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Il Dl sulla pubblica amministrazione è un primo passo, ma serve una soluzione complessiva per i precari

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 27, 2013

 
Il Dl sulla pubblica amministrazione è un primo passo, ma serve una soluzione complessiva per i precari
Per la CGIL i provvedimenti decisi oggi (26 agosto) dal Consiglio dei ministri a proposito di precari e pubblica amministrazione sono un primo passo, ma ora è necessario creare un percorso di stabilizzazione per i lavoratori precari del pubblico impiego occupati in diversi settori e diverse tipologie di lavoro che riesca a dare una soluzione complessiva del problema
23/08/2013 da www.cgil.it

“Il decreto legge sulla Pa approvato oggi dal Consiglio dei ministri rappresenta un primo passo, una risposta parziale non ancora sufficiente per dare una soluzione complessiva al tema della precarietà nella Pubblica amministrazione”. E’ quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Nicola Nicolosi, in merito al via libera del Cdm al provvedimento sulla Pa.
Con le regole introdotte dal dl, infatti, aggiunge il dirigente sindacale, “una larga fetta dei lavoratori precari, coloro che in tutti questi anni hanno portato avanti in condizioni estremamente difficili la Pubblica amministrazione, rimarrà esclusa dai processi di stabilizzazione. Ecco perché – precisa il sindacalista – esprimiamo un giudizio articolato sul provvedimento approvato: positivo il passo in avanti compiuto dal governo ma per quanto ci riguarda resta intatto il tema di come dare soluzione definitiva alla questione della precarietà nella Pa”.
Sul tema, ha concluso Nicolosi, “come Cgil rivendichiamo un tavolo negoziale per quanto riguarda le regole: l’articolo 97 della carta costituzionale deve poter trovare un momento di confronto con le organizzazioni sindacali; così come c’è una vera e propria urgenza da affrontare, ovvero la riapertura della stagione di rinnovi contrattuali fermi ormai da sette anni”.

Ma quali sono i lavoratori interessati da questi provvedimenti?

Secondo diverse e recenti stime, i precari, intendendo con questo termine tutti coloro che pur lavorando nei diversi settori del pubblico non hanno un contratto a tempo indeterminato, hanno ormai raggiunto e superato la ragguardevole cifra di 150 mila persone, di cui quasi un terzo concentrato nei Comuni.

La mappa dei precari pubblici include appunto diversi settori e diverse tipologie di lavoro, dai servizi per l’impiego delle Province, ai servizi per i Comuni e le Regioni, passando ovviamente per i comparti della conoscenza e della ricerca scientifica. Vediamo più da vicino almeno una parte di questa mappa del precariato pubblico che negli ultimi anni è cresciuta a dismisura e spesso in modo anomalo. Le stime e le elaborazioni sono state effettuate prendendo a riferimento i dati ufficiali del Conto annuale.

Comuni. Attualmente la maggior parte dei contratti precari si concentra negli uffici e nei servizi dei Comuni. A tempo determinato risultano oltre 27 mila lavoratori (27.040). Impiegati nei Lavori socialmente utili ci sono poi 14.755 lavoratori e lavoratrici a cui vanno aggiunti 185 destinati alla Formazione-lavoro e 1.924 lavoratori con contratti interinali. Complessivamente si raggiunge la cifra di quasi 44 mila precari (43.904), che in percentuale sarebbe circa il 15% dell’intera forza lavoro pubblica impiegata nei Comuni italiani.

Regioni. Nella classifica regionale dei precari occupati negli uffici dei Comuni, la prima – in termini di contratti precari in cifra assoluta che lavorano nei vari comuni della Regione – è la Sicilia con 13.676 persone non regolarizzate. Al secondo posto (ma con un vistoso distacco in termini numerici assoluti), c’è la Campania con 4567 precari (sempre nei servizi comunali). Al terzo posto la Calabria con 4.399 precari seguita dal Lazio al quarto posto con 3.551 precari della pubblica amministrazione.

Province. Secondo elaborazioni sui dati del Conto annuale 2011 (l’ultimo disponibile) i precari a tempo determinato occupati nelle Province sono 1.375 a cui bisogna aggiungere 278 interinali e 792 lavoratori socialmente utili. Tra tutte le tipologie si arriva a circa 2.300 precari delle Province che complessivamente occupano circa 55 mila lavoratori. Il grosso dei precari delle Province è occupato nei Servizi per l’impiego (che complessivamente impegnano circa 6.600 persone).

Questi dati sulla presenza di lavoro precario negli Enti locali sono rilevanti soprattutto se si mettono a confronto con l’occupazione complessiva in questi settori dell’amministrazione pubblica: totale dipendenti delle Regioni 36.649; totale dipendenti Province 54.067; totale dipendenti Comuni 380.697 (a cui vanno aggiunti altri circa 20 mila dipendenti per le Regioni a statuto speciale); totale dipendenti Regioni a statuto speciale 93.928 (dato comprensivo anche dei comuni di Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Friuli Venezia Giulia). Complessivamente i dipendenti dei Comuni superano le 400 mila unità.

Enti pubblici di ricerca. Negli enti pubblici di ricerca lavorano oltre 12.000 precari. Anche in questo caso il numero è straordinario se rapportato ai lavoratori dipendenti del comparto che sono circa 18.000. Esistono situazioni ormai oltre il paradosso come il caso emblematico dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) nel quale lavorano su funzioni stabili e indispensabili per il paese come la rete di sorveglianza sismica 400 precari molti dei quali con anzianità ultradecennali.  Non sono da meno però gli altri enti come ad esempio l’Isfol con oltre 250 precari su un organico di circa 500 dipendenti, l’Istat con circa 300 precari con contratti a termine, il Cnr con 1000 precari con contratto a tempo determinato e oltre 3000 assegnisti di ricerca su un organico di circa 7000 unità di personale una variante della collaborazione coordinata e continuativa.

Scuola. Nella scuola, attualmente i posti in organico di fatto,cioè con durata fino al 30 giugno, sono 76.407, di cui 13.260 ATA e 63.147 docenti (37.923, sono posti di sostegno per gli alunni con disabilità mentre i rimanenti 25.224 sono posti comuni, una parte dei quali derivanti da spezzoni orari). L’andamento storico di questi posti negli anni è costante. In generale invece le le vicende degli ultimi anni hanno portato il numero dei precari, tra le graduatorie ad esaurimento e le graduatorie dei concorsi, a più di 200.000.

Università. Nell’università il numero dei precari, senza contare i dottorandi di ricerca, ma includendo i docenti a contratto, gli assegnisti di ricerca, i ricercatori a tempo determinato e tutti i ricercatori precari che sono contrattualizzati con forme parasubordinate, arriva a contare quasi 50000 persone, praticamente lo stesso numero dei docenti e ricercatori strutturati, con poche variazioni tra le diverse sedi universitarie. L’uso indiscriminato di contratti parasubordinati ha reso molto difficile l’individuazione della effettiva consistenza numerica, e anche per il personale tecnico amministrativo precario si può parlare di quasi 10000 lavoratrici e lavoratori.

Alta formazione artistica e musicale. Nell’alta formazione artistica e musicale (AFAM), cioè nelle accademie di belle arti e nei conservatori, da più di dieci anni mancano del tutto le regole per il reclutamento a tempo indeterminato e quindi per i più di 1500 precari storici (ex l. 143/2004 e Graduatorie d’Istituto) e i più di 2000 contrattisti delle varie materie non è possibile in questo momento neanche ipotizzare un percorso, con il rischio reale di perdere le immense professionalità artistiche italiane

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