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Patto Stabilità: CGIL, va ‘allentato’ su investimenti e spesa sociale, necessaria profonda revisione

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 5, 2013

Patto Stabilità: CGIL, va ‘allentato’ su investimenti e spesa sociale, necessaria profonda revisione
Per il sindacato serve una “vera discontinuità, nelle politiche economiche e sociali, negli indirizzi di finanza pubblica e nel sostegno all’offerta dei servizi pubblici, rispetto ai governi precedenti e, soprattutto, in ordine alla riduzione della spesa pubblica e all’iniquo aumento dell’imposizione fiscale perseguiti all’insegna dell’austerità”
31/07/2013 da www.cgil.it

“Occorre una profonda revisione del Patto di Stabilità che va ‘allentato’ su investimenti e spesa sociale, perché strangola l’economia locale e vincola le risorse, anche dei comuni ‘virtuosi’ rendendo impossibilela crescita, lo sviluppo e la tenuta sociale dei territori”. Lo afferma la CGIL, in una nota della segreteria nazionale.

La CGIL chiede al governo di prestare “la stessa attenzione e sensibilità nei confronti del welfare locale e dello sviluppo locale che oggi viene espressa verso l’Imu, della quale, peraltro, si ragiona scaricando il problema dei costi sulle amministrazioni locali”. E per questo invita l’Esecutivo ad aprire “un confronto con il sistema delle autonomie locali, coinvolgendo anche le organizzazioni sindacali, sugli assetti istituzionali, sull’economia pubblica, sulla finanza locale e sulle politiche sociali, per affrontare finalmente i nodi strutturali della debolezza economica e finanziaria del sistema-paese e costruire insieme le condizioni favorevoli per uscire dalla crisi”.

Per il sindacato, infatti, “la discontinuità nelle politiche del governo e l’attribuzione di un forte ruolo di sindaci, amministratori e, in generale, delle pubbliche amministrazioni locali non può essere solo evocato nelle dichiarazioni programmatiche o esprimersi esclusivamente come oggetto di relazioni di presentazione dei disegni di legge sulle riforme istituzionali del presidente del Consiglio. Serve una vera discontinuità, nelle politiche economiche e sociali, negli indirizzi di finanza pubblica e nel sostegno all’offerta dei servizi pubblici, rispetto ai governi precedenti e, soprattutto, in ordine alla riduzione della spesa pubblica e all’iniquo aumento dell’imposizione fiscale perseguiti all’insegna dell’austerità. Va fermato il perpetuarsi di quelle politiche finanziarie centrali, assunte di volta in volta nell’erronea concezione di contenere deficit e debito tagliando risorse e trasferimenti agli enti locali, costringendoli ad aumentare fino all’inverosimile l’imposizione locale e a bloccare gli investimenti, per mantenere i servizi al Paese”.

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