Camusso: gli statali hanno già dato. Ora via consulenti e manager
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 3, 2012
Camusso: gli statali hanno già dato. Ora via consulenti e manager
Alla vigilia dell’incontro tra governo e parti sociali sulla spending review,(confermato per il 3 luglio, ore 9) il Segretario Generale della CGIL in una intervista a ‘il Mattino’ afferma: “abbiamo avanzato proposte e sollevato problemi su cui è possibile il confronto”
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02/07/2012 www.cgil.it
CGIL, CISL, UIL e UGL ripartono dal Sud per incalzare Mario Monti reduce dalla vittoria sul piano europeo che di fatto lo rafforza. Ma Susanna Camusso, leader della CGIL, rilancia sulla crescita e parte «da un’affermazione – dice – che sembra banale ma in realtà è più concreta che mai: non c’è soluzione per il nostro Paese se non parte lo sviluppo del Mezzogiorno». Non risparmia Camusso stoccate a Marchionne all’indomani del ricorso contro la sentenza a favore della FIOM: «Non bisognerebbe consentire di definire le nostre leggi folclore, è giunto il momento – incalza il leader CGIL – di chiedersi perché la Fiat non vende auto rispetto ai concorrenti tedeschi e francesi».
Il patto UE l’ha convinta?
«Da Bruxelles è arrivata una risposta importante e unitaria dell’Europa contro la speculazione, ma non ci sono novità sul fronte dello sviluppo, così come sugli Eurobond».
Bersani assicura di voler fare altri sacrifici pur di evitare l’aumento dell’Iva. La strada indicata dal governo è la spending review: anche la CGIL è pronta a stringere la cinghia?
«Vorrei ricordare che i lavoratori pubblici hanno già compiuto sacrifici con il blocco per tre anni dei contratti. Prima di parlare di nuovi tagli cominciamo a vedere quali risultati hanno prodotto quelli già attuati. Il nostro Paese ha un esplicito problema di reddito, ancora più accentuato al Sud. Con strette ulteriori la crisi si avviterà su se stessa».
A Palazzo Chigi pronuncerete un altro no?
«Di tagli lineari non se ne parla, cosa diversa è incidere su un miliardo e mezzo di consulenze e società costituite dalle amministrazioni spesso per garantire solo posti di potere ad alcuni. Pensare a un’operazione sugli organici della PA significherebbe infatti immaginare una riduzione dei servizi, senza dimenticare che soprattutto nel Mezzogiorno il pubblico funge anche da ammortizzatore sociale».
Nell’amministrazione dello Stato ci sono però anche i super burocrati.
«Poiché torna spesso il discorso sulle pensioni dei dirigenti voglio subito sgombrare il campo da dubbi: no a cambi in corsa sulle regole previdenziali perché se sono sbagliate vanno cambiate per tutti».
Allora nessun margine di trattativa sulla spending review?
«Abbiamo avanzato proposte e sollevato problemi su cui è possibile il confronto, a partire dagli alti stipendi di alcuni che potrebbero essere pagati parzialmente in Bot per finanziare il debito pubblico, così come siamo pronti ad affrontare il problema delle consulenze e di una centrale per l’acquisto dei beni. Si guardi poi al patrimonio pubblico e si tenti di valorizzarlo, siamo pronti inoltre a discutere di come viene formata la pubblica amministrazione anche nel Mezzogiorno».
Il governo non ha il Sud nella testa?
«La squadra di Monti ha molte più anime di quanto appaia: il ministro Barca finora ha lavorato bene e c’è ovviamente una questione di risorse. Il problema è che questo governo, così come il precedente, non ha un piano per la crescita e l’occupazione, oltre a una vera politica di redistribuzione del reddito».
Insiste sulla patrimoniale?
«È una strada, ma per restare al Mezzogiorno si è fatto poco sull’evasione fiscale, il lavoro nero, la trasparenza nella catena degli appalti, insomma quell’economia del sommerso che rappresenta un danno per il Paese».
Marchionne giudica un danno anche sentenze come quella su Pomigliano che imbrigliano le imprese.
«Vorrei che si ricominciasse dal punto di partenza, gli impegni assunti dalla Fiat: non parlo di quei venti miliardi di Fabbrica-Italia, ma almeno del pieno riassorbimento di tutti gli operai di Pomigliano. Dove è finito quel progetto? Al suo posto ci restano le dichiarazioni di Marchionne che compromettono la dignità nazionale».
Si riferisce al ”folclore” di certe sentenze?
«Le leggi del nostro Paese non possono essere definite in questo modo come ha fatto Marchionne. Spieghi piuttosto come intende uscire da una crisi di mercato che riguarda soprattutto il marchio Fiat perché non mi risulta che i tedeschi o i francesi abbiamo le stesse difficoltà, nonostante il Lingotto sia stato favorito in tutti i modi tanto da essere oggi in Italia l’unica industria di automobili».
Appello a Fornero?
«Questo governo, come il precedente, si contraddistingue per la totale assenza sul tema della discriminazione sui luoghi di lavoro, siamo insomma agli anni bui della democrazia».
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Ddl lavoro: CGIL, la partita non è chiusa
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Giugno 28, 2012
Ddl lavoro: CGIL, la partita non è chiusa
La CGIL non si rassegna e sarà in campo, con questo e i prossimi governi, per ottenere cambiamenti radicali del ddl di riforma del mercato del lavoro. “Necessario cambiare il provvedimento per determinare quelle regole che possano segnare un vero contrasto alla precarietà e un effettivo universalismo degli ammortizzatori sociali”
» Governo: CGIL, sul Ddl lavoro Monti e Fornero sbagliano di nuovo. Il Paese ha bisogno di ben altre politiche – Ascolta
28/06/2012 da www.cgil.it
“La partita non è chiusa”. La CGIL “non si rassegna e sarà in campo, con questo e i prossimi governi, per ottenere cambiamenti radicali” del ddl di riforma del mercato del lavoro. Parole di Serena Sorrentino, segretario confederale della CGIL, oggi dal palco del presidio del sindacato di corso d’Italia in piazza Montecitorio.
Nel corso del suo intervento la dirigente sindacale ha sottolineato “la necessità di cambiare un provvedimento per determinare quelle regole che possano segnare un vero contrasto alla precarietà e un effettivo universalismo degli ammortizzatori sociali. Due aspetti per noi cruciali ma che il ddl disattende, nonostante i propositi iniziali del governo”.
Per Sorrentino “questo intervento sul lavoro risulta essere dannoso e preoccupante perché aumenterà i contenziosi e le incertezze, individuando nei consulenti del lavoro gli unici beneficiari. Ma soprattutto la riforma è inadeguata rispetto all’urgenza di rilanciare la crescita ed è ingiusta per i danni che reca ai diritti del lavoro. Il governo sappia che il Paese non riparte se non riparte dal lavoro”.
Ecco perché Sorrentino ha ribadito le priorità per la CGIL: “La costruzione di un profilo produttivo del Paese prima del suo definitivo declino e l’adozione di una chiara strategia di politica industriale”. Aspetti centrali insieme al tema fiscale. “Serve un cambiamento della politica economica che alleggerisca il carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Una rivendicazione oggetto di un percorso condiviso con CISL e UIL”, ha concluso.
Argomenti: CGIL |
Chiusura sede di Siena pomeriggio 2 luglio
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Giugno 28, 2012
Nel pomeriggio di Lunedì 2 luglio 2012 i nostri uffici rimarranno chiusi.
Argomenti: camere del lavoro, CGIL |
Ddl lavoro: oggi il voto. Grande presidio CGIL davanti al Parlamento
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Giugno 27, 2012
Ddl lavoro: oggi il voto. Grande presidio CGIL davanti al Parlamento
La CGIL non ci sta e intensifica la sua mobilitazione. Oggi grande presidio davanti a Montecitorio per protestare contro la richiesta di fiducia sul Ddl lavoro, l’appuntamento è dalle 14 alle 19, in piazza Montecitorio – Volantino
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26/06/2012 da www.cgil.it
Nel giorno del via libera definitivo alla Camera del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, la CGIL promuove a Roma in piazza Montecitorio un grande presidio contro un provvedimento che giudica “dannoso”. Delegazioni di lavoratori provenienti da diverse regioni italiane si ritroveranno davanti al Parlamento oggi pomeriggio a partire dalle ore 14 per denunciare come il ddl Fornero sia “sbagliato e controproducente, per giudizio in primo luogo della CGIL ma anche di molte altre parti sociali”.
Ma quella della capitale non sarà l’unica protesta in programma oggi: presidi e scioperi sono previsti in tantissime altre città italiane. Una mobilitazione capillare per ricordare come il ddl in approvazione sia “iniquo e inadeguato” perché “non combatte la precarietà, specie dei giovani, perché mantiene tutte le tipologie precarie nate dalla politica liberista dei Governi Berlusconi” e perché “non universalizza le tutele in caso di perdita del lavoro, anzi riduce drammaticamente la durata dei sussidi e non li estende a chi oggi ne è escluso”. Due aspetti, insieme ad altri punti critici, che rischiano di determinare “una recrudescenza della crisi”. Per questo la CGIL mette in guardia il governo sostenendo che “continuerà la sua lotta con questo governo e con quelli che verranno per cambiare il ddl sul mercato del lavoro”.
Ecco qui gli altri appuntamenti della giornata (27 giugno) nelle regioni e le indicazioni sulle delegazioni che arriveranno a Roma.
LOMBARDIA. La Camera del Lavoro Metropolitana di Milano, quella di Legnano-Ticino Olona e la Camera del Lavoro di Monza e Brianza promuovono, di fronte alla Sede Rai di Milano, in Corso Sempione, una giornata di mobilitazione con presidio dalle ore 9 alle 12.
ValCamonica-Sebino, sciopero generale unitario del comprensorio di 8 ore con manifestazione dalle ore 9 da Costa Volpino a Pisogne: “Per una sana crescita dell’economia nel Paese, per un equilibrato sviluppo nel territorio”.
Lodi, Presidio nel pomeriggio. Pavia, Presidio dalle 9 alle 11 davanti alla Prefettura.
Varese Presidio dalle ore 9 davanti alla Prefettura, in Piazza Libertà.
Mantova, dalle 10 alle ore 11.30 presidio davanti alla Prefettura, in Via Principe Amedeo.
Como Presidio dalle ore 10 davanti alla Prefettura.
A Bergamo, dopo lo sciopero generale di quattro ore che ha visto a Bergamo la sola CGIL incrociare le braccia il 14 maggio e dopo il presidio fuori dalla Prefettura di via Tasso in protesta contro il voto di fiducia del Ddl al Senato, una delegazione della CGIL di Bergamo si recherà il 27 giugno dal Prefetto per consegnare una lettera di denuncia dell’ennesima richiesta di fiducia alla Camera per l’approvazione della riforma del lavoro.
PIEMONTE. In concomitanza con il voto di fiducia sul Ddl mercato del lavoro, la CGIL di Torino, nell’ambito della mobilitazione nazionale, ha indetto la mobilitazione di tutti i settori privati nel territorio provinciale.
Le singole categorie hanno dichiarato le ore di sciopero, che vanno da 8 ore all’intero turno, a 4 – 2 – 1 ora (i tempi stretti non consentono l’estensione ai settori sottoposti a regolamentazione dello sciopero).
CdLM Torino Sciopero di tutti i settori privati nel territorio provinciale.
Durante la mobilitazione sono previste iniziative davanti ai luoghi di lavoro, e i seguenti presidi: Torino città: Via Verdi davanti alla RAI dalle ore 9:30 alle 11; Ivrea: Via Jervis davanti alla Vodafone alle ore 10; Collegno/Susa: Mercato di Condove alle ore 9:30;
Pinerolo: Piazza Facta dalle ore 9:00 alle ore 12; Chivasso: zona industriale presidio e manifestazione alle ore 10. CdL Alessandria Sciopero di 8 ore nel settore privato con presidio; CdL Cuneo: Volantinaggi di fronte ai luoghi di lavoro privati e pubblici, ospedali, centri commerciali ed alla cittadinanza: Presidio nel pomeriggio a Cuneo Piazza Galimberti
Sciopero indetto dalle categorie dell’industria di 2 ore; CdL di Novara, Presidio di fronte alla Prefettura, sciopero delle categorie del privato di 4 ore. Assemblee cittadine nel P.I.;
CdL di Biella, sciopero dell’industria di 1,5 ore con presidi; CdL di Asti, Manifestazioni cittadini con presidi e volantinaggi; CdL di Verbano Cusio Ossola, volantinaggi nei luoghi pubblici (Ospedali Comuni Centri commerciali). Presidio con incontro Prefetto di Verbania
Scioperi da 1 a 4 ore nei settori privati; CdL Vercelli, Assemblee territoriali e Presidio di fronte alla Prefettura
VENETO. In vista del voto di fiducia in Parlamento sul disegno di legge sul mercato del lavoro la CGIL veneta darà vita a manifestazioni e presidi in tutta la regione nella giornata di mercoledì 27 giugno. In particolare: manifestazione a Mestre in piazza Ferretto dalle 17 alle 20; presidi davanti alle Prefetture a Padova, Treviso (ore 17,30), Verona (ore 10), Rovigo (ore 17,30), Vicenza (dalle 10,30 alle 12,30). A Vicenza è inoltre proclamato uno sciopero di due ore a fine turno. Un collegamento ideale sarà fatto col presidio organizzato per lo stesso giorno dalla CGIL a Roma davanti a Montecitorio.
MARCHE. Ascoli Piceno e Fermo, 8 ore di sciopero. Ancona, 4 ore di sciopero. Le singole categorie decideranno articolazioni a livello territoriale o aziendale con modalità ed orari in rapporto alle iniziative di mobilitazione già effettuate o programmate.
Il 27 marzo la CGIL Marche garantirà la sua presenza al presidio che si terrà davanti a Montecitorio, in concomitanza con la discussione in aula del provvedimento. Tutti gli interessati possono partecipare contattando le sedi della CGIL su tutto il territorio regionale.
UMBRIA. Una folta delegazione di lavoratori umbri parteciperà al presidio di Roma, davanti a Montecitorio.
EMILIA. Sciopero di due ore a fine turno a Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna, Rimini, Piacenza
SICILIA. Palermo, presidio davanti alla Prefettura.
CAMPANIA. Da Napoli e dalle altre province campane arriverà una folta delegazione di lavoratori per partecipare al presidio di Roma davanti a Montecitorio.
Argomenti: CGIL |
Camusso, ecco il nostro Piano del lavoro
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Giugno 27, 2012
Camusso, ecco il nostro Piano del lavoro
In un’intervista a Rassegna Sindacale, di cui rassegna.it anticipa oggi alcuni brani, il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, spiega l’iniziativa della confederazione. Un percorso a più voci per costruire un progetto per il paese
26/06/2012 da www.cgil.it
“Perché un nuovo piano del lavoro? Perché abbiamo perso milioni di posti di lavoro e la crisi è ancora lunga davanti a noi. Perché la politica economica che l’Europa sta imponendo agli Stati membri manterrà il continente in recessione e cancellerà altro lavoro. Perché stiamo condannando un’intera generazione di giovani a conoscere solo la faccia peggiore del lavoro: quello senza qualità, senza stabilità, che ignora le capacità individuali, le conoscenze, l’innovazione. Perché stiamo precarizzando e marginalizzando anche il lavoro degli adulti. Per un sindacato la crescita e lo sviluppo non possono voler dire aumento delle disuguaglianze di reddito e di tutele. Per noi la crescita si misura in posti di lavoro qualificati e stabili e diffusione del welfare sociale in tutto il paese”.
Susanna Camusso spiega in un’intervista che potrete leggere integralmente sul prossimo numero di Rassegna Sindacale, in distribuzione agli abbonati da giovedì, il perché e il come del nuovo Piano del lavoro a cui la CGIL ha deciso di lavorare e di cui è pronta una bozza (un documento agile, una ventina di cartelle divise in tre sezioni: analisi, strategie, ruolo dei soggetti sociali) che la Confederazione vuole far crescere con il confronto interno ed esterno; con le strutture della CGIL, con gli altri sindacati, le imprese, le forze politiche, le istituzioni, le Università, i centri di ricerca, le associazioni del volontariato. Uno sforzo progettuale che prova a far fare un salto di qualità a un dibattito spesso asfittico, incapace di pensare oltre l’attualità, con lo scopo di progettare un futuro diverso proprio per risolvere i problemi di oggi.
Rassegna Quali sono le linee guida principali del Piano?
Camusso Prima di tutto l’analisi: l’Italia ha bisogno di politiche di innovazione e qualificazione del proprio apparato produttivo e di servizio che hanno perso competitività per troppi anni. Poi la convinzione che impoverire ancora il lavoro mentre si rilancia lo sviluppo è oltre che iniquo un’idea suicida dell’economia con conseguenze socialmente devastanti. Su questo ci attenderemmo dagli imprenditori parole più chiare e meno ondivaghe di quelle che abbiamo ascoltato negli ultimi anni. C’è un problema di abbandono della ricerca, di scarsa innovazione, di poca qualità delle produzioni e dei servizi, persino di eccessivo “nanismo” delle nostre imprese che va affrontato in quanto tale, senza scorciatoie sul mercato del lavoro. La flessibilità del lavoro non fa diventare competitiva un’impresa che non fa ricerca e non investe. Peggiora solo il mercato. La vicenda della Fiat su questo punto è emblematica della peggior cultura della classe imprenditoriale del Paese. Non ha prodotti competitivi nei confronti delle auto tedesche e dice che è colpa degli operai italiani…
Rassegna La CGIL parla di tre assi per lo sviluppo, imprese, occupazione, welfare (anche se ovviamente si intersecano). Ce n’è uno prioritario, uno da privilegiare se le risorse non fossero sufficienti per un disegno così ambizioso?
Camusso Sono appunto piani connessi fra loro. Estendere un welfare di qualità (servizi per i bambini, gli anziani, le fasce più povere) oltre alle grandi reti nazionali (scuola, pensioni sanità), in maniera omogenea nel paese significa parlare di governo pubblico del sistema, di occupazione qualificata e stabile da creare, di imprese da coinvolgere. Non dobbiamo pensare a un solo esercizio finanziario ma a un programma da sviluppare in molti anni. Non possiamo immaginare che le risorse possano essere solo e interamente pubbliche. Tantomeno che le imprese coinvolte siano solo pubbliche. Al contrario, anche le imprese dei servizi pubblici devono probabilmente essere riorganizzate e riqualificate per dirigere questo grande progetto d’innovazione del paese.
Rassegna Il capitolo “risorse” è molto dettagliato e ambizioso. Forse anche troppo… Se questo piano fosse il programma elettorale di un partito, chi lo voterebbe?
Camusso Non so se sia troppo ambizioso. Le risorse individuate da noi sono simili per quantità a quelle dichiarate spendibili dal Ministro Passera. Ma con tre differenze rilevanti. La prima è sul dove si recuperano: noi pensiamo a una riforma fiscale che alleggerisca il contributo del lavoro e appesantisca come è giusto il contributo fiscale delle rendite e delle grandi proprietà. La seconda riguarda il come: noi chiediamo che le risorse vengano affiancate a progetti di innovazione e non distribuite più o meno a pioggia secondo una vecchia logica più elettorale che economica. La terza riguarda il dove si investe. Noi pensiamo che sia indispensabile coinvolgere e responsabilizzare nella progettazione e nella spesa i governi regionali e territoriali a partire al Mezzogiorno e dalle aree dei terremoti. Il nostro è un Piano che interviene creando domanda, non più solo aiutando le imprese in difficoltà. Per il resto, non siamo una forza politica e non cerchiamo consenso elettorale ma interrogheremo le forze politiche nei prossimi mesi su queste idee e chiederemo loro impegni seri in vista delle prossime elezioni. Non le lasceremo fuggire per la tangente di programmi elettorali fumosi e ideologici. Tantomeno di una guerra generazionale tra gruppi dirigenti.
Rassegna La CGIL punta molto sul “pubblico” in un mondo nel quale troppo spesso questa sembra essere quasi una parolaccia. Non è troppo “illuminista” proporre una rivoluzione quasi copernicana?
Camusso Mi sembra più semplicemente il recupero della visione keynesiana della politica economica che stava alla base anche del Piano del lavoro di Di Vittorio. Dopo anni di ubriacatura liberista e finanziarizzazione selvaggia dell’economia. Anche in questi ultimi mesi si è visto il fallimento di quelle politiche che affidano alla spontaneità del mercato la capacità della ripresa e della crescita qualificata. Non è così e forse non lo è mai stato. La novità, rispetto alla teoria keynesiana classica, è che noi non pensiamo a investimenti pubblici ovunque e comunque ma solo in progetti di innovazione e qualità, allo scopo di aumentare la competitività del sistema paese e migliorare le condizioni sociali. Una sfida a innovarsi per il vecchio sistema, non un sostegno garantito a priori per tutte le imprese. La querelle tra pubblico e privato è fuorviante. La vera sfida sarà tra imprese che innovano e imprese che ripiegano, sia nel pubblico che nel privato. E non dimentichiamo che la Francia ha più imprese pubbliche di noi. Le loro sono efficienti e aiutano a realizzare le politiche del paese. L’idea di regalare Air France ai privati non sarebbe nemmeno pensabile…
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