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Spending review: CGIL, ancora tagli alla spesa e ai servizi

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 17, 2012

Spending review: CGIL, ancora tagli alla spesa e ai servizi

“Una vera e propria manovra economica pluriennale, non una revisione della spesa pubblica” accusa la CGIL che torna ad incalzare il governo, analizzando le singole misure previste nel decreto. “Iniziare dalla lotta all’evasione, dalla riforma del fisco e introdurre una patrimoniale strutturale sulle grandi ricchezze“
» ‘Basta Tagli alla Salute’. 23 luglio mobilitazione nazionale CGIL Due spot per lanciare allarme tagli sanità 16/07/2012 da www.cgil.it

Si continua a fare cassa con la sanità, con la formazione, con il lavoro pubblico, riducendo i finanziamenti agli enti locali. Per la CGIL la ‘revisione della spesa pubblica’, contenuta nel decreto legge n.95, è una “mera operazione di tagli alla spesa e ai servizi”. Una vera e propria manovra economica pluriennale, accusa il sindacato di Corso d’Italia, che si va ad aggiungere alle manovre pesantissime degli anni passati e che ancora una volta è destinata a colpire il lavoro, i cittadini ed i servizi.

La CGIL, nel suo dossier, elaborato dai dipartimenti confederali, analizza le conseguenze nefaste che la spending review, così come annunciata dal governo Monti, avrà sulla sanità, sulla formazione, sull’istruzione e la ricerca, sulle pubbliche amministrazioni, sulle regioni ed enti locali, sul lavoro pubblico, “facendo così – avverte la CGIL – si riducono i servizi alle persone e al paese”, mentre “per la lotta agli sprechi ed alle spese superflue o rinviabili, come quelle militari, si fa ben poco”. Si può agire trovando le risorse innanzitutto nella lotta all’evasione, riformando il fisco e introducendo una patrimoniale strutturale sulle grandi ricchezze, ma nulla di ciò viene fatto e si continua, secondo il sindacato guidato da Susanna Camusso, a varare “provvedimenti a carattere recessivo” che rischiano di non produrre neanche un maggiore contenimento dei deficit e del debito pubblico in rapporto al PIL.

Un decreto che, come sostenuto dal Governo, è stato varato per evitare l’aumento delle aliquote IVA e per gestire situazioni di emergenza quali il terremoto e il problema ‘esodati’. Ma ai tanti lavoratori senza più stipendio, né pensione, secondo la CGIL, non è stata ancora data una risposta esauriente, perchè, come riferisce il sindacato, rimarrebbero fuori, infatti, oltre 200mila tra lavoratori e lavoratrici, “questo nuovo provvedimento non può essere spacciato come la soluzione del problema”.

Sanità. Il governo, invece di operare una seria riorganizzazione della sanità e della spesa, taglia ancora il finanziamento. Questa non è spending review, non è una riqualificazione della spesa e non è una eliminazione degli sprechi. Il finanziamento per per il servizio sanitario nazionale verrà ridotto di circa 900 milioni nel 2012, 1.800 milioni nel 2013, 2.000 a decorrere dal 2014 (4.700 milioni nel triennio). Questa riduzione del finanziamento si aggiunge ai tagli per 7.950 milioni previsti dalla manovra Berlusconi (2.500 milioni nel 2013, 4.950 milioni a decorrere dal 2014). Il totale del saldo da finanziare per il triennio 2012-2014 diventa così di 12.650 milioni. Ma i tagli cumulati nel triennio sono ormai quasi 22 miliardi. A ciò si aggiungeranno la riduzione dei posti letto che le regioni dovranno deliberare, che ridurranno l’offerta di servizi sanitari, provocheranno emergenze occupazionali sia nel settore pubblico che in quello privato di gestione dei servizi, inoltre l’intervento sulla produzione industriale farmaceutica e dei dispositivi medici che rischieranno di avere ripercussioni pesanti sul lavoro e sull’innovazione del Paese.

Acquisto di beni e servizi. Ad alcune misure positive, quali quelle che fanno assumere valore strategico alle centrali di committenza relative agli appalti e all’acquisto di beni e servizi, si aggiungono la riduzione del 5% per acquisti di beni e servizi del sistema sanitario e la ricontrattazione degli appalti per prezzi di beni e servizi superiori del 20% a quanto disposto dall’Osservatorio per i contratti pubblici. Si tratta di tagli lineari che colpiscono a fondo il sistema pubblico fino a renderlo incapace di agire. Gli stessi tagli al capitolo “fornitura di beni e servizi” rischiano di produrre effetti negativi sia nella produzione dei beni, distruggendo valore industriale e ricerca, sia, come nel caso dei servizi sull’occupazione in un settore che impiega non meno di 500.000 lavoratori, con rischi per un 15% degli addetti o su quello delle condizioni retributive e contrattuali oltre che delle condizioni di lavoro delle tante persone addette.

Pubbliche amministrazioni. Tutte le pubbliche amministrazioni sono colpite dall’ennesima manovra di riduzione della spesa che prosegue con interventi annuali dal 2008 e che ha prodotto misure che hanno già tagliato la spesa per non meno di 100 miliardi, o da interventi sbagliati. Nei Ministeri un taglio di circa 5 miliardi della spesa per il triennio che si aggiunge a quelli già del precedente governo. Si tratta anche questa volta di tagli lineari e di riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi che ormai mettono in discussione la stessa possibilità di esercitare le funzioni proprie delle amministrazioni. In particolare forte preoccupazione per le misure che riguardano i 2 grandi enti previdenziali ed assicurativi (INPS ed INAIL) al cui funzionamento e alle cui funzioni partecipano le forze sociali. Questi Enti sembrano essere diventati una sorta di cassa di prelievo continuo da parte dei Governi.

Lavoro pubblico. Le misure sul lavoro pubblico sono in continuità con quelle del precedente governo di attacco al lavoro ed al sistema dei servizi pubblici. Tagli lineari alle dotazioni organiche con lavoratori in eccedenza; interventi su istituti che riguardano il potere di acquisto (buoni pasto); ferie obbligatorie che non tengono conto dello stato dei servizi alla persona come nel caso della Sanità; ritorno alla carica con le norme Brunetta sul merito individuale, già bloccate dal precedente governo. Il tutto avviene mentre i contenuti dell’Intesa firmata dal Governo, dai sindacati e da Regioni ed enti Locali il 3 maggio ultimo scorso vengono ancora colpevolmente disattesi proprio mentre di loro vi sarebbe bisogno per rendere reale e non solo sbandierato un intervento di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. La presenza di alcuni parziali contenuti in tema di relazioni sindacali nei processi di riorganizzazione, che agiscono solo “per la gestione degli esuberi”, accanto al peggioramento di norme preesistenti, testimonia della bontà di quell’accordo e del danno che si fa al Paese ed al lavoro pubblico se quell’intesa non diventa tutta operativa. In questo quadro risaltano, insieme alla riduzione delle dotazioni organiche delle amministrazioni ed enti centrali, le misure che rimettono in vita per i dipendenti pubblici ‘in esubero’ gli istituti previdenziali precedenti la riforma Fornero, per risolvere i problemi del presupposto esubero di personale.

Regioni ed Enti Locali. Anche in questo caso i tagli di 7.200 milioni di euro (2012/2013) si aggiungono a quelli della manovra Berlusconi, mettendo a questo punto in serio rischio la continuità dei servizi che le autonomie locali erogano alle persone, l’occupazione, fino all’estensione delle forme di dissesto finanziario. In questo quadro è stata inserita una misura di riforma ordinamentale che riguarda la soppressione e l’accorpamento delle province, la costituzione delle città metropolitane e una diversa forma associata di gestione delle funzioni fondamentali da parte dei piccoli Comuni che desta forti criticità anche dal punto di vista democratico. Si tratta di misure improvvisate, attuate senza un disegno organico, senza alcuna attenzione alle questioni occupazionali che inevitabilmente rischieranno di aprirsi a seguito di tali provvedimenti e che riguardano una platea di non meno di 400mila lavoratori e di tantissimi lavoratori precari che operano per queste strutture. Si tratta di misure assunte in una logica di tagli della spesa, quindi senza alcun investimento necessario per riportare efficienza e senza alcun intervento di revisione del Patto di Stabilità.

Istruzione, formazione e ricerca. Continua la politica di disinvestimento nella formazione e nella ricerca, non si tratta di una razionalizzazione della spesa ma di ulteriori tagli lineari (360 milioni nella scuola e 200 nell’università e nella ricerca) che avranno effetti negativi sulla qualità dell’offerta formativa e sulle attività di ricerca. In particolare, nella scuola prosegue la politica di riduzione del personale (previsto un taglio di altri 15mila docenti) senza alcun disegno di riorganizzazione e di reinvestimento per innalzare la qualità. Ancora pesanti tagli per le Università e gli Enti Pubblici di Ricerca, blocco delle assunzioni, aumenti delle tasse universitarie nonostante la preoccupante diminuzione delle iscrizioni passate dal 44% dei 19enni nel 2004 al 29% nel 2010/11. Nel momento in cui la crisi obbliga ad accelerare gli investimenti sui fattori strategici per la crescita, si taglia sugli Enti di Ricerca con il rischio di bloccare il funzionamento e la ricerca.

Approfondimenti:

1) cosa è la spending review

2) Appalti, Società, Enti

3) Il lavoro pubblico

4) Sanità, Enti Previdenziali e Assicurativi, Covip

5) Istruzione, Formazione, Ricerca

6) Beni Culturali

7) Riforme Ordinamentali

8) Salvaguardia Lavoratori Esodati

 

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