provvedimenti non equi e senza crescita, che hanno determinato un peggioramento delle condizioni di vita e di reddito dei lavoratori e dei pensionati generando un forte e crescente disagio sociale.

 

La stessa politica fiscale ha determinato un crescente prelievo sul lavoro, sulle pensioni e sulle famiglie senza alcuna equità distributiva, mentre bisognerebbe agire sulle rendite e sulle grandi ricchezze.

 

Le politiche di nuovo riproposte nel DEF e nel PNR, che indicano nelle riforme strutturali la fonte della futura crescita, non determinano nessuna inversione di tendenza e negano l’obiettivo principale ovvero creare lavoro.

 

Cambiare questa politica è l’obiettivo fondamentale per la CGIL. Redistribuzione fiscale, contrasto all’evasione e al sommerso, lotta alla corruzione, piano per il Lavoro, nuovo welfare in funzione dello sviluppo e allentamento del Patto di Stabilità sono le proposte necessarie ed urgenti per determinare una prospettiva di uscita dalla crisi.

 

A tal proposito è positivo che CISL e UIL, nei loro rispettivi organismi, abbiano discusso di una mobilitazione unitaria con questi obiettivi.

 

La segreteria della CGIL, su mandato del CD, proporrà a CISL e UIL di riunire le segreterie unitarie per concretizzare una piattaforma e le conseguenti iniziative di mobilitazione.

 

Le scelta del Governo di abbandonare il confronto con le parti sociali sul mercato del lavoro, per ripetere lo schema della riforma pensionistica con l’aggravante della volontà, fallita, di isolare la CGIL, è una scelta sbagliata che si dimostra di giorno in giorno più miope.

 

Il Governo, dopo essersi presentato come il paladino dei giovani, della riduzione della precarietà e dell’universalità degli ammortizzatori sociali, produce un disegno di legge che tradisce quegli obiettivi.

 

L’enfasi del Governo sull’art. 18, ovvero sui licenziamenti facili, si è invece tradotta nel primo vero passo indietro del Governo stesso.

 

L’iniziativa della CGIL, la forte mobilitazione di lavoratori, lavoratrici e pensionati, ha costruito le condizioni per una mediazione politica che ha reintrodotto il reintegro per i licenziamenti economici individuali e collettivi, ricostruendo l’effettuo di deterrenza e ripristinando un principio di civiltà giuridica.

 

Il mantenimento dell’onere della prova in capo alle aziende e la definizione della procedura di conciliazione che può determinare un effettivo ruolo della rappresentanza sindacale, insieme al reintegro, rappresentano un primo importante risultato, come già indicato nel documento della Segreteria.

 

E’ essenziale oggi, che lo squilibrio sulla precarietà e sugli ammortizzatori non si traduca nella riproposizione della presunta contrapposizione di una CGIL impegnata a difendere una parte e disattenta ai giovani e precari.

 

Abbiamo detto che avremmo giudicato l’equilibrio del ddl se si fosse invertita la pratica della moltiplicazione delle forme di ingresso e si fossero indirizzati gli ammortizzatori alla universalità, se si fosse aperto un vero confronto per l’attuazione del contrasto alla precarietà nei settori pubblici, per i quali si propone invece una inaccettabile e generica mobilità, presupponendo esuberi mai dimostrati.

 

Questa ipotesi è tanto più inaccettabile mentre è ancora del tutto oscuro come il Ministro per la Pubblica Amministrazione intenda esercitare la delega contenuta nell’art.2 del DDL sul Mercato del Lavoro. La scelta del Governo va respinta con ogni azione di contrasto fino allo sciopero generale del lavoro pubblico che sarà, ovviamente, proclamato dalle categorie. La CGIL conferma la propria volontà di aprire invece un negoziato sul lavoro pubblico come mezzo per riqualificare ed estendere il welfare nel nostro Paese.

 

Insieme abbiamo sottolineato l’esigenza di mantenere l’istituto della mobilità con una particolare attenzione al Mezzogiorno.

 

In ragione di queste valutazioni, confermando il nostro giudizio sulla complessiva inadeguatezza del ddl presentato dal Governo, abbiamo proposto alla commissione lavoro del Senato emendamenti su tutti i capitoli del ddl stesso, per segnare un cambiamento sulla precarietà, rafforzare gli ammortizzatori, rendere più lineare l’interpretazione dell’art. 18 e determinare un effettivo contrasto alle dimissioni in bianco.

 

La CGIL con le mobilitazioni in corso, quelle programmate e con la scelta di una giornata nazionale di iniziativa dei e con i giovani sulla precarietà il 10 maggio, continuerà a caratterizzare la sua iniziativa per la discussione in Parlamento. Il CD, dando il mandato alla Segreteria di definire la data dello sciopero generale in rapporto all’andamento dell’iter parlamentare del ddl, impegna tutte le strutture ad articolare la loro iniziativa anche sui temi del Piano per il Lavoro, del fisco, della crescita e del welfare.

 

Questo percorso è reso ancor più necessario dalla offensiva del sistema delle imprese che, mancato l’obiettivo della libertà di licenziamento, propone uno stravolgimento negativo ed ulteriormente peggiorativo di tutto il ddl confermando la scelta di una via basata sul lavoro debole e povero e non sulla qualità, sulla formazione e sull’innovazione.

 

La stessa necessità del susseguirsi dei vertici politici e il nervosismo del Governo dimostrano quanto sbagliata sia la strada dell’esclusione del confronto con le parti sociali e della negazione degli accordi.

 

La CGIL è impegnata ad attuare l’intesa sulla rappresentanza del 28 giugno 2011, iniziativa che va collegata alla riapertura di una campagna per la democrazia e la modifica dell’art. 19, ed aprendo su questo un confronto con CISL e UIL.

 

Infine, la mobilitazione unitaria del 13 aprile sulle pensioni ha visto una grande partecipazione e reso evidente a tutto il Paese i guai prodotti da una riforma sbagliata, priva anche delle tradizionali clausole di garanzia.

 

Con il mondo variegato dei lavoratori in mobilità, in esodo volontario, in ricongiunzione e con i licenziati abbiamo preso l’impegno di attivare un confronto con il Governo, che nuovamente sollecitiamo , e della prosecuzione della mobilitazione.

 

Servono risposte non solo per dare soluzione alle tante domande individuali ed alle tante preoccupazioni, ma anche per riaprire il tema della riforma delle pensioni che produce tante ingiustizie ai lavoratori ed ai pensionati.

 

Le risorse per affrontare il problema si devono trovare, a partire dal pagare in titoli di Stato retribuzioni e pensioni d’oro che ad oggi contribuiscono alla solidarietà proporzionalmente meno dei pensionati a cui è stata bloccata la rivalutazione.


 

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