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CGIL, CISL e UIL sostengono l’appello per il riconoscimento dello Stato palestinese

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 19, 2011

CGIL, CISL e UIL sostengono l’appello per il riconoscimento dello Stato palestinese
da www.cgil.it

Raccogliere le firme per sostenere il riconoscimento delle stato palestinese da parte delle Nazioni Unite. E’ questo l’impegno chiesto dalla società civile palestinese e dal sindacato palestinese a cui la CGIL, con la CISL e la UIL, ha deciso di rispondere con la propria adesione.

Come spiega una nota del Dipartimento Politiche Globali della CGIL Nazionale, su richiesta dell’autorità palestinese, il prossimo settembre i 192 paesi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite saranno chiamati a votare il riconoscimento dello Stato di Palestina. La stessa procedura seguita dagli israeliani nel 1948, con cui ottennero il riconoscimento, prima dall’Assemblea e poi dal Consiglio di Sicurezza, cosa che molto probabilmente sarà negata ai palestinesi, nonostante le Risoluzioni ONU ne riconoscano il legittimo diritto.

Il voto in Assemblea avrà il sostegno della maggioranza degli stati membri con la probabile astensione o voto contrario della maggioranza dei paesi europei e degli Stati Uniti d’America che, pur sostenendo la soluzione dei ‘due stati per due popoli’ richiedono il ritiro del riconoscimento unilaterale per seguire la via del negoziato politico, senza però aver messo sul tavolo una proposta concreta e vincolante per il governo israeliano.

Le firme raccolte accompagneranno il Presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen) nel suo viaggio di speranza e di pace a New York: più saranno e più forte sarà il messaggio rivolto ai rappresentanti degli stati membri, più alta sarà la loro responsabilità.

E’ possibile aderire all’appello partecipando alla raccolta firme su sito www.palfreedom.ps.

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La manovra finanziaria: iniqua e classista

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 19, 2011

La manovra finanziaria: iniqua e classista

 

Nel nome della responsabilità nazionale una intera classe politica pretende di farci digerire i nuovi ticket sanitari, tanto che per molte prestazioni sarà meno costoso accedere al privato (effetto voluto?!), il nuovo blocco in tutto il pubblico impiego, i tagli alla scuola e agli insegnanti di sostegno, la penalizzazione delle pensioni degli ex lavoratori dipendenti rispetto alla inflazione che ha ricominciato velocemente a salire, il continuo aumento dei requisiti pensionistici per anzianità e vecchiaia per donne e uomini, pur in presenza di un mercato del lavoro che continua a buttare fuori i lavoratori in età sempre più basse, il sicuro siluro verso le pensioni di reversibilità e tutte le prestazioni assistenziali, dalle indennità di accompagnamento all’insieme delle prestazioni già oggi insufficienti per le condizioni di disabilità e di povertà; per non parlare dell’annuncio di una riduzione del 20% di tutte le detrazioni fiscali che in un qualche modo sostengono le famiglie di lavoratori e pensionati.

Il governo taglia arbitrariamente i diritti sociali e addirittura impedisce ai cittadini di poter ottenere giustizia attraverso il ricorso alla magistratura, ma l’Inca farà di tutto per impedire che questo avvenga.

E’ decisamente una manovra di classe quella che il Parlamento ha appena approvato, nel senso che è tutta concentrata su un tentativo di risanamento del debito pagato solo ed esclusivamente dai lavoratori dipendenti , dai pensionati, dalle famiglie meno abbienti, dai giovani, dalle donne e dai disabili. Un vero capolavoro di ingiustizia sociale per l’oggi e soprattutto per le ipoteche messe sul futuro di tutte queste figure sociali. Una manovra che, sull’onda della drammatizzazione prodotta dalla speculazione dei mercati finanziari che hanno così denunciato l’insipienza e la irresponsabilità di questo governo, si è via via caricata, nei pochi giorni trascorsi dalla sua presentazione alla approvazione, in termini sia di crescita drammatica del suo impatto economico sia di ingiustizia sociale; anzi, il paradosso è che quanto più si rendeva necessario aumentarne il peso economico , tanto più il governo imponeva che il prezzo venisse a ricadere sempre di più e soltanto su tutti i capitoli dello Stato sociale, e quindi esattamente sulle classi sociali, che fin dall’inizio della crisi economica stanno pagando il prezzo più alto in termini occupazionali, di reddito, di prestazioni sociali e di tutele.

E siccome sanno bene che gran parte di quelle disposizioni sono pure illegittime, l’ultima beffa la si trova negli interventi in materia di processo del lavoro e per cause previdenziali, con il chiaro intento di impedire a lavoratori e pensionati e a chi li tutela di poter far valere i loro diritti davanti a un giudice. I costi imposti per adire in giudizio, la riduzione dei termini di prescrizione per le prestazioni pensionistiche, la via crucis che si impone agli invalidi per dimostrare il loro diritto, la serie di interpretazioni autentiche volte ad impedire il consolidarsi di interpretazioni di leggi in favore di lavoratori e di pensionati che come patronati avevamo ottenuto dai giudici, sono solo

esempi di come non solo il governo taglia arbitrariamente i diritti sociali, ma addirittura impedisce ai cittadini di poter ottenere giustizia attraverso il ricorso alla magistratura. Naturalmente, per parte nostra , come Inca faremo di tutto per impedire che questo avvenga e continueremo a garantire a lavoratori e pensionati la piena tutela per l’esercizio dei loro diritti, a partire da quelli che oggi si pretende arbitrariamente di negare.

Con questa manovra non si risana il paese; anzi le iniquità sociali in essa contenute innescano un processo di ulteriore impoverimento che rischia di aggravare anche il peso del debito. Una cosa è apparsa subito chiara e cioè che proprio le iniquità qualitative e le criticità quantitative contenute nella manovra non tranquillizzano assolutamente i mercati e l’ondata speculativa rischia di essere ulteriormente alimentata dalla irresponsabilità di questo governo e di quelle forze politiche, sociali e imprenditoriali, che si illudono pensando di trarre un vantaggio a breve, per sé, a scapito della povera gente.

Morena Piccinini, Presidente Patronato INCA CGIL Nazionale 

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Crisi: cala Cassa a giugno ma crescono aziende in CIGS

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 18, 2011

Crisi: cala Cassa a giugno ma crescono aziende in CIGS
Secondo l’Osservatorio CIG del dipartimento Settori produttivi della CGIL sono ancora 500mila i lavoratori coinvolti che hanno subito un taglio del salario da inizio anno di circa 2 miliardi di euro, pari a 4.000 euro in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore. Per la Confederazione “il quadro è sempre più drammatico e il taglio della manovra, che picchia sui lavoratori, aumenterà le diseguaglianze sociali scaricando i costi della crisi sulle fasce deboli del paese”
» Rapporto CIG giugno 2011 » Causali aziende CIGS, giugno 2011
18/07/2011 da www.cgil.it

Se l’andamento della Cassa integrazione si conferma altalenante, quanto sia ancora “allarmante e molto grave” la situazione produttiva emerge dal dato delle aziende che ricorrono alla Cassa integrazione straordinaria (CIGS): i ricorsi ai decreti di CIGS crescono nel primo semestre, sullo stesso periodo dello scorso anno, del +9,29% per un totale di 3.883, coinvolgendo 5.778 unità aziendali territoriali. Sono in sintesi i nuovi numeri delle elaborazioni della CGIL, a cura dell’Osservatorio CIG del dipartimento Settori produttivi, sui dati della Cassa integrazione dell’INPS nel rapporto di giugno.

Lo studio del sindacato sottolinea come “le oscillazioni del ricorso alla Cassa non sottintendano un processo di ripresa”. Dopo i forti incrementi messi a segno a maggio, lo scorso mese si è registrata una flessione nel ricorso alla CIG. Le 82.440.006 di ore di giugno calano del -20,05% sul mese precedente coinvolgendo ancora stabilmente 500mila lavoratori (di cui 216.000 in straordinaria e 164.000 in deroga) che hanno subito un taglio del salario da inizio anno di circa 2 miliardi di euro, pari a 4.000 euro in meno per ogni singolo lavoratore.

Ma quanto ancora incida la crisi nel settore produttivo, sottolinea l’analisi di corso d’Italia, si rileva dal numero delle aziende che ricorrono ai decreti di CIGS “in continuo aumento”. Secondo il Segretario Confederale della CGIL, Vincenzo Scudiere, infatti, “la flessione della Cassa integrazione non deve trarre in inganno: il quadro rimane allarmante alla luce di quelle crisi industriali che da mesi si trascinano rimanendo insolute. Sono solo la punta dell’iceberg di una crisi – osserva il dirigente sindacale – che si acuisce non trovando risposte da parte del governo assente sul fronte delle politiche economiche così come di quelle industriali”.

Causali di CIGS – Forte a giugno la crescita del numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di Cassa integrazione straordinaria. Nel primo semestre i decreti sono stati 3.883 con un aumento del +9,29% sullo stesso periodo del 2010. I decreti investono 5.778 unità aziendali territoriali con un +16,75%, sempre sul primo semestre dello scorso anno, in conseguenza, spiega il rapporto, “di un aumento maggiore di gruppi industriali con insediamenti in più territori piuttosto che di aziende singole”. Nel dettaglio dei decreti si registra un calo dei ricorsi per crisi aziendale (-7,28%) ma che rappresentano ancora la fetta più importante del totale dei decreti, ovvero il 61,68% pari a 2.395.

Inoltre continuano ad aumentare le domande di ricorso al fallimento, che sono 242 con un +68,06 sul primo semestre del 2010, così come il ricorso al concordato preventivo, 150 richieste per un +40,19%, e in generale crescono le domande sulle altre causali. In crescita anche le domande per ricorre ai contratti di solidarietà che raggiungono quota 784 per un +68,24%, rappresentando il 20,19% del totale dei decreti (nel 2010 erano il 13,12% del totale). Sempre poche, infine, le domande di ristrutturazione aziendale: solo 118 pari al 3,04% del totale. Così come sono marginali gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale delle aziende che sono il 6,88% del totale dei decreti.

Per quanto riguarda la ripartizione geografica, è il nord del paese dove si concentra la quasi totalità dei decreti anche se si registrano aumenti percentuali significativi nel Mezzogiorno. In Lombardia si contano, nel primo semestre, 1.215 decreti per un +22,23% sullo stesso periodo dello scorso anno, in Emilia Romagna sono 481 per un +2,12% e in Veneto 473 (+0,64%). I maggiori incrementi percentuali si registrano in Toscana (247 decreti per un +84,33%), in Sardegna (52 per +79,31%) e in Trentino (44 per +33,33%).

Dati CIG giugno – Entrando nel dettaglio del rapporto di Corso d’Italia il totale delle ore di CIG da inizio anno è di 511.138.767 per un -19,33% sui primi sei mesi del 2010. Nello specifico la Cassa integrazione ordinaria (CIGO) a giugno si attesta a 18.717.361 ore e diminuisce sul mese precedente del -5,90%. Da inizio anno il monte ore è pari a 118.574.570 con una variazione tendenziale del -44,30%. Anche la Cassa integrazione straordinaria, sempre lo scorso mese, cala su maggio per un -34,67% per un totale di 33.743.808 ore. Nei primi sei mesi del 2011 le ore di cigs sono state 223.042.498 per un -9,43% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le ore di CIGS, fa notare il rapporto, rappresentano ormai il 50% del monte ore complessivo. Infine, per quanto riguarda la Cassa integrazione in deroga (CIGD) si registrano cali sia sul versante congiunturale che su quello tendenziale. A giugno conta 29.978.837 di ore richieste segnando così un -5,35% su maggio, mentre da inizio anno le ore sono state 169.521.699 per un -2,82% sul periodo gennaio-giugno del 2010.

Regioni – Sono le regioni del nord quelle dove si è registrato il ricorso più alto alla Cassa integrazione da inizio anno. Dal rapporto dell’Osservatorio CIG della CGIL Nazionale emerge che al primo posto per ore di Cassa integrazione autorizzate c’è la Lombardia con 116.602.985 ore registrate lo scorso mese che corrispondono a 112.987 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il Piemonte con 89.510.289 ore per 86.735 lavoratori e il Veneto con 44.013.110 ore di cig autorizzate per 42.648 lavoratori. Prima in questa classifica tra le regioni del centro c’è il Lazio con 33.601.044 ore che coinvolgono 32.559 lavoratori. Mentre per il Mezzogiorno è la Campania la regione dove si segna il maggiore ricorso alla CIG con 29.451.899 ore per 28.539 lavoratori.

Settori – E’ la meccanica il settore in cui si conta il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga). Secondo il rapporto della CGIL, infatti, sul totale delle ore registrate da gennaio a giugno, la meccanica pesa per 188.529.375, coinvolgendo 182.684 lavoratori (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il settore del commercio con 58.943.946 ore di CIG autorizzate per 57.116 lavoratori coinvolti e l’edilizia con 46.467.998 ore e 45.027 lavoratori.

Occupazione e lavoratori in CIG – Nel mese di giugno, considerando un ricorso medio alla CIG, pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (13 settimane), risultano essere 990.000 i  lavoratori in CIGO, CIGS e in CIGD.  Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 26 settimane lavorative, si determina un’assenza completa dall’attività produttiva per 495.000 lavoratori, di cui 216.000 in cigs e 164.000 in CIGD. Dai calcoli dell’Osservatorio CIG si rileva come i lavoratori parzialmente tutelati dalla CIG abbiano perso nel loro reddito 1.960.020.580 euro, pari a 3.957 euro per ogni singolo lavoratore. “Il quadro è sempre più drammatico – conclude Scudiere – e il taglio della manovra, che picchia sui lavoratori, aumenterà le diseguaglianze sociali scaricando i costi della crisi sulle fasce deboli del paese”.

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Guggiari: “Il nuovo Statuto dell’Università non convince”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 16, 2011

La formulazione attuale del nuovo Statuto dell’Università degli Studi di Siena ancora non convince, almeno nella parte relativa alla partecipazione degli Enti locali nel CDA. Una regola faraginosa quella dell’art. 32, per quanto migliorata rispetto alla prima formulazione, che fa intendere la volontà di avere un rapporto determinante con gli enti territoriali ma non ne certifica la presenza nell’organo di governo. Sono incomprensibili le reticenze che evidentemente si manifestano all’interno della comunità accademica di fronte alla sacrosanta necessità di mantenere l’Ente in un rapporto costante e diretto con il territorio che ne esprime la sua natura. Gli sforzi che sono stati fatti devono ora poter concretizzare un modello gestionale che sia rispettoso dell’esigenza della nostra collettività di essere responsabilmente artefice del suo futuro. In un equilibrio che non ne comprometta l’essenza scientifica e possa determinare la più ampia partecipazione di genere al suo governo. 

Claudio Guggiari, Segretario Generale CGIL Siena

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Guggiari sul presidio: “La nostra battaglia continuerà”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 15, 2011

La CGIL e la UIL hanno effettuato stamani un presidio davanti alla Prefettura di Siena, in Piazza del Duomo, per esprimere la loro contrarietà verso le norme contenute nella manovra economica varata dal Governo con il voto di fiducia.

Una foltissima rappresentanza colorata e chiassosa di lavoratori e pensionati con striscioni, cartelli, e fischietti si è soffermata per 2 ore davanti al Palazzo del Governo in attesa dell’incontro, poi effettuato, tra il Prefetto ed i Segretari Generali delle due Organizzazioni Sindacali provinciali. Gli slogan andavano da ‘Giù le mani dalle pensioni!’ a ‘NO ai tickets sanitari!’, ‘NO ai tagli al welfare!’, ‘NO al costo delle cause di lavoro a carico dei lavoratori!’, ‘NO alla liberalizzazione del collocamento!’.

Al presidio sono intervenuti anche il Presidente della Provincia Simone Bezzini con alcuni Assessori e Consiglieri Provinciali, il Segretario del PD comunale Giulio Carli ed il Sindaco di Siena Franco Ceccuzzi.

“Quest’ultimo, in particolare – sottolinea Claudio Guggiari, Segretario Generale della CGIL di Siena – ci ha ribadito la volontà, nonostante le pesanti difficoltà che per gli enti locali scaturiranno dalla manovra, di rispettare il programma elettorale con cui è stato eletto anche nella parte relativa alla gestione dei servizi essenziali del Comune, in particolare quelli dell’infanzia, attraverso strumenti concertativi che già abbiamo avuto modo di apprezzare su altre tematiche”.

“La nostra battaglia continuerà – conclude il Segretario – sia per contrastare le scelte inique del governo, che per ottenere quel confronto che in vista della legge finanziaria del 2012 sia in grado di darci quei segnali di discontinuità che le condizioni dei ceti abbienti e lo sviluppo economico del Paese necessitano”.

CGIL Siena

 Siena, 15 luglio 2011

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Presidio contro la manovra: ancora foto

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 15, 2011

http://www.flickr.com/photos/12762651@N02/sets/72157627201110520/show/

Argomenti: CGIL, presidio |

Presidio contro la manovra: le foto

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 15, 2011

ecco le foto del presidio di oggi contro la manovra del governo: https://www.flickr.com/photos/cgil-siena/sets/72157647999854792/

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Manovra: bloccare norma su cause lavoro a pagamento

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 14, 2011

Lavoro: CGIL, bloccare norma su cause lavoro a pagamento
In merito al provvedimento contenuto nella manovra correttiva del governo, che introduce un costo totalmente a carico dei lavoratori per le cause di lavoro e previdenziali pari a una cifra di 233 euro, la Confederazione afferma “è una scelta molto grave, che colpisce tutti, ma in modo evidente i lavoratori precari che chiedono il riconoscimento del lavoro subordinato. Ci pporremo a partire da presidio di oggi al Senato”
13/07/2011  | Politiche del lavoro da www.cgil.it

“Bloccare la ingiusta tassa sulla domanda di giustizia”. E’ la richiesta che fa la CGIL riferendosi a quel provvedimento, contenuto nella manovra correttiva, che introduce un costo totalmente a carico dei lavoratori per le cause di lavoro e previdenziali pari a una cifra di 233 euro. Una richiesta, quella del sindacato di Corso d’Italia, “che si associa anche a quella degli operatori ed esperti del diritto del lavoro – fa sapere il Segretario confederale, Fulvio Fammoni – a partire dall’AGI, l’associazione bipartisan degli avvocati giuslavoristi”.

Il dirigente sindacale ricorda come “dal 1958 le cause di lavoro e previdenziali non erano gravate da nessun balzello economico per il lavoratore”. Dall’entrata in vigore del decreto per la stabilizzazione finanziaria, invece, “i lavoratori devono adesso pagare una quota che nella maggioranza dei casi (cause per licenziamento, impugnazione dei termini, riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato, mobbing, ecc..ecc..) comporterà un costo di 225 euro, più 8 di bollo, per un totale di 233 euro”, qualora non sia determinabile il valore economico della richiesta. Nel caso in cui, invece, esso sia determinabile, verrà imposto un contributo a partire da 18,50 euro fino a 733 euro, a seconda di quanto viene richiesto in sede legale. Per le azioni legali in materia previdenziale viene introdotto, inoltre, un contributo in misura fissa pari a 37 euro.

Cifre, prosegue il Segretario Confederale della CGIL, “importanti, soprattutto se si considerano le condizioni socio economiche di chi si trova costretto a ricorrere alla Giustizia per la tutela di diritti. Si tenta, in tutte le occasioni, di depotenziare la giustizia del lavoro ed i diritti dei più deboli. Con che coraggio – dice – chiedere questo denaro a persone rimaste senza lavoro e/o reddito?”. Per Fammoni la norma appare “una scelta molto grave, che colpisce tutti, ma in modo evidente i lavoratori precari che chiedono il riconoscimento del lavoro subordinato”.

Ed è proprio il NIdiL CGIL, infatti, il sindacato delle nuove identità di lavoro, ad unirsi alla dura critica del sindacato su una norma “scandalosa e inaccettabile in una manovra complessivamente iniqua”. Dunque, il NIdiL è con la CGIL, che su questo tema ha approvato un proprio ordine del giorno del comitato direttivo, nel quale si chiede che questa norma venga “stralciata o soppressa e in ogni caso – avverte la Confederazione – verranno attivate tutte le iniziative possibili di carattere legale e amministrativo per bloccare o sospendere gli effetti arrivando fino al ricorso in sede costituzionale”. Sarà questo, conclude Fammoni “uno dei punti al centro del presidio di oggi al Senato per cambiare una manovra sbagliata ed iniqua”.

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Guggiari sul futuro dell’Ateneo senese

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 13, 2011

“Ritengo opportuna l’attenzione che le principali istituzioni locali stanno dimostrando nei confronti della situazione dell’Università degli Studi di Siena”.
Claudio Guggiari, Segretario Generale della CGIL di Siena, interviene così sul dibattito sul futuro dell’Ateneo senese.
“Gli elementi organizzativi ed economici anche alla luce del decreto sul dissesto degli atenei – prosegue Guggiari – continuano a sottolineare una condizione di estrema difficoltà dell’ente che ha certamente bisogno di scelte difficili che devono essere condivise”.
“La storia antica che ne determina il suo dna – sottolinea il Segretario – si lega ad un rapporto viscerale con il territorio. E’ da qui, come abbiamo sostenuto da molto tempo, che si devono trarre le principali energie per traghettare un ente vivo e vegeto nel futuro. Un territorio che ha bisogno e può contemporaneamente mettere a disposizione una ‘intelligenza’ che in un mondo globalizzato non può che fondarsi sulla ricerca, la formazione, la diffusione e lo sviluppo del nostro sistema scientifico, culturale e di istruzione pubblica”.
“E’ fondamentale – conclude Guggiari – che il territorio possa quindi assumersi le responsabilità che sono necessarie”.

Siena, 13 luglio 2011

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“Anche questo non deve passare”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 13, 2011

Ancora una volta stiamo assistendo ad un vero e proprio assalto di tipo fascista alla storia, alla Costituzione e innanzitutto alla Resistenza ed ai combattenti per la libertà.

La proposta di legge “Fontana” (n. 3442), approvata di recente in Commissione Difesa della Camera, prevede il riconoscimento giuridico e quindi anche la concessione di contributi finanziari pubblici a tutte, indistintamente, le associazioni combattentistiche e d’arma. Previo il parere del Ministro della Difesa, che, acquisirebbe, in tal senso, un vero e proprio strapotere.

Si tenta di porre in atto, così, un vergognoso e pericoloso riconoscimento e lasciapassare anche a quelle associazioni che richiamano la loro azione e la loro spinta ideale al “patriottismo” repubblichino, a quell’illegittimo fantoccio istituzionale che fu complice della follia criminale e omicida dei nazisti.

Un assalto che si va così completando dopo la proposta della destra governativa di: abolire la XII disposizione transitoria delia Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista; istituire una commissione parlamentare di inchiesta sui “crimini” dei partigiani e un’altra sull’”imparzialità” dei libri di storia. E non basta, perché la stessa proposta di legge n. 3442 contiene altre disposizioni di indubbia pericolosìtà, sulle quali sarà il caso di intrattenersi ed operare per cancellarle e modificarle.

Invitiamo tutti a far sentire la propria voce per impedire questo ennesimo tentativo di negare la nostra storia e la Resistenza, offendendo la memoria dei Caduti per la libertà.

Il nostro impegno sarà decisivo come nel passato, quando si impedì l’approvazione della famigerata 1360 che pretendeva di equiparare i partigiani ai militi della RSI. Anche questo nuovo tentativo non deve passare.

CGIL Siena

Siena, 13 luglio 2011

Argomenti: Costituzione, Resistenza |

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