cgil siena

« | Home | »

Camusso, aprire confronto con il governo sulla crescita

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 18, 2012

Camusso, aprire confronto con il governo sulla crescita

In una intervista al quotidiano ‘Il Messaggero’ il Segretario Generale della CGIL dà al Governo un “voto alto in educazione civica, basso in condotta”. In merito alla trattativa con l’esecutivo Camusso rivendica un confronto più ampio: “oltre a decidere come si governa il lavoro, è necessario stabilire come lo si crea. Vogliamo discutere di crescita, sviluppo, liberalizzazioni”

17/01/2012 da www.cgil.it

«Voto alto in educazione civica, basso in condotta». Il leader della CGIL Susanna Camusso, stila la sua prima pagella sul governo Monti. «Formato da professori di grande personalità, il cui vero deficit è quello di confrontarsi poco con il mondo reale».

Un governo con il quale comunque dovrete confrontarvi su un pacchetto di richieste che lei, insieme a Bonanni e Angeletti, avete preparato unitariamente. A proposito, è stato quasi un miracolo…
«Spero che domani (oggi per chi legge; n.d.r) si possa definire una piattaforma unitaria  sulla quale confrontarci con il governo».

La ritrovata unità è frutto di una vostra insoddisfazione sull’operato del governo o di una oggettiva necessità di serrare le fila in un momento di grandissima difficoltà del Paese?
«Tutte e due le cose. Se l’esecutivo intende affrontare i problemi come ha fatto con le pensioni, bè farà solo danni ai lavoratori. Poi la situazione è talmente grave che, se non si cominciano a dare risposte sull’occupazione, non se ne esce. La linea del solo rigore non ci porterà fuori dal guado. Insomma, non va bene l’atteggiamento del governo, non va  bene come si costruiscono le risposte. Poi, evidentemente, c’è anche la drammaticità della situazione».

Lei ha sempre chiesto una trattativa a tutto campo. Nel senso che il tavolo non dovrebbe limitarsi al mercato del lavoro…
«Proprio per questo nella nostra piattaforma c’è una richiesta chiara: oltre a decidere come si governa il lavoro, è necessario stabilire come si crea il lavoro. Vogliamo discutere di crescita, sviluppo, liberalizzazioni».

Ci sono in ballo anche le pensioni?
«Certo che sì. E più discuteremo di mercato del lavoro e più diventerà evidente quale  disastro è stato fatto».

Non è, invece, in discussione l’articolo 18. Vero?
«Vero, e va benissimo così. E` una cosa saggia».

Standard & Poor’s ha declassato mezza Europa e ha retrocesso l’Italia in serie B.
«Non sono particolarmente affascinata dai giudizi delle agenzie di rating e non dimentico cosa dicevano nel 2008 e 2009. Ora che diventino un oracolo mi sembra rientri nel  contesto di una delicata situazione internazionale, ma non un oggettivo indicatore. Noi siamo messi male perché c’è disoccupazione, un apparato industriale sempre più in crisi, non c’è distribuzione della ricchezza».

C’è anche la speculazione internazionale?
«C’è una speculazione evidente sull’euro, ma anche un giudizio sul Paese. Abbiamo perso tre anni e recuperare fiducia ed investimenti diventa complicato. Quindi diventa fondamentale la fase due».

Che comprende anche le liberalizzazioni con rivolte annunciate o in atto come quella dei tassisti.
«Mi stupisce lo stop and go del governo. Dovrebbe prendere l’abitudine a discutere con i soggetti più significativi. Sul tema dei tassisti dico che se tu intraprendi un’attività che  presuppone un forte investimento iniziale, non puoi deprezzarla. Mi spiego, non è solo questione di numeri, ma anche di investimento e del valore che mantiene. Ci sono  persone che hanno speso soldi per acquistare le licenze».

Senta, il governo concerta poco. E` d’accordo?
«Oggi ci confrontiamo con una strana cosa che temo possa favorire un’idea di autosufficienza che non va bene. Non si può confondere una crisi della politica e del Parlamento con il fatto che non esistano più soggetti di rappresentanza».

Fase due, è iniziata secondo lei?
«C’è molta concentrazione sulle liberalizzazioni e nessuna attenzione su politica industriale e investimenti. In questi anni è stato cancellato il ruolo pubblico dell’economia e questo ci ha portato tanti danni. La fase due deve ancora venire. Allora dico, magari non discutiamo di tutto, ma almeno partiamo da quegli interventi che possono creare crescita e occupazione».

 

Argomenti: CGIL |