Lavoro: OCSE, in Italia meno di una donna su due lavora
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 31, 2010
Lavoro: OCSE, in Italia meno di una donna su due lavora da ww.cgil.it |
CGIL, non si può vincere una partita se la metà della squadra rimane in panchina. Nel nostro paese il tasso di occupazione femminile è pari al 46,4 % e la disoccupazione giovanile supera il 25%, questi i dati che collocano l’Italia in coda alla classifica dei principali Paesi OCSE » VIDEO |
In Italia lavora meno di una donna su due, mentre in Norvegia l’occupazione femminile sfiora l’80%. “Questi dati rilevano come l’Italia sia il fanalino di coda nella partecipazione delle donne al mondo del lavoro”, dichiara la Segretaria Confederale della CGIL, Serena Sorrentino commentando le statistiche, relative al 2009, dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in una intervista alla CGIL TV.
La dirigente sindacale punta il dito contro il Governo ed evidenzia come le “politiche occupazionali, non soltanto in risposta alla crisi, ma che puntano alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, siano risultate assolutamente inefficaci”, e prosegue augurandosi che la discussione, che riprenderà in Parlamento nei prossimi giorni, ponga al centro “politiche attive per il lavoro che mirino a contrastare la disoccupazione femminile” e che rispondano “alle esigenze delle lavoratrici madri che sempre di più non riescono a conciliare le esigenze di vita con quelle del lavoro”. In Italia dunque, nonostante gli innegabili passi avanti fatti in dieci anni, le donne che lavorano rimangono una minoranza, pari al 46,4% ed il tasso di occupazione è sceso rispetto al 2008, quando era pari al 47,2%. Il nostro paese insomma, continua ad essere lontano non solo dalla vetta della classifica (74,4% della Norvegia), ma anche dalla media OCSE (56,5%). Il podio continua a essere occupato dai Paesi scandinavi, dove almeno sette donne su dieci sono occupate: dietro alla Norvegia si piazzano infatti la Danimarca con il 73,1% e la Svezia con il 70,2%. “Il tema dell’occupazione femminile nel nostro paese oggi – prosegue Sorrentino – è un tema che diventa dirimente” e aggiunge “non si può vincere una partita se la metà della squadra rimane in panchina”. Tuttavia l’OCSE evidenzia che non sono solo le donne, in Italia, a fare fatica nella ricerca di un posto di lavoro, infatti anche la disoccupazione giovanile (fra 15 e 24 anni) nel nostro paese viaggia sopra al 25%, contro il 16,4% della media europea. Anche in questo caso la situazione risulta peggiorata rispetto al 2008 (21,3%), ma migliorata nel corso degli ultimi dieci anni (31,1% nel 1999). In condizioni peggiori dei giovani italiani si trovano solo quelli spagnoli (37,9%) e quelli greci (25,8%), mentre rimane molto positivo, ancora una volta, il dato norvegese, dove i ragazzi senza lavoro sono meno di uno su dieci (9,2%). Dunque la CGIL si appresta a mettere in campo una stagione di lotte per l’autunno che avrà al centro il tema del lavoro e dell’occupazione femminile, punti sui quali, conclude la dirigente sindacale “la Confederazione rilancerà le politiche e le battaglie per conquistare sempre maggiori occasioni di lavoro soprattutto per le giovani donne del sud”. |
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FIAT: Epifani, sbagliato il ‘braccio di ferro’
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 27, 2010
da www.cgil.it |
Se si pensa che per competere bisogna abbassare la dignità dei lavoratori, non c’è un sindacato degno di questo nome che possa essere d’accordo |
E’ il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, durante un’intervista al TG1, a risposndere al’Amministratore Delegato della FIAT, Sergio Marchionne che, nella giornata di ieri, dal Meeting di Comunione e Liberazione, aveva lanciato l’ipotesi di un ‘patto sociale’, sostenendo, inoltre, come il caso di Melfi abbia ricevuto una lettura falsata dalla ”lente deformata del conflitto”. Epifani si è detto pronto ad incontrare Marchionne, il quale eveva espresso disponibilità in tal senso, sottolineando come non ci siano ragioni per “polemizzare soltanto sui giornali quando sono in ballo i destini di migliaia di persone e di un’azienda così importante”. “E perchè voglio spiegare a Marchionne – ha aggiunto – che non ci vuole il braccio di ferro, ci vuole invece il dialogo e sbaglia a insistere su una linea di oltranzismo”. Secondo il numero uno di Corso d’Italia Marchionne parla di un nuovo patto sociale perchè per la Fiat sarebbe più facile andare all’estero che investire in Italia. “Messa così – replica il leader della CGIL – questo vale per ogni realtà. Però la Volkswagen resta in Germania, le grandi macchine francesi si fanno in Francia: solo noi produciamo così poche macchine rispetto agli altri paesi”. E riferendosi alla necessità di un aumento di produzione in Italia Epifani ha aggiunto che questa è “una sfida che noi accettiamo”. Nel sostenere però la necessità di cambiamento, il Segretario Generale della CGIL, ha ricordato, concludendo la sua intervista che c’è un punto sul quale non si può andare oltre: i diritti delle persone. “Se si pensa che per competere bisogna abbassare la dignità dei lavoratori, non c’è un sindacato degno di questo nome che possa essere d’accordo”. |
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Epifani: nuovi contratti se riparte il dialogo
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 26, 2010
da www.cgil.it 26/08/2010 |
“Noi vogliamo trovare un compromesso tra le ragioni del mercato e la condizione e i diritti dei lavoratori. Ma questo lo si fa attraverso un contratto nazionale più largo e generale e un secondo livello effettivamente più diffuso” ha dichiarato il Segretario Generale della CGIL in un intervista al quotidiano il ‘Corriere della Sera’ |
Gli occhi di Guglielmo Epifani saranno oggi puntati sul meeting di Rimini, dove interverrà l’amministratore delegato della FIAT. “Se da Sergio Marchionne arrivasse un segnale di distensione, magari accogliendo le parole del presidente della Repubblica sul reintegro dei tre operai licenziati a Melfi, questo sarebbe accolto dalla CGIL e dalla FIOM, che hanno già detto di essere pronte a riprendere il dialogo”, assicura il Segretario Generale del più grande sindacato italiano.La FIOM ha però depositato un’altra istanza al tribunale di Melfi. Ormai sembra affidarsi solo alle sentenze mentre Napolitano invita tutti a riprendere un “confronto pacato” sulle “relazioni industriali nel contesto di un’aspra competizione sul mercato globale”.
“Io sono d’accordo col presidente. Sono il primo ad essere contrario a questo braccio di ferro e lo dico da due mesi. Non capisco perché la FIAT insista. A chi conviene continuare con questo muro contro muro? Noi non vogliamo affidarci solo alla via giudiziaria, anche perché una volta si può aver ragione e un’altra torto, ma vogliamo fare sindacato. Si guardi a cosa accade in tante aziende manifatturiere, comprese quelle metalmeccaniche, che, proprio grazie a relazioni industriali governate anche dalla FIOM, hanno saputo cogliere i primi timidi segnali di ripresa”. Insomma è colpa della FIAT? Il presidente della Confindustria dice piuttosto che bisogna cambiare le relazioni industriali e che non si può guardare a un mondo che non c’è più. “Giusto, ma per cambiare bisogna trovare un compromesso tra le esigenze delle aziende nella competizione globale e la tutela dei diritti delle persone. A Emma Marcegaglia dico: perché non si può fare come nel tessile, nella chimica, nella siderurgia e in tante singole aziende, dove si sono trovate le soluzioni per governare la crisi e migliorare la competitività senza intaccare i diritti fondamentali definiti dalle leggi e dai contratti?”. Dovrebbe chiederlo alla FIOM e quindi alla CGIL che lei guida. Gli altri sindacati hanno fatto l’accordo su Pomigliano convinti che nessun diritto fondamentale sia leso e hanno vinto pure il referendum tra i lavoratori. La FIOM ha perso e i suoi scioperi hanno uno scarso seguito. “Non sfugge a nessuno che si è creato un clima di paura che indebolisce la protesta. Nonostante ciò quasi il 40% degli operai ha detto no all’accordo su Pomigliano perché un conto sono i sacrifici, e noi siamo disposti a farli, un altro i diritti”. Il sindacato americano ha accettato di sospendere gli scioperi fino al 2014. “Si dimentica che lì i lavoratori hanno la maggioranza della proprietà della Chrysler e quindi anche il rapporto con Marchionne è diverso. Non mi si può proporre quel modello, dimenticando questo ‘piccolo’ particolare”. Il modello americano non va bene, quello sottoscritto nel 2009 da Confindustria, CISL e UIL neppure: qual è il suo modello? “Quando non abbiamo firmato il nuovo modello contrattuale è perché sapevamo che avrebbe portato alla messa in discussione dei diritti e non avrebbe retto alla prova dei fatti, come dimostra proprio la vicenda di Pomigliano”. Resta il fatto che il vecchio modello era inadeguato e che, come suggerisce Napolitano, servono relazioni industriali per mercati globali. La CGIL è pronta a fare questo salto? “Non c’è dubbio che noi vogliamo trovare un compromesso tra le ragioni del mercato e la condizione e i diritti dei lavoratori. Ma questo lo si fa attraverso un contratto nazionale più largo e generale e un secondo livello effettivamente più diffuso, mentre oggi si chiedono contratti più piccoli – è il caso dell’auto – e non si allarga la contrattazione aziendale e territoriale, cosa che invece in molti contratti da noi firmati siamo riusciti a raggiungere: uno per tutti quello degli edili”. Che cosa significa un contratto nazionale più largo e generale? “Passare da circa 400 a qualche decina di contratti nazionali, che, in modo particolare sulle questioni degli inquadramenti e degli orari, abbiano norme meno specifiche, favorendo la gestione del secondo livello di contrattazione. Fermi restando l’universalità dei diritti fondamentali e la necessità di trovare un’intesa e poi una legge per far votare i lavoratori e misurare la effettiva rappresentanza dei sindacati”. Sta proponendo di azzerare tutto, cancellare la riforma del modello contrattuale dello scorso anno e aprire una nuova trattativa? “Dico che questa è la strada del futuro, se non si vuole tornare a mille contratti di settore o di gruppo, con la relativa balcanizzazione delle normative e dei diritti o con un uso improprio delle deroghe contrattuali. E aggiungo che la vera resistenza a questa riforma viene più dalle burocrazie delle associazioni che dai processi reali”. Non crede che un ostacolo sia rappresentato anche da una resistenza culturale della CGIL e in particolare della FIOM ad accettare relazioni dialoganti? Per voi la via maestra per migliorare le condizioni del lavoro resta il conflitto. “No, c’è una vulgata sulla CGIL che non corrisponde alla realtà. E mi riferisco anche a quanto ha detto il ministro Gelmini nell’intervista al Corriere (“per la FIOM e la CGIL gli imprenditori andrebbero messi tutti al rogo”, ndr) e per la quale credo che andrà querelata. La FIOM ha una sua identità, una sua radicalità: da sempre ha rappresentato la sinistra del sindacato. Ma anche per i metalmeccanici il conflitto serve per arrivare all’accordo”. Anche in questo caso? “Ripeto: se da Marchionne arrivasse un segnale di disponibilità, la CGIL e la FIOM lo coglierebbero e il dialogo potrebbe ripartire”. Anche per arrivare a un nuovo modello di relazioni industriali condiviso da tutti, come sembra suggerire Napolitano? “Noi abbiamo sempre puntato a questo, ma non ci siamo riusciti”. Anche per colpa vostra o no? “Io ho le mie idee sulle responsabilità, ma in ogni caso credo che una parte decisiva l’abbia giocata il governo, che ha puntato fin dall’inizio sulla divisione del sindacato”. |
Argomenti: CGIL |
FIAT: Epifani, ringraziamento e apprezzamento per parole Napolitano
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 25, 2010
FIAT: Epifani, ringraziamento e apprezzamento per parole Napolitano
“Il presidente della Repubblica mostra ancora una volta grande sensibilità nei confronti del mondo del lavoro” ha dichiarato il Segretario Generale CGIL riferendosi alla puntuale risposta di Napolitano ai tre operai dello stabilimento FIAT di Melfi reintegrati sul posto di lavoro, ma non ammessi dalla azienda alla produzione
25/08/2010 da www.cgil.it
Ringraziamento ed apprezzamento, è stato espresso dal Segretario Generale della CGIL Guglielmo Epifani per le parole spese dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in relazione alla vicenda dei tre operai licenziati dalla FIAT Sata di Melfi e poi reintegrati dal giudice sul posto di lavoro che si sono visti negare dall’azienda l’accesso alle ‘linee di produzione’. “Il presidente – ha dichiarato Epifani – mostra ancora una volta la sua grande sensibilità nei confronti del mondo del lavoro”. “Signor presidente, le chiediamo di farci sentire lavoratori, uomini e padri”, a queste parole contenute nella lettera inviata al Quirinale dai tre lavoratori Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, è arrivata puntuale la risposta del presidente della Repubblica: “comprendo molto bene come consideriate lesivo della vostra dignità percepire la retribuzione senza lavorare”. “Il mio vivissimo auspicio, che spero sia ascoltato anche dalla dirigenza della FIAT – ha sottolineato il presidente della Repubblica – è che questo grave episodio possa essere superato, nell’attesa di una conclusiva definizione del conflitto in sede giudiziaria, e in modo da creare le condizioni per un confronto pacato e serio su questioni di grande rilievo come quelle del futuro dell’attività della maggiore azienda manufatturiera italiana e dell’evoluzione delle relazioni industriali nel contesto di una aspra competizione sul mercato globale”. Intanto la CGIL continua a ribadire che la sentenza è esecutiva e il Lingotto deve rispettarla, “non c’è nessuno che possa esimersi dal rispettare una sentenza della magistratura con nessuna motivazione e quelle peraltro fornite in questa occasione dalla FIAT sono del tutto pretestuose” ha affermato la Vice Segretaria Generale della CGIL, Susanna Camusso. Per il Segretario Generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini la FIAT “con la sua azione vuole sancire una cosa grave, e cioè‚ che nei suoi stabilimenti la legge, lo Statuto dei lavoratori, non si deve più applicare, chiede quasi una extraterritorialità dei suoi stabilimenti”.
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Melfi: CGIL, FIAT applichi la sentenza
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 24, 2010
da www.cgil.it
Le motivazioni dell’azienda sono pretestuose. Ieri ai tre operai licenziati e reintegrati dal giudice è stato vietato l’accesso alle ‘linee di produzione’. Presentata dalla FIOM CGIL denuncia penale contro l’azienda
24/08/2010
La FIAT “deve rispettare” la sentenza della magistratura sul reintegro degli operai di Melfi anche perchè le ragioni fornite “sono pretestuose”. Lo ha sottolineato la Vice Segretaria Generale della CGIL, Susanna Camusso, intervenendo alla trasmissione radiofonica Radio Anch’io. “C’è una sentenza esecutiva della procura di Potenza – ha spiegato Camusso – e la FIAT deve rispettarla. Non c’è nessuno che possa esimersi dal rispettare una sentenza della magistratura con nessuna motivazione e quelle peraltro fornite in questa occasione dalla FIAT sono del tutto pretestuose”. La sindacalista ha quindi tenuto a precisare che “non c’è nessuna differenza tra quanto sostiene la nostra organizzazione di categoria e quanto sostiene la CGIL, perchè appunto va fatto rispettare un diritto che è quello del reintegro dei lavoratori”. Replicando nel corso della trasmissione al leader della CISL, Raffaele Bonanni, Camusso ha osservato: “non penso che siamo caduti in una trappola, mi stupisce che un grande sindacato come la CISL non capisca che se non si rispettano delle forme basilari che stanno alle origini delle relazioni sindacali non si puo’ separare ogni pezzetto del percorso”. “Bisognerebbe dire alla FIAT – ha aggiunto – con la nettezza con cui va detto, che fa parte di un sistema, di un paese che ha delle regole e che quelle regole vanno rispettate da parte di tutti. E’ importantissimo che la FIAT investa, noi l’abbiamo chiesto, rivendicato e sostenuto e non abbiamo nessun dubbio. Ma si investa secondo le regole e rispettando il diritto dei lavoratori”.
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FIAT: Epifani, così Marchionne danneggia l’azienda. Pronti a ricucire ma sui diritti non cediamo
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 23, 2010
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CRISI: riprende a crescere la Cassa integrazione. CIGO +1,64%, CIGS +26,32%
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 23, 2010
CRISI: riprende a crescere la Cassa integrazione. CIGO +1,64%, CIGS +26,32%
Sono oltre 650mila i lavoratori a zero ore con una perdita media di reddito, dall’inizio dell’anno, di circa 4000€.
CGIL, senza interventi strutturali di sostegno il futuro può riservare pur in presenza di segnali positivi, un aumento preoccupante della disoccupazione
Leggi il rapporto del Dipartimento Settori Produttivi
19/08/2010
La CIGO ha interrotto la sua discesa, facendo segnare nel mese di luglio un +1,64%. A questo segnale negativo per l’occupazione, come rende noto nel rapporto di luglio l’Osservatorio CIG del dipartimento Settori produttivi della CGIL Nazionale, con una elaborazione delle rilevazioni Inps, si aggiunge anche un consistente aumento della CIGS che, sempre nel mese di luglio rispetto al mese precedente, ha fatto segnare una decisa impennata con un +26,32%. In sintesi la Cassa integrazione a luglio torna ad aumentare rispetto a giugno facendo segnare un +9,85%, con una richiesta di 113.743.400 ore di CIG autorizzate. Secondo lo studio della CGIL la CIGO si è attestata, nel mese di luglio, a quota 27.753.211 di ore autorizzate. Mentre se si prende in considerazione il periodo gennaio-luglio si arriva ad un totale di 240.789.450 ore, il 25,27% di ore in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La CGIS, rispetto al periodo gennaio-giugno 2009, è aumentata del 216,48% arrivando, arrivando dall’inizio del 2010 a 320.032.866 ore. I settori con aumenti maggiori sono, il settore metallurgico +760,44%, il settore del legno +519,57%, il settore meccanico +369%, il settore dell’edilizia +564,24%, il settore del commercio +225,29%. Stesso andamento anche per la CIDG il cui impiego continua a crescere con forza, aumentando sullo stesso periodo del 2009 del 414%, per un totale di 189.061.933 ore. E’ Vincenzo Scudiere, Segretario Confederale della CGIL, a commentare i dati di luglio della CIG spiegando che “confermano i timori che da tempo segnaliamo e che non trovano nel governo un interlocutore attento alla crisi soprattutto riferita alle ricadute negative”. “Anche in presenza di segnali timidi e contraddittori di ripresa – aggiunge il Segretario – non si può sottovalutare che l’incremento di luglio di CIGS e CIG in deroga confermano il segnale d’allarme più volte lanciato dalla CGIL”. “E’ sempre più evidente – secondo il dirigente sindacale – che senza interventi strutturali di sostegno il futuro può riservare pur in presenza di segnali positivi, un aumento preoccupante della disoccupazione”. “Per questo insistiamo – conclude Scudiere – sulla necessità di misure che aiutino lavoratori e imprese”. I lavoratori coinvolti nei processi di Cassa integrazione a zero ore, sempre secondo quanto emerge dalle analisi della CGIL, sono 669.540, di cui 168.805 in CIDG. Tutto questo corrisponde, spiega il dipartimento Settori Produttivi della CGIL a conclusione del suo studio, a una situazione economica e sociale sempre più insostenibile, per milioni di lavoratori, cassaintegrati e precari, per i quali continuano ad essere previste coperture economiche irrisorie, mentre molti altri lavoratori continuano a restare senza sostegni. Nel corso del 2010, in questi primi sette mesi, i lavoratori parzialmente tutelati dalla CIG hanno perso nel loro reddito già oltre 2.875.517.678 euro, mentre la perdita per un singolo lavoratore a zero ore è stata di oltre 4.000 euro È sempre più evidente su chi pesa la crisi e chi ne sopporta il carico maggiore, ora aggravato anche dai riflessi della manovra economica del governo.
Argomenti: CGIL |
Chiusura estiva sedi CGIL Siena
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 14, 2010
Vi informiamo che le nostre sedi rimarranno CHIUSE
da LUNEDI’ 16 AGOSTO a VENERDI’ 20 AGOSTO
Riapriranno LUNEDI’ 23/08/2010
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FIAT: Epifani, sui 18 turni e l’assenteismo pronti a riprendere dialogo
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 12, 2010
Argomenti: CGIL |
Incontro in Provincia per gli ‘stabilizzandi’ dell’Università
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 11, 2010
Ieri Martedì 10 agosto, presso il Palazzo del Capitano, sede della Provincia di Siena, si è svolto un incontro tra le Organizzazioni sindacali sottoscriventi e gli Assessori all’istruzione e alle politiche del lavoro Simonetta Pellegrini e alle attività produttive e crisi aziendali Tiziano Scarpelli.
L’argomento è stato quello degli ‘stabilizzandi’ dell’Università degli Studi di Siena, presenti all’incontro con una delegazione.
Con la Provincia e l’Ateneo ed il sostegno dei Sindacati è stato attivato da aprile il progetto “Sala Rosa”, che ha dato vita ad un servizio utile ai cittadini e in particolar modo ai tanti studenti che la frequentano.
Questo progetto ha consentito un primo approdo lavorativo a chi ha perso la prospettiva concreta di continuare a lavorare in forma stabile presso l’Università. Si è discusso della necessità di trovare soluzioni vere per rispondere alle esigenze di continuità del rapporto di lavoro e delle professionalità acquisite da chi con diverse esperienze (bibliotecario, tecnico informatico, amministrativo, CEL, ecc.) si era creato una posizione presso l’Ateneo.
L’incontro con i due Assessori è stato utile per evidenziare le criticità degli ultimi interventi da parte dell’Amministrazione universitaria nel trovare soluzioni agli ‘stabilizzandi’, nonostante le difficoltà economiche dell’Università e il momento di crisi diffusa sul territorio senese, e pensare alla costruzione di progetti di più lunga durata.
Finora infatti si è ricorso ad interventi di breve termine come il sostegno alla disoccupazione attraverso gli LSU (Lavori Socialmente Utili) o altre forme di sostegno al reddito e all’occupazione previste dalle politiche provinciali, nella speranza che la stessa Università potesse garantire nel giro di pochi anni nuove prospettive. Oggi sappiamo che tutto ciò non è realmente possibile ed è opportuna una vera e propria strategia di lungo termine ed un progetto che coinvolga tutte le istituzioni, capace di trovare soluzioni a tutte le persone che hanno perso il lavoro all’Università.
È necessario dare dignità a chi da anni svolge la propria professione pur dimenandosi tra diverse forme contrattuali senza un reale riconoscimento dal punto di vista stipendiale e di sicurezza del lavoro.
CGIL Siena, CISL Siena, UIL Siena, FLC-CGIL Siena, Cisl-Università Siena, UIL-PA-UR Siena
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