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Camusso, subito meno tasse su lavoratori e imprese

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Ottobre 24, 2013

Camusso, subito meno tasse su lavoratori e imprese

24/10/2013 da www.cgil.it

Lavoro-cassa-integrazione-300x225L’intervento del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso sulle pagine de ‘Il Sole 24 Ore’ è legato alla legge di Stabilità e all’urgenza di mettere il ‘Lavoro al centro’

Se si vuole che ci sia ripresa stabile dell’economia e dell’occupazione è necessario mettere in atto politiche che la promuovano, proattive e anticicliche. Occorre avere obbiettivi precisi di innovazione, renderli pubblici per costruire prospettive per il lavoro, specie giovanile e femminile, e impiegare risorse pubbliche nel modo più utile per generare investimenti e consumi pubblici e privati. Agire per aumentare la domanda aggregata. Se non investe su se stesso il Paese perché dovrebbero farlo investitori esteri?

La legge di stabilità non contiene queste scelte. In parte perché agisce in direzione opposta, continuando a penalizzare i ceti più deboli (esodati, precari, parasubordinati e pensionati) e il lavoro pubblico. In parte perché quando affronta temi giusti come la riduzione della tassazione su lavoro e imprese o gli investimenti in infrastrutture e l’agenda digitale, mette in campo risorse poco più che simboliche. Quel che occorre alla legge di stabilità non è il solito “aggiustamento” parlamentare ma una decisa sterzata in grado di favorire dal 2014 una crescita e l’occupazione. Quello che abbiamo chiamato “mettere il lavoro al centro” delle politiche del Governo a partire dalla legge di stabilità. Altrimenti l’Italia rischia di trovarsi non solo con la disoccupazione giovanile e femminile più alte d’Europa ma con un apparato produttivo ridimensionato, più obsoleto e meno competitivo.Sul lato delle politiche da adottare mi sembra che i ritardi accumulati nel campo energetico, della tutela idrogeologica, dei trasporti locali, della logistica, della sicurezza, delle bonifiche ambientali richiederebbero un’urgente e coraggiosa “programmazione” pluriennale delle necessità e delle priorità del Paese, condizione necessaria a consolidare lo straordinario patrimonio manifatturiero e industriale del nostro Paese e a ridurre il divario tra le diverse aree territoriali. Si aggiunga a questi temi la scandalosa diseguaglianza di welfare e servizi (oltre che di reddito), soprattutto nei confronti di anziani e bambini nelle diverse aree del Paese. Raggiungere livelli adeguati e omogenei di assistenza e istruzione per tutti i cittadini è obbiettivo primario per qualsiasi Paese civile: è un metro di misura del suo stato di salute politico e democratico. È un terreno su cui investire per creare reddito e lavoro. Non è un costo da tagliare.

Secondo queste e altre linee di indirizzo è necessario e indispensabile pensare una riforma delle istituzioni e della pubblica amministrazione che ne riduca costi e inefficienze valorizzando le molte risorse professionali esistenti. È giusto selezionare e tagliare le spese improduttive e semplificare la burocrazia. Il sindacato ha avanzato proposte ed è pronto a attuarle. Al contrario, i blocchi contrattuali, le riforme a tavolino, i tagli lineari, peggiorano le inefficienze, tolgono qualità al sistema e umiliano le competenze.

Sul versante delle entrate e delle risorse da impiegare insistiamo da tempo (con Confindustria e le altre grandi organizzazioni sindacali) sulla necessità di spostare decisamente il peso del prelievo fiscale in modo da alleggerire la pressione su lavoro e imprese (la più alta in Europa) e chiedere di più ai redditi e alle ricchezze che non producono lavoro (rendite finanziarie, speculazioni, grandi concentrazioni di patrimoni). La CGIL, con coraggio e spesso in solitudine, insiste da anni sulla necessità di introdurre una tassa sulle grandi ricchezze non investite, allineando il nostro Paese con gli altri stati europei. Ci fa piacere vedere che si allarga il fronte di coloro che considerano la patrimoniale un provvedimento “liberale” e non eversivo come ha sostenuto ieri sul Sole 24 Ore, in un articolo ampiamente condivisibile, Carlo De Benedetti.

La legge di stabilità è ora all’esame delle Camere. È quella la sede in cui dovranno essere compiute le scelte, sino ad oggi rimandate, in grado di dare quei segnali di cambiamento delle politiche fiscali e economiche utili a dare slancio all’economia, ai consumi e agli investimenti. Ma ancor più importante dal Parlamento ci aspettiamo quel segnale di equità che sinora è mancato.

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