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Rapporto Censis – Fotografia di un’Italia sempre più ingiusta

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 7, 2015

Rapporto Censis – Fotografia di un’Italia sempre più ingiusta – di Esmeralda Rizzi – da www.rassegna.it – 4 dicembre 2015

Emergono le diseguaglianze in crescita e la sofferenza di quello che una volta era il ceto medio. Lo Stato arretra, non si fanno investimenti, il Paese stenta a ripartire e il lavoro manca

niekverlaan_876(fotografia di Niekverlaan, da Pixabay) 

Il grande assente dal racconto dell’Italia al 2015 sono gli investimenti, pubblici e privati”. L’ha conclusa così Massimiliano Valeri, direttore del Censis, la presentazione del 49° Rapporto sulla situazione sociale del Paese oggi a Roma. Ancora poca la fiducia degli italiani nella ripresa, e infatti pochi sono gli investimenti e le nuove avventure imprenditoriali, e non basta la narrazione in atto sostenuta da Governo e politica a convincerci che siamo fuori dalla crisi. Anche perché sul versante lavoro le cose non vanno davvero bene. Con il Jobs Act c’è stato un rimbalzo occupazionale, 240mila posti di lavoro in più ma per tornare al pre-crisi ne mancano ancora tanti, 551mila, e soprattutto non ne hanno beneficiato egualmente tutti ma solo settori specifici. Appena 9mila posti in più per i giovani, mentre la fascia over 55 dal 2008 è passata da 2,5 milioni ai 3,5 milioni attuali, e continua a crescere. Uno squilibrio che il Paese, in termini di fiducia e crescita, paga caro. E poi i Neet, i ragazzi che non studiano e non cercano lavoro, che nel 2014 superano i 2,4 milioni. Così, anche per il Censis, l’effetto vero del Jobs Act e dei suoi incentivi è stata la trasformazione dei contratti non la creazione di nuovo lavoro.

Dal lavoro al welfare dove i risultati non sono però più confortanti
Lo Stato si ritira, taglia risorse e fondi a sanità e assistenza, e chi può si rivolge al privato. Chi non può rimanda, fa debiti, rinuncia a curarsi. La spesa sanitaria privata delle famiglie italiane è aumentata del 10,4% tra il 2007 e ilo 2014. Mentre quella pubblica che tra il 2007 e il 2011 era cresciuta del 10,7%, tra il 2010 e il 2014 è scesa del 2,2%. Il 41,7% delle famiglie ha dovuto rinviare una prestazione sanitaria per ragioni economiche ma la percentuale sale fino a diventare il 2/3 di quelle con i redditi più bassi. Mentre sono addirittura 7,7 milioni le persone che si sono indebitate per pagarsi le cure mediche.

La nota positiva sta nella celebre creatività degli italiani. Le imprese riescono, hanno successo quando si sommano vecchi e nuovi saperi, quando il digitale si fonda con il tradizionale. Come nel mix tra nuove tecnologie, gastronomia e turismo che schiaccia un po’ l’occhio anche ai nuovi sistemi di ospitalità meno formali e costosi, come i Bed and Breakfast che sempre più famiglie avviano magari per dare ai propri figli quell’occupazione che non si trova nel mercato del lavoro.

In sintesi però sono le diseguaglianze in crescita e la crescente sofferenza di quello che una volta era il ceto medio e delle famiglie più disagiate a ad emergere ancora una volta dall’analisi della condizione sociale del Paese. Lo Stato arretra, non si fanno investimenti, il Paese stenta a ripartire e il lavoro manca. Siamo immersi in una sorta di “limbo italico”- ha commentato con un po’ di amarezza il presidente del Censis Giuseppe De Rita affidandosi a una citazione di Filippo Turati-, fatto di “mezze tinte, mezze classi, mezzi partiti, mezze idee e mezze persone”.

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