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Obbligo scolastico a 18 anni, ma non per gli interessi delle imprese

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 25, 2017

L’opinione – Obbligo scolastico a 18 anni, ma non per gli interessi delle imprese di Francesco Sinopoli

24 agosto 2017 da www.rassegna.it
Sbagliata la curvatura “funzionalista” data dalla ministra alla proposta, cioè legata unicamente agli interessi del mondo produttivo. Servono risorse, chiarezza sulle finalità e bisogna coinvolgere tutti i soggetti interessati

La Flc Cgil ha da sempre sostenuto la necessità di estendere l’obbligo scolastico, non semplicemente di istruzione e formazione, fino ai 18 anni. Ne esistono la necessità e le condizioni. Il nostro Paese può e si deve permettere di investire le risorse necessarie per far seguire, ai giovani che entrano nella scuola italiana, un percorso che consenta davvero la piena attuazione dei valori costituzionali di libertà, uguaglianza, democrazia e pieno sviluppo della persona umana.

Per questa ragione, riteniamo del tutto sbagliata la curvatura “funzionalista” attribuita dalla ministra alla proposta, cioè legata unicamente agli interessi del mondo produttivo, che pur nella sua importanza sembra essere, di nuovo, l’obiettivo prevalente sotteso alla legge 107/2015 e più in generale dell’attuale governo. Così come appare profondamente errata l’operazione che sembra voler compensare la prevista riduzione del percorso delle scuole superiori a quattro anni con un innalzamento dell’obbligo che, cosiffatto, fallirà gli obiettivi fondamentali sopra richiamati.

Soprattutto se essi sono dettati dalla “formazione del capitale umano”, sulla quale si è spesa la ministra. Si tratta allora di ricostruire, a partire da una vera volontà politica, le condizioni perché le scuole, in autonomia, con le risorse necessarie e con l’aiuto dell’intera società, possano farsi carico di una missione fondamentale: sviluppare innanzitutto le potenzialità personali e individuali delle nuove generazioni e adeguare saperi e competenze alle necessità della vita sociale ed economica del Paese.

Nel passato, seppur con evidenti contraddizioni, è stato introdotto l’obbligo di iscrizione a un percorso di istruzione e formazione entro i 16 anni e l’obbligo di permanere nel sistema di istruzione e formazione per conseguire un titolo di qualifica o di diploma entro i 18 anni. Questo quadro confuso e improduttivo ha mostrato  tutti i suoi limiti. Da ciò la ormai storica proposta della Cgil di elevare l’obbligo scolastico a 18 anni. Per questo obiettivo sono però necessari chiarezza sulle finalità e coinvolgimento dei soggetti che debbono attuare il cambiamento: il personale delle scuole autonome e le loro rappresentanze sindacali, le associazioni professionali, il mondo della ricerca pedagogica.

E sono necessarie le risorse. Alla proposta di elevamento dell’obbligo a 18 anni, contenuta peraltro nel Piano del lavoro della Cgil, insieme ad altre proposte di riqualificazione dell’intero sistema scolastico (la generalizzazione della scuola dell’infanzia ad esempio), la Flc Cgil ha accompagnato anche una quantificazione delle risorse occorrenti: si devono investire 17 miliardi di euro che corrispondono a quel  punto di Pil che ci manca nell’investimento in istruzione per essere allineati alla media dei Paesi Ocse.

La ministra Fedeli ha anche detto che occorre aumentare gli stipendi agli insegnanti. È quello che chiede il sindacato. Ma alla ministra spetterebbe di reperire le risorse, perché gli annunci, alla fine della legislatura, rischiano di trasformarsi in propaganda politica piuttosto che negli impegni mantenuti, tra i doveri di chi invece dirige un dicastero.

Francesco Sinopoli è il segretario generale della Flc Cgil

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