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Epifani: sui contratti la CGIL sarà a tutti i tavoli

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 25, 2009

25/08/2009 In un’intervista a ‘La Stampa’ il Segretario Generale dice: “Mai stati ideologicamente contrari al secondo livello”

Ci sono i segnali di ripresa e la disoccupazione che aumenta. I banchieri centrali ottimisti e i manager tedeschi che ammettono candidamente di attendere l’esito delle elezioni in Germania per ristrutturare le aziende. Per spiegare il momento che attraversa l’economia Guglielmo Epifani usa la metafora del pozzo: «Quello in cui siamo caduti è profondo cento metri. Siamo arrivati in fondo, ma prima di tornare all’aperto passeranno anni».

Il segretario della CGIL ci tiene a dire che fino a quel momento la sua organizzazione «farà la sua parte e avanzerà le sue proposte» per evitare ulteriori contraccolpi sul Paese. «Senza ideologismi», a partire dalla trattativa sugli imminenti rinnovi contrattuali che tanto preoccupano il leader della CISL Raffaele Bonanni: «Può stare tranquillo, non siamo intenzionati ad abbandonare nessun tavolo. Si facciano dei buoni contratti nazionali, e vedrà che ne avranno un beneficio anche le intese aziendali».

Eppure Confindustria, governo, CISL e UIL vi rinfacciano ancora di non aver firmato l’accordo la scorsa primavera.

«Non siamo mai stati ideologicamente contrari ai contratti di secondo livello. Tutti sanno i motivi per i quali non firmammo».

Ce li ricorda?

«Quell’intesa esclude dal salario aziendale metà dei lavoratori, in particolare delle piccole imprese. Noi invece siamo favorevoli alla estensione del secondo livello a tutti i lavoratori. Secondo: non tutelava il salario nazionale dall’andamento dell’inflazione. Terzo: permette la deroga al contratto nazionale sia in termini di salario minimo che di diritti sindacali».

Poi è arrivata la crisi. E le priorità sono cambiate. E’ così?

«Era inevitabile che accadesse. Ora il problema è dare un salario a chi il lavoro lo sta per perdere o l’ha perso».

Emma Marcegaglia invoca più risorse per la cassa integrazione. Eppure il governo ha stanziato otto miliardi di euro. Possibile che non bastino?

«Prima che una questione di risorse nominali, c’è un problema di applicabilità. Nella babele di norme introdotte non abbiamo ancora capito se l’estensione dei trattamenti di cassa produrrà lo stesso automatismo del passaggio dalla ordinaria alla straordinaria. Ovvero, se ad un certo punto, allo scadere delle 52 settimane, le imprese che chiederanno di farne ancora uso saranno costrette a piani di ristrutturazione. Se il governo estendesse la “CIG” ordinaria a 104 settimane, il problema non si porrebbe».

Voi temete un forte aumento della disoccupazione. Eppure gli indicatori ci dicono che la ripresa è vicina.

«Nessuno nega che abbiamo iniziato a risalire il pozzo. Ma per tornare ai livelli di produzione e di occupazione del 2007 dovremo attendere il 2013 o 2014. Su questo tema noto nel governo un atteggiamento evasivo».

Emma Marcegaglia chiede anche un fondo pubblico-privato per la ripatrimonializzazione delle imprese. E una più forte detassazione e decontribuzione del salario territoriale. Che risponde?

«D’accordo sulla prima richiesta, solo in parte sulla seconda. E’ vero, esiste un problema, tuttora irrisolto, sulla decontribuzione di una parte del salario aziendale che non ha copertura da parte dello Stato. La detassazione del salario aziendale al 10% è sufficiente. Il problema è che di accordi se ne fanno pochi per le resistenze delle imprese».

Questo atteggiamento non è per loro un ottimo alibi? Se voi dite no all’aumento della detassazione, il secondo livello non decolla. La Marcegaglia è preoccupata di questo.

«Le cose vanno viste nella loro concretezza. Nonostante il no all’accordo, noi saremo responsabilmente seduti a tutti i tavoli. Si facciano dei buoni contratti nazionali, se si ascolterà quel che ha da dire la CGIL ci sarà anche la nostra firma con il voto dei lavoratori. Il punto è che mentre i salari italiani restano i più bassi d’Europa, l’Irpef è l’unica voce di entrata che non conosce crisi. La via d’uscita è la riduzione fiscale di tutti i redditi da lavoro».

Se il governo lo facesse, si aprirebbe una voragine nei conti pubblici.

«Le soluzioni si possono trovare. Ciò che non accetto è l’idea di far pagare sempre il prezzo del risanamento ai lavoratori a reddito fisso e ai pensionati. Su questi temi ci sono state posizioni incoraggianti sia di Confindustria che della Banca d’Italia: detassare i salari sarebbe un ottimo modo per sostenere la domanda interna, tanto più in questa fase».

Invece di abbassare le tasse a tutti, non è meglio dare più salario a chi se lo merita rafforzando i contratti aziendali?

«Che c’è di meritocratico nello stabilire i salari semplicemente in base al luogo in cui li si concorda? Incentivare la meritocrazia non ha solo a che fare con il contratto aziendale».

La crisi farà salire la spesa per pensioni e il governo sarà costretto a discutere di come ottenere maggiori risparmi. Anche in questo caso farà la sua parte?

«I problemi sulla previdenza sono due: garantire una pensione dignitosa ai giovani che ci andranno con il sistema contributivo e un’età flessibile di uscita dal lavoro per chi ha i requisiti della vecchiaia. Sono le stesse cose che talvolta ho sentito dire nel Pdl da Giuliano Cazzola. Ma anche su questo vedo il governo distratto. Così come è assente sulla disciplina dei lavori usuranti e sul potere di acquisto delle pensioni».

Argomenti: CGIL |

Lavoro, un milione di posti a rischio

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 24, 2009

Confindustria: ci aspettano mesi difficili, servono strumenti di sostegno
 
23/08/2009 |  La Repubblica |  Economia
I sindacati non credono alla ripresa La CGIL: a rischio un milione di posti
 

Le associazioni dei consumatori temono per le famiglie a reddito fisso minori entrate per 980 euro all´anno
L´attività economica sembra essersi stabilizzata e le prospettive per un ritorno alla crescita appaiono buone

ROMA – La strada è ancora tutta in salita. Non convincono le rassicurazioni arrivate dal numero uno della Federal reserve, Ben Bernanke, su una ripresa ormai vicina. La situazione italiana rischia di essere, invece, molto critica soprattutto sul versante occupazionale. Un milione di posti di lavoro sono a rischio fino alla metà del 2010. La previsione è della Cgil sulla base delle stime Ires. E le parole del segretario confederale, Agostino Megale, suonano come un preludio a un autunno molto duro: «La dinamica negativa del Pil, con un -6% nel 2009, ed il passaggio del tasso di disoccupazione dal 6,3% al 9,4% quest´anno ed al 10,3% nel 2010 comporta tra gli 800mila ed un milione di posti di lavoro a rischio sino alla metà dell´anno prossimo». Con un messaggio chiaro all´esecutivo: è necessario «dare immediata attuazione al tavolo anticrisi che da tempo chiediamo» con la convocazione già «a settembre da parte del governo alle parti sociali». Megale lancia poi a Cisl e Uil un appello a fare fronte comune: «L´autunno non può che vedere il tema della crisi e dell´occupazione come tema centrale, sui cui noi del sindacato dovremmo porci l´obiettivo di superare le divisioni, ricostruendo l´unità con Cisl e Uil».
Teme «i colpi di coda di una crisi ancora minacciosa» il leader della Cisl Raffaele Bonanni: «Le aziende – aggiunge – sono stremate. È un anno e mezzo che tirano avanti, non licenziano, sono sotto-capitalizzate e con poche commesse». E per questo indica la strada della detassazione del salario di produttività: «Anzi chiediamo tasse zero sul secondo livello». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ammette che «siamo in ginocchio e non sarà facile tornare ai livelli di prima». Il problema è che «c´è molta gente – continua – in cassa integrazione: bisogna impedire che si trasformi in licenziamenti». Mentre Federconsumatori e Adusbef stimano che, nello scenario delineato dalla Cgil, per le famiglie a reddito fisso si prospettano minori entrate per 980 euro all´anno con un´ulteriore ricaduta in termini di contrazione dei consumi.
Anche nel mondo imprenditoriale c´è la sensazione che i prossimi saranno «mesi difficili». Il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, riconosce come «un fatto positivo che nella generalità dei Paesi industriali si sia arrestata la caduta e ci sia qualche segnale di ripresa». Ma le aziende, prosegue, «si troveranno nei prossimi mesi in una situazione di grandissima difficoltà, pertanto è cruciale concentrarsi sugli strumenti di sostegno al reddito per i lavoratori e sugli strumenti di sostegno finanziario per le imprese».

GIOVANNI PARENTE

Argomenti: CGIL |

Agevolazioni bolletta acqua 2009

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 19, 2009

A.A.T.O. 6

L’A.A.T.O. (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) 6 Ombrone ha modificato il valore dell’indicatore ISEE ed i criteri utili per il riconoscimento delle agevolazioni tariffarie per la bolletta dell’acqua.

I Comuni della provincia di Siena interessati sono: Abbadia S.Salvatore, Asciano, Buonconvento, Casole d’Elsa, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Castiglione d’Orcia, Cetona, Chiusdino, Colle di Val d’Elsa, Gaiole in Chianti, Montalcino, Monteriggioni, Monteroni d’Arbia, Monticiano, Murlo, Piancastagnaio, Pienza, Radda in Chianti, Radicofani, Rapolano Terme, San Casciano dei Bagni, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Sarteano, Siena, Sovicille, Trequanda.

Nota sintetica
Per nuclei familiari che si trovano in determinate condizioni relative all’età, al reddito, al numero dei componenti familiari, alle condizioni di salute, il gestore applica riduzioni percentuali sulla bolletta dell’acqua relativa all’anno successivo alla domanda.
Bolletta ridotta del 70% (compresa la quota fissa)
a) Nuclei familiari con indicatore ISEE fino a 7.825 euro
b) Nuclei familiari con indicatore ISEE fino a 10.836 euro, in presenza di:
1) almeno un componente portatore di handicap (certificazione Asl);
2) un componente con un grado di invalidità superiore al 66% (certificazione Asl);
3) nucleo familiare interamente composto da ultrasessantacinquenni;
4) un componente che, a causa di particolari condizioni mediche, necessiti di un significativo maggior utilizzo di acqua (certificazione Asl).
Bolletta ridotta del 50% (compresa la quota fissa)
c) Nuclei familiari composti da 4 o più persone con indicatore ISEE fino a 11.696 euro
I nuclei familiari che rientrano nelle suddette agevolazioni sono esentati dal versamento della cauzione.
Utenze condominiali
Le suddette agevolazioni possono essere usufruite anche dai nuclei familiari, in possesso dei requisiti previsti, che si trovino all’interno di una utenza condominiale. In questo caso l’istanza dovrà essere presentata dall’Amministrazione del Condominio e corredata dalla necessaria documentazione.
Al fine di dimostrare il possesso del requisito economico i richiedenti dovranno rendere apposita autodichiarazione del loro ISEE.
La domanda per usufruire delle agevolazioni deve essere presentata al Gestore, entro e non oltre il 30.11, a mezzo del modulo predisposto. Le agevolazioni hanno effetto nell’anno successivo.

A.A.T.O. 5

L’ A.A.T.O. 5 Toscana Costa prevede agevolazioni tariffarie per nuclei familiari con fasce reddituali con indicatore ISEE:

 Fino a 8.140 euro;
 Fino a 10.853 euro nel caso in cui nel nucleo familiare sia presente un componente che, a causa di particolari condizioni mediche, necessiti di un significativo maggior utilizzo di acqua (certificazione medico curante).
 Le agevolazioni sono differenziate in base al consumo dell’acqua.

Nella provincia di Siena il Comune interessato è quello di Radicondoli.

La domanda deve essere presentata dal 1 novembre al 20 dicembre.

A.A.T.O. 4

Ricordiamo che il ‘fondo utenze deboli’ dell’ A.A.T.O. 4 Alto Valdarno prevede un’agevolazione tariffaria dei consumi dell’acqua pari al 50% della tariffa base per tutte le famiglie (utenze domestiche) che presentano un ISEE inferiore a 8.030 euro.

I Comuni della provincia di Siena interessati sono: Chianciano Terme, Chiusi, Montepulciano, Sinalunga e Torrita di Siena.

L’agevolazione decorre dalla data di presentazione della domanda.

Oltre al modello ISEE, in corso di validità, va presentata un’autocertificazione della residenza e della lettura del contatore.

Se si abita in un condominio serve anche l’autocertificazione da parte dell’amministratore condominiale del consumo presunto annuo dell’utente per cui si richiede l’agevolazione.

Nelle Camere del Lavoro CGIL troverete l’assistenza necessaria per il disbrigo delle pratiche.

Siena, 19 agosto 2009

Argomenti: bollette, bonus acqua, CAAF, CE.SE.S., CGIL, SPI |

Al via il “Bonus gas”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 18, 2009

Sono state definite le modalità con cui estendere il “bonus energia” per le utenze domestiche con bassi redditi anche al consumo del gas. In sintesi i contenuti del provvedimento:
• cosa prevede:
La nuova misura permetterà alle famiglie con bassi redditi di ottenere una riduzione delle bollette del gas del 15% circa.
• come richiederlo:
Per richiedere il bonus è prevista un’apposita modulistica, da consegnarsi al proprio Comune di residenza a partire dal mese di novembre 2009. La modulistica sarà resa disponibile entro la fine del prossimo mese di settembre. Per le domande presentate entro il 30 aprile 2010, il bonus ha valore retroattivo al 1° gennaio 2009.
• Il bonus gas nel dettaglio:
Potranno accedere al bonus gas (per la fornitura nell’abitazione di residenza) i clienti domestici con indicatore ISEE non superiore a 7.500 euro, nonché le famiglie numerose (4 o più figli a carico) con ISEE non superiore a 20.000 euro.
Questi parametri economici sono gli stessi che permettono ai clienti domestici di accedere anche al bonus elettrico per disagio economico.
Il bonus gas potrà essere richiesto anche da coloro che, in presenza dei requisiti ISEE e di residenza indicati, utilizzano impianti di riscaldamento condominiali, ovviamente a gas naturale.
Il valore del bonus gas sarà differenziato:
a) per zona climatica (in modo da tenere conto delle diverse esigenze di riscaldamento legate alle diverse condizioni climatiche);
b) per tipologia di utilizzo (solo cottura cibi e acqua calda, o solo riscaldamento, oppure cottura cibi più acqua calda e riscaldamento);
c) per numerosità delle persone residenti nella medesima abitazione.
Ammontare del bonus gas per i clienti domestici zona climatica D – provincia di Siena (€/anno)
Famiglie fino a 4 componenti
• Acqua calda sanitaria e/o cottura  €. 25
• Riscaldamento   €. 75
• Acqua calda sanitaria e/o cottura, più riscaldamento €. 100
Famiglie oltre 4 componenti
• Acqua calda sanitaria e/o cottura  €. 40
• Riscaldamento   €. 105
• Acqua calda sanitaria e/o cottura, più riscaldamento €. 145

Per tutti i clienti che hanno sottoscritto direttamente un contratto per la fornitura di gas naturale, il bonus sarà riconosciuto come una componente in deduzione nelle bollette; per tutti i clienti che, invece, usufruiscono di impianti centralizzati di riscaldamento e non hanno un contratto diretto di fornitura, il bonus sarà riconosciuto attraverso un bonifico intestato al beneficiario.
Il diritto al bonus ha una validità di 12 mesi. Al termine di tale periodo, per ottenere l’eventuale rinnovo, il consumatore dovrà presentare una domanda accompagnata da una certificazione ISEE aggiornata, che attesti il permanere delle condizioni di disagio economico.
Anche per il bonus gas è prevista una portabilità totale e gratuita: infatti esso è riconosciuto indipendentemente dal venditore con cui è attivo un contratto di fornitura; pertanto continua ad essere riconosciuto anche in presenza di un cambio di fornitore, così come un cambio di residenza del cliente che ha presentato la richiesta.
Per ulteriori informazioni, approfondimenti sull’argomento, sulla modulistica e sui documenti necessari per la presentazione della domanda, potete rivolgervi presso la Camera del Lavoro CGIL del vostro Comune.

CGIL Siena – CE.SE.S. – SPI CGIL Siena

Siena, 18 agosto 2009

Argomenti: bollette, bonus gas, CAAF, CE.SE.S., CGIL, SPI |

Lavoratori NH Excelsior di Siena (ex Jolly Hotel) in sciopero

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 17, 2009

La RSA (Rappresentanza Sindacale Aziendale) e i Lavoratori e le Lavoratrici dell’albergo NH Excelsior di Siena (ex Jolly Hotel) hanno proclamato uno sciopero articolato di 16 ore che si è svolto nelle giornate del 15, 16 e 17 agosto e che ha registrato una larga adesione.

“Tale forma di lotta e di protesta – spiega la RSA – si è resa necessaria perché nonostante la nostra sospensione dello sciopero proclamato per il 2 luglio ed il successivo incontro del 14 con la Direzione Risorse Umane di sede e la Direzione locale permangono tuttora i motivi e le condizioni che determinano una forte situazione di conflittualità”.

“ Le motivazioni – aggiunge la RSA – si sostanziano:

– nel progressivo ridimensionamento dell’organico e di alcune figure fondamentali per l’organizzazione del lavoro, nonché nella diminuzione della durata dei contratti stagionali (nonostante la struttura dell’ex Jolly Hotel di Siena non sia stata particolarmente coinvolta nella flessione di mercato registrata dalla catena alberghiera di cui fa parte ed anzi abbia raggiunto buoni risultati economici);

– in un mancato effettivo riconoscimento del ruolo sindacale della RSA nel luogo di lavoro, già molte volte denunciato;

– in una consolidata conferma da parte datoriale di venire meno al rispetto di importanti accordi siglati in precedenza ed alla ribadita volontà di escludere d’ora in poi il confronto sindacale dagli aspetti peculiari ed organizzativi dell’attività produttiva di settore;

– nel perdurare di un clima di sfiducia e disistima nei confronti dei Lavoratori manifestato apertamente e ripetutamente dall’Azienda”.

FILCAMS CGIL Siena
RSA (Rappresentanza Sindacale Aziendale) NH Excelsior Siena

Siena, 17 agosto 2009

Argomenti: FILCAMS, scioperi |

Epifani: “E’ stata una bella pagina di lotta, chi criticava si deve ricredere”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 13, 2009

E’ stata una protesta assolutamente pacifica, anzi i rischi li hanno corsi i lavoratori. Non siamo in Francia Il leader della Cgil: molte aziende resistono, ma c´è chi approfitta della crisi per tagliare “Epifani: agli imprenditori chiedo più responsabilità
 
13/08/2009 |  La Repubblica 

“e’ stata una bella pagina di lotta, chi criticava si deve ricredere”

ROMA – L´Innse, un´azienda sostanzialmente sana rischia di chiudere i battenti lasciando sul lastrico i suoi dipendenti. Così un sindacalista della Fiom e alcuni operai, si asserragliano su una gru, dopo otto giorni la spuntano, arriva un compratore e il posto di lavoro è salvo. Come giudica questa vicenda il segretario generale della Cgil? Una vittoria? Un campanello d´allarme?
«E´ una vittoria di questi lavoratori – risponde Guglielmo Epifani – perché hanno creduto nella propria lotta e hanno avuto argomenti forti da spendere. Sono stati costretti ad una forma di protesta dura e pericolosa ma alla fine hanno avuto ragione. Molti li hanno derisi e hanno avuto torto: Innse era un´azienda che aveva un futuro. Bisognerebbe dare atto a questi lavoratori del loro comportamento, come pure all´azione della Fiom, che spesso viene dipinta come un sindacato radicale, e che invece ha dimostrato che si può esser fermi nei principi e al tempo stesso fare un accordo che salva l´azienda e l´occupazione. Mi piacerebbe che questa circostanza ora fosse riconosciuta dagli autorevoli commentatori che hanno irriso al sindacato “vecchia maniera”. Invece è stata una bella pagina di lotta operaia».
Ora c´è la Cim di Marcellina, pochi chilometri da Roma, dove in sette sono su un ballatoio a 40 metri d´altezza. C´è chi teme che si arrivi ai sequestri dei manager come in Francia. Si rischia una escalation?
«Al contrario. Si temeva che in Italia accadesse quello che è accaduto in Francia, invece questa forma di lotta è assolutamente pacifica, semmai il rischio lo corrono solo i lavoratori. Certo ci può essere la tentazione ad emulare e quando vedo lavoratori esposti ad un rischio non si può che essere in grande apprensione. Ma gli imprenditori devono avere un maggior senso di responsabilità, non bisogna costringere i lavoratori a queste forme estreme. Non bisogna fare speculazioni sulle aree, bisogna avere un senso alto del dovere dell´imprenditore e della sua responsabilità sociale».
Le atmosfere che emergono da questa vicenda ricordano un film di Ken Loach, dalla protesta esemplare, alla desertificazione industriale, al declino della classe operaia. Da più parti negli ultimi anni si è data per scontata la fine del modello fordista e l´avvento dell´economia immateriale. Pensa che sia necessario un ripensamento?
«Si è scambiata la trasformazione di fare fabbrica e azienda con la fine della classe operaia e della sua centralità. Si è data una lettura ideologica di queste trasformazioni da parte di quella sbornia liberista che spero, con la crisi, sia stata definitivamente messa alle spalle. Anche per questo è importante la lezione Innse».
Dalla vicenda sembrano scorgersi altri aspetti, ad esempio c´è il rischio che la crisi internazionale sia l´occasione per ristrutturazioni ingiustificate o azioni speculative da parte delle imprese. Il capitalismo italiano come sta reagendo alla crisi, gioca bene o male?
«Devo dare atto a molti imprenditori di avere gestito la crisi con grande responsabilità. Molti stanno facendo di tutto per non chiudere, ma ci sono anche imprenditori che approfittano della crisi per tagliare. Tutte e due la facce, c´è imprenditore e imprenditore, banca e banca. Quello che conta è che in queste ore ci sono tanti segnali negativi, dall´indotto Fiat di Melfi, ai casi delle Marche, al futuro di Porto Torres, di Termini Imerese e delle altre aziende a rischio».
La Lega cavalca senza mezzi termini la difesa del potere d´acquisto del Nord, la sinistra estrema chiede il ritorno della scala mobile, la base operaia sceglie forme di lotta eclatanti ed autonome. Scorge un pericolo per il sindacato?
«Naturalmente una fase di crisi espone anche il sindacato a tanti rischi, però l´importante è tenere una rotta. La Lega non ha detto un parola per difendere l´occupazione a Milano: divide il paese e non è così che si difendono i più deboli e si danno risposte giuste ai più forti».
Il governo ha fatto poco anche in questa crisi della Innse, dove il ruolo principale è stato del Prefetto. L´autunno sarà piuttosto duro: quali sono le urgenze?
«Sull´Innse non esce bene la Regione, e sono stati assenti anche gli altri enti locali. E´ vero che il governo ha fatto poco per questa crisi del paese. C´è un rallentamento della domanda internazionale che va sostituita con la domanda interna di consumi e di investimenti. Se questo non avviene il paese uscirà dalla crisi molto più lentamente di quello che è necessario».

ROBERTO PETRINI
 

Argomenti: CGIL |

Novartis: accordo sull’orario di lavoro

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 7, 2009

scarica l’accordo in pdf: verbale-accordo-del-07-08-2009.pdf

Argomenti: accordi sindacali, aziende, FILCEM |

Chiusura estiva sedi CGIL Siena

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 6, 2009

Vi informiamo che le nostre sedi rimarranno chiuse

da LUNEDI’ 10 AGOSTO a VENERDI’ 14 AGOSTO

Riapriranno LUNEDI’ 17 AGOSTO.

Anche le risposte ai commenti riprenderanno a partire dal 17.

Argomenti: camere del lavoro, CGIL |

Alimentaristi: interrotte le trattative per il rinnovo del contratto nazionale

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 6, 2009

INTERROTTE LE TRATTATIVE PER IL RINNOVO DEL CCNL ALIMENTARE; STATO DI AGITAZIONE PER TUTTO IL MESE DI AGOSTO

Dopo un lungo e complesso negoziato durato oltre tre mesi si sono interrotte questa mattina le trattative per il rinnovo del Ccnl dell’industria alimentare, l’unico basato su una piattaforma di rivendicazione unitaria.
La delegazione sindacale di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil ha, infatti, registrato la non volontà da parte di Federalimentare di giungere ad un esito positivo delle trattative giudicando insufficienti, se non provocatorie, le risposte date dalla controparte sulla piattaforma presentata dai sindacati.
Conseguentemente le Organizzazioni sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione in tutte le imprese del settore da svolgersi attraverso l’immediato blocco di tutte le prestazioni straordinarie, delle flessibilità e di nuovi accordi di scorrimento e attraverso 16 ore di sciopero articolato da effettuarsi nel mese di agosto in sede aziendale.
“Di fronte alla reale possibilità di rinnovare il contratto Federalimentare non è riuscita a formulare una proposta di aumento salariale credibile per ragioni del tutto estranee al merito della trattativa” – ha dichiarato il Segretario generale della Flai-Cgil Stefania Crogi – “trascinando per giorni un negoziato che evidentemente non voleva chiudere e offendendo la serietà e la dignità di una delegazione sindacale che era pronta unitariamente a trovare le condizioni per giungere al rinnovo del contratto”.
“Con questo atteggiamento Federalimentare” – ha continuato il Segretario generale della Flai-Cgil – “si è assunta la responsabilità di rimettere in discussione un avanzato sistema di relazioni industriali ed ha volutamente gettato alla ortiche il valore dello sforzo unitario messo in campo dalle tre Organizzazioni sindacali che sono riuscite a rimanere unite”.
“Lo stato di agitazione che si svolgerà per tutto il mese di agosto” – ha concluso Crogi – “ha il compito di ricordare a Federalimentare che non si scherza sulla pelle dei lavoratori e che questi hanno il diritto inalienabile a vedere il proprio contratto di lavoro rinnovato”.

Roma, 6.08.2009

Argomenti: alimentaristi, contrattazione, FLAI |

Epifani: ‘Autunno durissimo’

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 6, 2009

Epifani: brutti segnali dalle fabbriche altro che gabbie, salari bassi ovunque. Autunno durissimo, via a patti locali contro il caro-casa
05/08/2009 La produzione frena la discesa ma i senza lavoro rischiano di aumentare: molte aziende potrebbero non riaprire a settembre

E´ vero: il costo della vita al Sud è più basso rispetto che al Nord. Ma pensare che le diseguaglianze si risolvano tagliando le buste paga di chi vive nelle regioni meridionali è pura demagogia. Per Guglielmo Epifani, leader della CGIL, l´impostazione va rovesciata: il vero problema – assicura – è che in Italia i salari sono bassi dappertutto. E le differenze di stipendio – o gabbie salariali – ci sono già: fra Nord e Sud, ma non solo. Aumentare i divari sarebbe un fatto «inaccettabile» che renderebbe ancora più dura la capacità di tenuta delle famiglie davanti alla crisi, di cui il sindacato non vede affatto la fine.

Cosa si aspetta la CGIL dalla riapertura delle fabbriche a settembre? Il peggio non è passato?

«Purtroppo temiamo che in autunno possa realizzarsi un pericoloso paradosso dovuto all´eccezionale durata della fase critica, che ormai va avanti da un anno. Forse la produzione interromperà la discesa, ma la disoccupazione rischia di aumentare. I segnali che anche in agosto arrivano dalle fabbriche non sono buoni: le imprese, consumati i periodi di cassa integrazione, ora possono chiudere e mettere i dipendenti fuori dall´azienda. Sono d´accordo con la Marcegaglia: ci saranno altri mesi duri».

Abi e piccole imprese hanno appena siglato un accordo sul credito, avrà effetti sulla capacità di resistenza delle imprese?

«Me lo auguro, ma l´applicazione dell´accordo non è obbligatoria, si basa su adesioni volontarie. La moral suasion può non essere sufficiente».

Parliamo di Sud e dei dati della Banca d´Italia: vivere nel Meridione costa il 17 per cento in meno. La CGIL è contraria a recuperare questo divario sugli stipendi?

«La CGIL è contraria alle differenze salariali per chi fa lo stesso lavoro con la stessa professionalità. Le paghe sono già più basse al Sud rispetto al Nord del 15-20 per cento. Come sono inferiori quelle dei giovani rispetto ai meno giovani, delle donne rispetto agli uomini e dei lavoratori migranti rispetto agli italiani. Differenze che per me vanno superate, non ampliate. Né si può accettare che ci sia una compensazione automatica fra salari bassi al Sud e prezzi alti al Nord, troppo facile risolvere la questione così».

Ma visto che il differenziale di prezzi c´è e che per un metalmeccanico di Varese la vita è più cara rispetto a quella di un collega siciliano, cosa pensa si possa fare?

«Non si può semplificare il tutto parlando di Meridione e Settentrione. A Palermo ci sono voci di spesa alimentare alte quanto a Trieste. Nel Sud i servizi sono di qualità inferiore e le famiglie, quando devono curare i cari, si trasferiscono al Nord spendendo un sacco di soldi. La differenza di costo c´è, ma si concentra in realtà su una sola voce: la casa. E´ li che dobbiamo agire».

Come?

«Sviluppando accanto alla contrattazione nazionale e a quella di secondo livello basata sulla produttività un terzo canale: la contrattazione territoriale sociale. Imprese, sindacato ed enti locali dovrebbero accordarsi per trovare delle soluzioni al maggior costo abitativo. Un po´ come oggi già si fa sulle tariffe. Il meccanismo permetterebbe di non toccare i salari, ma di offrire compensazioni attraverso politiche vantaggiose per le case e i servizi. Una sorta di salario sociale da aggiungere a quello aziendale e nazionale».

Con quali risorse regioni, province e comuni dovrebbero quindi sostenere il costo di tale iniziativa?

«Forme di contrattazione sociale già esistono, ma vanno rafforzate. Per questo bisogna rivedere il patto di stabilità interno».

Quindi la CGIL non vuole che la soluzione passi attraverso le buste paga. Come mai allora fu proprio il suo sindacato a siglare nel dopoguerra l´accordo sulle gabbie salariali con la Confindustria. Perché allora sì e ora no?

«Il contesto era completamente diverso. Le differenze allora furono accettate perché le varie zone dell’Italia erano state liberate in tempi diversi e bisognava trovare un meccanismo che permettesse un riequilibrio. Un po´ come è successo fra Germania dell’Est e dell’Ovest al momento della riunificazione. Ma il fine ultimo non è differenziale, è parificare. Per questo ora tornare alle gabbie salariali vorrebbe dire fare un passo indietro. Calderoli invece di lanciare messaggi del genere farebbe bene ad occuparsi di fabbriche del Nord sull´orlo dello smantellamento, come l’Innse».

Argomenti: CGIL |

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