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Lavoro: Camusso, siamo per fare l’accordo con il governo ma se non ci sarà, siamo pronti a mobilitarci

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 6, 2012

Lavoro: Camusso, siamo per fare l’accordo con il governo ma se non ci sarà, siamo pronti a mobilitarci

A concludere l’Assemblea delle Camere del Lavoro, che ha visto la partecipazione di oltre 600 persone, il Segretario Generale della CGIL: “la riforma del mercato del lavoro va fatta ma non va contrabbandata come operazione per la crescita. Non si può governare ignorando la rappresentanza e la partecipazione delle persone”. E anche sulle pensioni, la CGIL ribadisce la sua netta posizione: la partita non è chiusa
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05/03/2012 da www.cgil.it

Noi lavoriamo per l’accordo sulla riforma del mercato del lavoro, ma se il governo dovesse decidere ‘autonomamente’, o non si dovessero determinare le condizioni per la firma, la nostra risposta non sarà uno sciopero generale, la fiammata di un giorno, ma la costruzione di un movimento che durerà e che lascerà il segno attraverso un percorso articolato di mobilitazioni”. Questa in sintesi la posizione espressa dal Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso che è intervenuta oggi (con una relazione introduttiva e con le conclusioni) all’Assemblea Nazionale delle Camere del lavoro della CGIL che si è tenuta a Roma al cinema Capranica.

Susanna Camusso ha ribadito che la CGIL ha valutato positivamente la decisione di rinviare la trattativa con la motivazione, da parte del governo, di reperire le risorse necessarie per realizzare la riforma degli ammortizzatori sociali. “Non ci si può infatti – ha proseguito Camusso – basare esclusivamente sulla contribuzione delle imprese e dei lavoratori per estendere e far diventare universali gli ammortizzatori sociali. Servono quindi risorse pubbliche. Ed è un buon segno il rinvio perché, come ricordiamo, il governo aveva parlato di una riforma a costo zero, ovvero senza alcuno stanziamento pubblico. Le dichiarazioni del ministro Fornero dovrebbero invece far presupporre un nuovo orientamento del governo”.

Rispetto al nuovo appuntamento del governo con le parti sociali, dopo il rinvio del tavolo la scorsa settimana, Camusso ha comunque specificato di essere in attesa della convocazione, che a questo punto considera assai improbabile per domani, martedì 6 marzo. E al tempo stesso ha voluto ribadire che si tratta appunto di un “primo risultato” raggiunto con l’intenzione dell’esecutivo di individuare risorse pubbliche per gli ammortizzatori sociali.

Il Segretario Generale ha però insistito sulla necessità di riattivare la crescita, che è il vero tema all’ordine del giorno. “Nessuna riforma del mercato del lavoro è – ha affermato la leader della CGIL – in grado di creare nuovi posti di lavoro. Finora siamo ancora agli annunci ma ad oggi nessun provvedimento è stato fatto. Per il 2012 e purtroppo anche per il 2013 temiamo un incremento della disoccupazione. E noi siamo un Paese a rischio dal punto di vista della coesione sociale”. Anche se la riforma del mercato del lavoro non si può vedere come levatrice di crescita e occupazione va comunque fatta. Quella in gioco, non è “una partita tra innovatori e conservatori” e cioè le organizzazioni sindacali, ha detto riferendo “la velenosità del dibattito” in cui “è indubbio il tentativo di aggredire le grandi organizzazioni sindacali”.

La CGIL ribadisce dunque che l’accordo non solo è auspicabile, ma è anche “possibile”, se gli obiettivi della riforma saranno quelli giusti: combattere la precarietà, “riducendo le forme di ingresso e cancellando forme ambigue come le partite Iva e l’associazione in partecipazione, perché dobbiamo costruire più e non meno lavoro stabile”, ed estendere la tutela degli ammortizzatori sociali, con un sistema universale. E su questo “quali sono le risorse pubbliche che si mettono nel sistema è un elemento essenziale. Non ci può essere una via assicurativa”.

Sulla flessibilità in uscita e l’articolo 18, Camusso ha ribadito che “il totem l’ha costruito qualcun altro, chi voleva discutere di questo invece di come creare lavoro. Continuiamo a pensare che non sia al centro della trattativa. Non c’è ragione di intervenire sull’articolo 18; non c’è una sola ragione che ci possa far cambiare opinione”. Sì, invece, “al rispetto di tempi ragionevoli” per i processi di lavoro e di reintegro.

Questo lo schema su cui si muove la CGIL. Si continua a lavorare dunque per l’accordo, ma deve anche essere chiaro che la CGIL non si farà trovare impreparata. “Nessuno pensi che noi non ragioniamo su cosa potrebbe succedere se il governo deciderà di fare da solo. La risposta non sarà uno sciopero generale che passera’ come una fiammata. La reazione non sarà di un giorno, ma di un movimento che durerà” e che lascerà il segno. E anche sulle pensioni, la CGIL ribadisce la sua netta posizione: la partita non è chiusa.

 

 

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